Ha strappato agli agenti 2 pistole:
Il giallo delle fondine vetuste
Sparatoria infinita, almeno 23 colpi

Sabato 5 Ottobre 2019
I triestini depongono fiori davanti alla Questura, ai due poliziotti assassinati dal dominicano Alejandro Meran
72

TRIESTE - Sono due le pistole d'ordinanza delle quali si è impossessato il dominicano Alejandro Meran che ieri, alla Questura di Trieste, ha ucciso l'agente scelto Matteo Demenego e l'agente Pierluigi Rotta. È quanto emerge dalla ricostruzione della Questura di Trieste.

IL GIALLO DELLE FONDINE VETUSTE
Ed è proprio sulla sottrazione delle pistole che arriva la denuncia del sindacato di polizia. «Nella vicenda dei due agenti uccisi ci sono stati problemi con le fondine. Al primo è stata sfilata la pistola perché aveva una fondina vecchia, in quanto quella in dotazione gli si era rotta. Al secondo agente ucciso, la fondina sarebbe stata strappata dalla cintura». Lo riferisce il Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), in merito all'omicidio dei due poliziotti ieri nella Questura di Trieste. «Al secondo agente - prosegue il Sap - l'arma sarebbe stata strappata quando ormai era già in terra inerte a causa delle ferite per i colpi esplosi con la prima pistola sottratta. Intanto le fondine sono state sequestrate.

LEGGI ANCHE I FRATELLI MERAN AVEVANO VISSUTO A PONTE NELLE ALPI E A UDINE


  Il Dipartimento della pubblica sicurezza dichiara però che «allo stato attuale degli accertamenti, in assenza di testimoni e documenti video, è priva di fondamento ogni arbitraria ricostruzione della dinamica che ha portato alla sottrazione dell'arma del collega ucciso per primo». Il Dipartimento parla di «speculazioni generate da un rappresentante del Sap nel tentativo di correlare la tragica morte di Matteo e Pierluigi all'inadeguatezza dell'equipaggiamento in dotazione». 

Il deputato Pierantonio Zanettin, di Forza Italia, ha tuttavia presentato una interrogazione parlamentare, denunciando che
«la sottrazione della pistola utilizzata per il duplice omicidio potrebbe essere stata resa possibile a causa delle fondine obsolete, perché prive di leve di blocco, in dotazione agli agenti».


L'INCHIESTA, ECCO I FATTI: COSA È ACCADUTO
La questura di Trieste ha ricostruito la vicenda che ha avuto il tragico epilogo. Tutto inizia quando, in via Carducci, una donna viene rapinata e denuncia di essere stata scaraventata a terra da un ragazzo di colore che le aveva rubato il motorino. Nel pomeriggio arriva una chiamata alla sala operativa nella quale un dominicano, Carlysle Stephan Meran, riferisce di avere appreso dal fratello Alejandro Augusto Stephan Meran che quest'ultimo era l'autore della rapina e si dice disponibile ad accompagnare le forze dell'ordine al domicilio dell'uomo per recuperare il mezzo. L'uomo precisava anche che il fratello «soffriva di disturbi psichici, pur non essendo allo stato seguito dai servizi di igiene mentale».

 I poliziotti, guidati dal fratello, arrivano sul posto. Alejandro appare «collaborativo e pacato» e viene accompagnato negli uffici della polizia. In Questura l'uomo chiede di andare in bagno: quando esce repentinamente prende la pistola all'agente Rotta sparandogli due colpi al lato sinistro del petto e all'addome. Uditi gli spari, il collega Demenego accorre e a sua volta viene colpito alla spalla sinistra, al fianco sinistro e alla schiena. Carlysle, terrorizzato e per paura di essere ucciso, si barrica all'interno di un ufficio sbarrando la porta con una scrivania. Poi fugge nei sotterranei dove viene poi individuato e bloccato dagli agenti. Intanto Alejandro, l'omicida, semina il panico dentro e fuori la Questura: tenta di imboccare le scale ai piani superiori sparando ad alcuni agenti. Poi desiste e cerca di guadagnare l'uscita attraversando l'atrio impugnando entrambe le pistole e sparando contro gli agenti del corpo di guardia che rispondono: uno di loro viene ferito alla mano sinistra. Una volta fuori l'uomo cerca prima di aprire una volante parcheggiata vicino all'ingresso e poi notando l'auto della Squadra Mobile apre il fuoco sparando davanti ai finestrini ad altezza della testa dei poliziotti all'interno. I poliziotti sparano colpendo l'assassino e neutralizzandolo.

