Prosecco, il Consorzio invoca la tregua: «Siamo il regno del Superiore, basta liti»

Sabato 21 Settembre 2019 di Elena Filini
Prosecco, il Consorzio invoca la tregua: «Siamo il regno del Superiore, basta liti»
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VALDOBBIADENE - «Siamo Conegliano Valdobbiadene: il regno del Prosecco Superiore. Fermiamo qui e ora la discussione pubblica legata al nome, permettendo al dibattito di ritornare serio e nelle sedi appropriate». Mentre viticoltori e cantine sono impegnati nei giorni della fatica, mentre le carrucole portano secchi sui pendii, e mani e guanti lavorano sulle rive, mentre si compie insomma il rito felice della vendemmia eroica, il Consorzio Docg invia a tutti gli associati una lettera, che suona come la risposta indiretta al question time sul nome Prosecco della Confraternita. Perché è nel tempo in cui davvero la vite consegna il frutto di 12 mesi di lavoro, che il territorio può fare una profonda riflessione su di sè.
Un augurio e una mezza strigliata, in cui nome viene scandito forte e chiaro da Innocente Nardi.
«Questo vino, il Prosecco, ha contribuito a cambiare le abitudini di mezzo mondo in fatto di bere, entrando nella quotidianità di popolazioni anche lontane; questo fatto non può che rendere sempre più conosciuta la “piccola” area di Conegliano Valdobbiadene, teatro della viticoltura eroica e origine di questa meravigliosa storia di successo vitivinicolo». Nell’augurare buona vendemmia a tutti i produttori, Nardi approfitta per fare il punto sulla comunicazione dell’ultimo decennio. Fortemente orientata, secondo il Consorzio, all’aumento di valore del prosecco delle colline.
«Abbiamo messo in luce la Denominazione attraverso i propri valori identitari quali: storia, cultura, umanità, “fatto a mano”, “viticoltura eroica” ha contribuito a far conoscere agli operatori le nostre colline in Italia e nei principali mercati esteri. La tutela e la vigilanza della Denominazione, anche grazie a Sistema Prosecco, hanno garantito il consumatore, favorendo la trasparenza e la leale concorrenza tra produttori».

LA SFIDA Poi i regolamenti di polizia rurale, la sfida sulla sostenibilità, lo sviluppo delle Rive. E la consacrazione dell’unicità con il riconoscimento delle Colline di Conegliano Valdobbiadene Paesaggio del Prosecco Superiore a Patrimonio dell’Umanità Unesco. «Le ripide colline sono il nostro cuore pulsante». Da qui, secondo il Consorzio Docg deve partire l’azione corale di tutti, irrobustita dalla notorietà derivante dalla recente nomina UNESCO. Azioni, vuole sottolineare la Docg, ben diverse dall’abbandono della paternità del Prosecco, che da noi è Superiore grazie alla passione ed al sacrificio degli antenati e delle attuali generazioni. «Ci si dedichi allora a dimostrare con i fatti ed a comunicare in modo corretto ed inequivocabile la superiorità della nostra viticoltura e del nostro vino che è origine di un fenomeno mondiale, grazie all’indiscussa superiorità del territorio collinare dove abitiamo e lavoriamo da generazioni e con una storia che non ha eguali perché fondata su di un rispetto delle tradizioni che è diventato cultura di ciascuno di noi».
Quindi bando alle polemiche, appurato che ciò che le colline mettono in bottiglia è il Prosecco originario, quello Superiore di Conegliano Valdobbiadene, il migliore che ci possa essere.
«Auspico - conclude Nardi - che il dibattito avvenga nei luoghi deputati, ovvero nei Consigli e nelle Assemblee del Consorzio, e che la reputazione e il valore del nostro vino continuino a prevalere su ogni protagonismo aziendale».
Ultimo aggiornamento: 18:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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