Disabile cade dalla carrozzina: 9 ore "prigioniero" del pronto soccorso

Mercoledì 2 Ottobre 2019 di Riccardo Saccon
Disabile cade dalla carrozzina: 9 ore "prigioniero" del pronto soccorso
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FONTANAFREDDA (PORDENONE) - Nove ore via da casa per una piccola frattura agli arti inferiori. Una vera odissea quella vissuta lunedì, tra il Punto di primo intervento dell'ospedale di Sacile e quello del Santa Maria degli Angeli di Pordenone, da un quarantenne di Fontanafredda, persona con invalidità totale anche se comunque in grado di spostarsi in modo autonomo, pure in auto grazie a riabilitazioni specifiche fatte all'estero. Una vicenda che ha dell'incredibile e che dovrebbe porre diversi interrogativi sull'organizzazione sanitaria e sul servizio tra punti di primo intervento diurni, come quello di Sacile (quello notturno è stato sospeso da tempo nelle more di una riorganizzazione sanitaria), e la struttura madre, l'ospedale di Pordenone, il tutto condito da una scarsa attenzione alle problematiche di una persona con invalidità, per quanto autonoma. 
 
LA VICENDA
Alle 8.30 di lunedì l'uomo sale nella propria auto per andare a farsi controllare: era caduto infatti dalla sua carrozzina. In un primo momento non sembrava che l'incidente di percorso avesse causato conseguenze di particolare gravità, ma poi il personale specializzato che lo aiuta al mattino gli ha suggerito una visita di controllo per una sospetta frattura. Così il quarantenne si è diretto verso Sacile, struttura decentrata ma in grado di far fronte a quell'emergenza senza intasare il pronto soccorso dell'ospedale di Pordenone, oltre che più facile da raggiungere e meno problematica per via del parcheggio. In riva al Livenza viene accolto come caso urgente. Il sospetto di una frattura c'è, così viene sottoposto alle radiografie del caso e al termine della visita viene confermato il sospetto. Vista la situazione l'ortopedico di riferimento, che sta a Pordenone, chiede di visitarlo. Viene quindi invitato previo accertamento sulla sua capacità a raggiungere il capoluogo - a spostarsi al Pronto soccorso ortopedico di Pordenone. Orario: poco prima delle 12; poco dopo le 12.30 entra al Pronto soccorso di Pordenone. 

L'ATTESA
Qui viene annunciato al personale dell'accettazione del Pronto soccorso che subito avvisa l'ambulatorio ortopedico e lo invita a spostarsi in sala d'attesa. Le condizioni non sono tra le migliori, ma consapevole si arma di tanta pazienza. Passano però le ore e alla richiesta di informazioni si ottengono varie risposte, dal fatto che il codice assegnato a Sacile sarebbe stato derubricato a Pordenone e che naturalmente ci sono state delle emergenze, una particolarmente grave. Tutto comprensibile e indiscutibile, o quasi. Alla fine arriva a casa dopo le 17, a quasi nove ore dalla sua partenza, dopo aver passato quasi tre ore e mezza al pronto soccorso di Sacile e oltre quattro in quello di Pordenone. Forse davvero troppo. 

LA LAMENTELA
Un caso limite, anche se in linea con quanto più volte segnalato dai comitati dei cittadini pro Ospedale di Sacile che chiedono maggiori specializzazioni. Che senso ha avere un punto di prima emergenza a Sacile talmente poco indipendente che per una piccola frattura si deve comunque fare riferimento a Pordenone, intasando nuovamente una sala del pronto soccorso? Com'è possibile far aspettare altre quattro ore una persona che ha già passato la mattina intera in un altro presidio? Le persone con invalidità sono le prime a non voler far pesare le proprie situazioni particolari anche se evidenti, ma forse le situazioni andrebbero valutate e inquadrate meglio, quantomeno per non correre il rischio opposto.
Riccardo Saccon
Ultimo aggiornamento: 11:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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