Botte ai bimbi per il Corano, lezioni sospese al centro islamico

Mercoledì 2 Ottobre 2019 di Gabriele Pipia
Padova. Botte ai bimbi per il Corano, lezioni sospese al centro islamico
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PADOVA Gli occhi sconvolti e lo sguardo fisso sul pavimento. Sumaiya non dice nemmeno una parola in italiano, ma capisce tutto e poi chiede aiuto all'amico interprete: «Mio marito è una brava persona, lui non picchia nessuno» mormora scuotendo la testa. Sumaiya Farhana è la moglie 21enne dell'imam arrestato dagli uomini della Digos di Padova con un blitz all'alba ieri mattina. Velo nero in testa ed espressione pietrificata, a mezzogiorno questa giovane donna incinta è seduta sul tavolo del salotto e parla in arabo con un filo di voce. «È una persona buona, non l'ho mai visto picchiare qualcuno».
 



Poche parole, prima di tornare ad abbassare lo sguardo. Hossain Shahadat e la moglie vivevano assieme in un appartamento di via Ragusa, a un chilometro dalla stazione e dal centro islamico dove insegnava. Qui lui custodiva gelosamente il proprio Corano, preparando le lezioni da tenere ai bambini.

La giovane coppia era arrivata ad agosto, ospite da un'altra famiglia bengalese. Se Sumaiya cerca quasi di nascondersi per non avere a che fare col mondo esterno, il padrone di casa Mohamed è invece l'esatto opposto. Apre la porta, alza la voce, non vede l'ora di mostrare a tutti quanto felici sono i suoi bambini mentre saltano sul divano. «Li vedete? Uno di loro, il più grande, va a lezione da Hossain ed è felicissimo. Non è mai stato maltrattato, dice che il suo imam è buono e gentile». 
Quattro anni fa il centro islamico di via Jacopo da Montagnana fu vittima di un attentato con una bomba carta. Due militanti di Forza Nuova vennero prima indagati e poi assolti. L'attacco alla moschea resta ancora un mistero irrisolto. Ora, di fronte ad una notizia sicuramente diversa ma altrettanto sconvolgente, la comunità musulmana fa muro compatto: «Le accuse sono sbagliate. Quello che gli viene contestato è impossibile» mormorano i fedeli in coro. 
Ogni giorno il centro islamico è aperto, ma in questo martedì mattina il cancello è chiuso da un grande lucchetto. Magliette e strofinacci sono stesi alla finestra, ma non c'è anima viva. Anche le lezioni del pomeriggio vengono sospese per «mancanza di altri imam». I responsabili sono tutti al supermercato etnico dietro la stazione, punto di ritrovo con un solo argomento di discussione. «Io credo che Hossain sia innocente. La polizia ha dei filmati dentro il centro? Prima di cambiare idea io vorrei vederli» dice Selim Shah, un'istituzione del centro islamico. Nel 2011 fu tra i fondatori di questa realtà, ora gestisce una pizzeria-kebab e rappresenta il Bangladesh nella Consulta degli immigrati. Selim è convinto che si sia trattato di uno scambio di persona. «Fino a luglio - racconta - c'era un altro imam, aveva 25 anni e alcune famiglie si erano lamentate di lui perché trattava male i bambini rimproverandoli in modo acceso. Non vorrei che le colpe di quello adesso cadessero sul nuovo imam, arrivato due mesi e mezzo fa. Questo a volte ci diceva che i bambini non lo ascoltavano e non lo rispettavano, ma su di lui io metto la mano sul fuoco. Gli ho affidato mio figlio e lo rifarei». 
LA RIUNIONELa posizione ufficiale è quella espressa da Farid Sheikh, il titolare del market, che negli ultimi quattro anni ha ricoperto il ruolo di presidente del centro islamico. «L'Imam era arrivato qui due mesi e mezzo fa. So che prima insegnava a Treviso. Si è proposto di collaborare con noi e siamo stati ben felici di accettare. Aveva cominciato per venti giorni da volontario, poi gli abbiamo fatto un contratto. Prendeva tra i 500 e i 600 euro al mese. Insegnava lingua araba e i precetti del Corano tutti i pomeriggi. Pochi giorni fa avevamo fatto una riunione con diversi genitori per sapere se c'erano dei problemi e ci sembrava andasse tutto bene». Alla polizia, però, risulta una situazione decisamente diversa. Preoccupante e sempre più pericolosa. 
 

Ultimo aggiornamento: 14:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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