Luca Coletto: «Rinuncio al vitalizio e ritorno a fare il mio mestiere: il geometra»

Lunedì 30 Settembre 2019 di Angela Pederiva
Luca Coletto: «Rinuncio al vitalizio e ritorno a fare il mio mestiere: il geometra»
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Luca Coletto, alla pari di Alessandra Moretti, ha definitivamente rinunciato al trattamento indennitario differito, meglio noto come vitalizio. I decreti che danno conto della restituzione dei contributi versati dai due ex consiglieri regionali sono stati pubblicati sul Bur di venerdì, ma mentre la dem è stata eletta al Parlamento europeo, il leghista è uscito dal Governo italiano: dopo 281 giorni da sottosegretario alla Salute, il 58enne è rientrato in Veneto senza paracadute. «Di cosa vivrò adesso? Torno a fare il geometra», annuncia il veronese, non escludendo però la possibilità nel 2020 di ricandidarsi in Regione, dov'è stato assessore alla Sanità dal 2010 al 2018.
Come ha trascorso questo primo mese da disoccupato?
«Studiando la migliore formula per aprire un nuovo studio di progettazione con alcuni soci a Verona. Edilizia civile, case per intenderci, il mio vecchio lavoro. Devo ancora ripartire, ma l'idea è che i colleghi disegnino e che io segua  l'esecuzione dei lavori: indosserò l'elmetto e andrò in cantiere, come una volta, sono anche bravo sapete?».
E la politica?
«Rimango un attivista della Lega, di cui sono ancora responsabile federale per la sanità. Per questo ruolo continuo a muovermi su tutto il territorio italiano e quando ci sono problematiche particolari, soprattutto nelle realtà che vanno al voto come prossimamente l'Umbria e l'Emilia Romagna, mi capita di intervenire pubblicamente».
Per questo è sempre molto presente anche su Facebook?
«La comunicazione è importante, non a caso ha contribuito a far crescere la Lega dal 3% a oltre il 30%. Giro spesso nelle piazze e sento che stiamo andando nella direzione giusta, la gente è stufa della vecchia politica che non propone niente e chiede a gran voce di cambiare registro rispetto all'Europa. Proprio quello che Matteo Salvini aveva iniziato a fare, solo che poi si è trovato tutti contro».
È vero che il suo attivismo social, spesso dedicato proprio a Salvini, sarebbe pura adulazione per futuri incarichi?
«Credo di aver dimostrato, in oltre vent'anni da tesserato della Lega, di essere fedele al progetto del movimento. Detto ciò, non c'è ombra di dubbio che io debba molto al nostro segretario e, ancora prima, a Luca Zaia. Il governatore è stato il mio trampolino di lancio, il mio sano protettore, il mio tutto». 
È vero che, in un monocolore leghista al posto del Governo giallorosso, Coletto sarebbe stato il ministro della Salute?
«A me non risulta. In ogni caso sono orgoglioso di quello che ho fatto da sottosegretario, come aver scritto il Patto della salute dalla A alla Z e averlo consegnato in mano al ministro Giulia Grillo poco prima che saltasse il Governo. Si tratta di un testo che, in accordo con le Regioni, indicava diverse delle soluzioni poi ribadite da assessori e governatori nel documento approvato qualche giorno lungo la via intrapresa dal Veneto, affrontando temi come la carenza di specialisti, i fondi integrativi, la medicina di territorio. Mi auguro che il ministro Roberto Speranza ne tenga conto». 
Visti da dentro, com'erano i rapporti Lega-M5s?
«Complicati. Variavano da persona a persona, ma in generale erano faticosi, perché le idee erano disallineate. Per carità, il bello della politica è anche il confronto e certe cose le abbiamo portate a casa, penso in particolare agli sbarchi, per cui sarebbe sbagliato adesso buttare via tutto. Ma a fronte di un contratto, le relazioni dovrebbero filare lisce come l'olio, invece dopo le nomine europee è saltato il banco e Salvini ha fatto bene a rompere». 
Malgrado l'amaro ritorno all'opposizione?
«Non è un ritorno amaro, è coerenza politica. Certo, una cosa rara, soprattutto pensando al comportamento del Pd e dei Cinquestelle e al salto della quaglia di Giuseppe Conte». 
Si ricandiderà alle Regionali?
«Ne parlerò con chi di dovere. Ma sono venuto via da Venezia perché sono stato chiamato a Roma, non certo perché stessi male. Quindi se posso fare qualcosa per la mia gente, ben volentieri».
Dunque l'assessore Lanzarin deve già prepararsi a ridarle il posto?
«Ma no... Da sottosegretario ho lavorato molto bene con lei. Manuela è brava e deve rimanere dov'è». 
Angela Pederiva
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