Nevegal, l'agonia di una montagna e quell'occasione persa

Mercoledì 25 Settembre 2019 di Federica Fant
Nevegal, l'agonia di una montagna e quell'occasione persa
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BELLUNO - Per Antonio Prade e l'assessore Paolo Gamba il Nevegàl era visto come un cancro da curare attraverso il progetto Abitare il Nevegàl e il rilancio della stagione estiva. Per Jacopo Massaro e l'assessore Erasmo Santesso una «emorragia» da fermare, in termini di denaro tanto che si scelse di far fallire la Nis, una società che era al 100% pubblica per poi affidarla a dei privati, prima in affitto e poi vendendo gli impianti. «In tutti questi sette anni l'amministrazione o l'Unione montana hanno sempre aiutato finanziariamente, in un modo o nell'altro, la srl che gestisce gli impianti incalza il consigliere comunale di Belluno è di tutti Paolo Gamba -. L'amministrazione Massaro ha lasciato cadere nel vuoto un accordo di programma con la Regione e con Veneto Sviluppo». Sette anni dopo è la Regione del Veneto, dopo esser stata chiamata ad aiutare perché gli impianti non chiudano, che sembra essere disposta a far risollevare le sorti del Colle di Belluno investendo fino a 12 milioni di euro, a patto che la società torni in mano pubblica. Ripercorriamo un po' la vicenda degli impianti del Nevegàl, basandoci su fatti e dati. 
LA VISIONE PRADEL'annoso problema legato agli impianti del Nevegàl fu preso in mano dall'amministrazione Prade, nominando Pio Paolo Benvegnù il 10 novembre 2009. Aveva 73 anni e tanta esperienza alle spalle, dal momento che di professione aveva fatto il risanatore di aziende in crisi, per citarne una sola: la Magnesio di Bolzano. In quell'anno gli impianti e quindi la Nis perdeva 1,1 milione all'anno, quando se ne è andato nel 2011 ne perdeva 320 mila euro, con circa 420 mila euro di ammortamenti. Il progetto del bacino di approvvigionamento dell'acqua era nei cassetti dell'Ufficio della società, la Nis, che procedette anche con la revisione generale della seggiovia principale del Nevegàl, la Coca (si spesero 600 mila euro) la cui concessione fu rinnovata per 25 anni, scadrà nel 2035. Ci fu un passaggio di 433.596 mila euro da parte di Sportivamente Belluno a Nis nel 2009, deliberata dall'assemblea stessa (verbale 5 giugno 2010), che venne contestata duramente dall'amministrazione di Jacopo Massaro. Pare che facendo fallire la Nis, non si potè più recuperare il denaro che avanzava la Sportivamente. L'amministrazione Massaro, sembra per volontà di tre consiglieri comunali che si imposero su tutti,  arrivò perfino a promuovere con 5 anni di ritardo - un'azione di responsabilità nei confronti di Pio Paolo Benvegnù. 
L'INTRECCIONis, tra l'altro, originariamente gestiva oltre agli impianti del Nevegàl anche quelli sportivi del capoluogo, tanto che il personale di una spesso lavorava anche per l'altra. Le due società avevano in comune attrezzature, beni materiali. Basti pensare che negli uffici della Nis venivano venduti biglietti per i servizi della Sportivamente. La contabilità di entrambe veniva gestita dalla medesima ragioniera, anche se essa risultava dipendente di una delle due. Nel 2009 Nis era esposta con 1,1 milioni di euro, ecco il ricorso ad una sorta di mutuo soccorso, dal momento che Nis incassava prevalentemente in inverno, Sportivamente nei mesi più caldi. Entrambe le società erano del comune. Ma se ci fosse stato un interscambio di denaro pregiudizievole, come può averne risentito Palazzo Rosso, che era sia l'erogatore che il beneficiario?
Federica Fant
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