Dal Nordest all'Olanda, Matteo Monai è il ricercatore dell'anno /Il suo progetto

Lunedì 7 Ottobre 2019 di Angela Pederiva
Matteo Monai è il ricercatore dell'anno
Giovedì 10 ottobre al Quirinale si terrà la cerimonia dell'Eni Award 2019, dedicato all'innovazione tecnologica nel campo dell'energia e dell'ambiente. E ad essere premiato dal presidente Sergio Mattarella come Giovane ricercatore dell'anno sarà un talento del Nordest, che da bambino sognava «di aprire un Jurassik Park con i dinosauri» e nel tempo libero suona la chitarra «spazientendo i vicini nelle ore notturne», ma intanto progetta biocarburanti contro l'inquinamento. Si tratta di Matteo Monai, 30enne di Cividale del Friuli (Udine), che ha studiato nove anni a Trieste fra laurea e dottorato in Chimica, per sei mesi è stato visiting student a Philadelphia in Pennsylvania e da un biennio lavora all'Università di Utrecht in Olanda come postdoc nel gruppo del professor Bert Weckhuysen, occupandosi di valorizzazione dell'anidride carbonica.
 
Perché ha scelto questo campo? 
«È un settore molto applicato in cui però c'è ancora spazio per studi di base. Quindi una buona miscela per sentire che la ricerca fatta è socialmente utile, ma anche di valore generale per comprendere meglio il mondo che ci circonda».
In cosa consistono le sue ricerche? 
«Mi occupo di catalizzatori per applicazioni ambientali e legate alla produzione di energie rinnovabili. I catalizzatori sono materiali capaci di accelerare reazioni chimiche senza essere consumati nel processo. Come una bella canzone ti può convincere ad alzarti in piedi e ballare, così un catalizzatore riesce a convincere i reagenti a trasformarsi in prodotti, e può farlo in linea di principio all'infinito». 
A cosa servono?
«I catalizzatori sono usati ampiamente in ambito industriale e l'esempio più vicino alla nostra quotidianità sono le marmitte, appunto catalitiche, delle auto. Proprio su catalizzatori simili a quelli delle marmitte ho lavorato durante il mio dottorato, studiando modi per stabilizzarli e renderli più duraturi. Un secondo ambito delle mie ricerche, che è stato menzionato nel premio, è lo sviluppo di catalizzatori a base di metalli non nobili, e quindi non costosi, come nickel e rame per la produzione di biocarburanti da poter usare direttamente nelle nostre auto al fine di diminuire le emissioni complessive di CO2
(anidride carbonica, ndr.), la principale causa del riscaldamento globale che sta attanagliando il pianeta».
Dunque questi risultati hanno un risvolto pratico e attuale nella vita delle persone? 
«Il potenziale è lì: con catalizzatori simili a quelli che ho sviluppato si può produrre un certo carburante, cioè il dimetilfurano, con selettività molto alte e usando risorse non costose come gli scarti agricoli. Questo in pratica fa sì che quando consumiamo il carburante per andare al mare, stiamo emettendo della CO2 che era stata assorbita dalle piante mentre queste erano in vita. Quindi le emissioni nette di CO2 rispetto all'uso di combustibili fossili diminuiscono. Questa non è la soluzione al problema del cambiamento climatico di per sé, ma è una buona strategia a breve termine per dare un po' di sollievo ai nostri termometri mentre ci spendiamo per sviluppare un'economia basata su risorse rinnovabili, come ad esempio il solare».
Qual è il prossimo obiettivo? 
«Ora mi occupo di valorizzazione della CO2. Studio dei catalizzatori che siano in grado di convertire l'anidride carbonica in prodotti chimici e carburanti, nell'ottica del power to gas o P2G. L'energia rinnovabile prodotta da eolico e solare ha delle fluttuazioni stagionali e giornaliere per cui si necessita di un buffer, qualcosa che possa immagazzinare l'energia prodotta in eccesso e rilasciarla quando scarseggia. Per diversi motivi, una semplice batteria non basta a risolvere il problema e quindi nel P2G l'energia elettrica viene convertita in energia chimica, cioè usata per ridurre la CO2 a metano, che può essere ridistribuito nella griglia esistente di gas naturale e immagazzinato per lunghi periodi e in gran quantità». 
Che significato ha il premio che sta per ricevere? 
«È un grande onore incontrare di persona il presidente della Repubblica e una gioia genuina vedere i propri sforzi riconosciuti e ripagati. Mi sento spronato a dare ancora di più nel futuro per avere un impatto concreto sul problema della sostenibilità ambientale».
Crede che avrebbe ottenuto questi stessi risultati rimanendo in Italia? 
«Questa domanda mi è stata fatta spesso negli ultimi mesi. La cosa buffa è che gran parte dei risultati sono stati ottenuti in Italia, nei laboratori del professor Paolo Fornasiero all'Università di Trieste. La collaborazione con il professor Raymond Gorte e il professor Chris Murray è stata anch'essa fondamentale, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare: il premio è italiano non solo in ambito ma anche in contenuti. Sono molto fiero e grato di essermi formato come ricercatore a Trieste, che è un vero fiore all'occhiello della ricerca italiana, sede di centri internazionali di ricerca e dell'unico sincrotrone italiano Elettra». 
Si sente un cervello in fuga o un giorno conta di tornare?
«Penso di voler tornare in Italia in futuro, ma fare esperienze all'estero è parte della carriera accademica. Aiuta ad ampliare i propri orizzonti, instaurare un network di collaborazioni e imparare nuove tecniche».
Cosa pensa dei bamboccioni?
«Penso a mio nonno che durante i miei studi mi diceva sempre, in tono scherzoso e in misto milanese: Va' a lavorare, vunciun!. Penso alle storie di amici che ricevono curriculum vitae scritti coi piedi, senza mostrare un minimo di impegno. Penso ai miei genitori e all'esempio che mi hanno dato con le loro azioni più che con direttive o imposizioni. Penso che la società stia mutando a livello globale verso l'elogio della mediocrità e del (finto) sapere istantaneo, un po' come vorrebbe il film Idiocracy. E forse è tempo di rimboccarsi le maniche e approfondire le cose, perché, citando I barbari di Baricco, senza fatica non c'è premio, e senza profondità non c'è anim
a».
Angela Pederiva
Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 09:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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