Poi lo disarmano. L'assassino è ferito. L'incubo finisce. Restano a terra i corpi dei due agenti. Altri quattro poliziotti sono feriti.



TERRORE IN QUESTUIRA, UNA SPARATORIA DA ALMENO 23 COLPI
Ha usato entrambe le pistole Alejandro Augusto, 29 anni, fermato con l'accusa di duplice omicidio. È uno dei particolari che emerge nel corso dell'inchiesta. In particolare, il 29enne ha scaricato completamente la pistola semiautomatica - 15 i colpi nel caricatore - di Pierluigi Rotta, custodita in un vecchio modello di fondina, poi ha strappato dalla fondina anche la Beretta di Matteo Demenego.  I primi colpi sono stati sparati nell'ufficio Volanti, al piano ammezzato della questura, poi l'uomo si è guadagnato l'uscita e ha sparato sei colpi nell'atrio della questura, verso il gabbiotto di guardia occupato da una giovane poliziotta e da un agente rimasto ferito alla mano. Uno dei proiettili ha infranto anche un vetro.

Almeno 23 i colpi in tutto, alcuni però sono stati sparati dai poliziotti per difendersi dai colpi del killer.  Altri colpi sono ancora conficcati nell'auto su cui c'erano i due agenti della squadra Mobile che hanno fermato, dopo averlo ferito all'altezza dell'inguine, il giovane di origine domenicano. Il sangue del fermato è ancora ben visibile sull'asfalto. La pistola completamente scarica - dato che si deduce dal fatto che il carrello-otturatore resta aperto - è stata trovata sotto un'auto, l'altra invece è stata trovata sul marciapiede. Saranno le analisi della polizia Scientifica a stabilire quanti colpi e da quale pistola sono stati sparati, così come gli esami balistici potranno ricostruire le traiettorie dei proiettili. 


LEGGI ---> "Mani in alto" e poi un uomo a terra»
LEGGI---> Mattarella: «Barbara uccisione»

E questi sono gli antefatti, ma veniamo all'esatta ricostruzione di quanto avvenuto. Dopo che Alejandro ha sparato e colpito i poliziotti, il fratello Carlysle si è barricato all'interno dell'ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura di Trieste. Secondo la ricostruzione della sparatoria avvenuta ieri, l'uomo, una volta sentiti i colpi di pistola, impaurito e sotto shock, ha sbarrato la porta dell'ufficio spostando una scrivania. Poi, non udendo più gli spari, è scappato nei sotterranei dell'edificio, dove è stato individuato e bloccato da alcuni agenti.
 

LA RICOSTRUZIONE --->  A sparare solo un fratello
IL LUTTO ---->L'omaggio delle volanti e la fiaccolata



 


Intanto  Alejandro Stephan Meran, l'assassino dei due agenti uccisi ieri alla Questura di Trieste si è avvalso davanti al Pm della facoltà di non rispondere . Nella serata di ieri il magistrato di turno ed il procuratore, dopo che il primo in Questura aveva sentito il fratello del pluriomicida, si sono recati in ospedale per interrogare l'indagato che si è avvalso della facoltà di non rispondere. I magistrati lo hanno dichiarato in stato di fermo. È attesa la decisione del gip sulla convalida del fermo. Anche davanti al Gip, oggi pomeriggio 5 ottobre, Alejandro Augusto Meran, 29 anni, fermato con l'accusa di duplice omicidio di due agenti della questura di Trieste non ha risposto alle domande.
 

Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci