Crociere, in fuga da Venezia, due big fanno rotta su Ravenna e Trieste

Sabato 21 Settembre 2019 di Elisio Trevisan
Crociere, in fuga da Venezia, due big fanno rotta su Ravenna e Trieste
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MESTRE «Via le grandi navi da Venezia». A forza di ripeterlo in tutte le salse e ovunque, si sono convinte e se ne vanno davvero. Le compagnie Costa e Aida, del gruppo mondiale Carnival Corporation, hanno prenotato gli approdi a Trieste e a Ravenna per tutto il 2020, per tutte le navi che abitualmente iniziano e finiscono le loro crociere alla Marittima a Venezia.
Per il momento la prenotazione è doppia, nel senso che l’hanno fatta anche su Venezia ma è la prima volta che accade una cosa del genere e il segnale per il Governo e per tutti quelli che hanno competenze per decidere è chiarissimo. In passato è accaduto che in particolari occasioni, come ad esempio in vista di una manifestazione dei “No Navi”, qualche compagnia prenotasse sia a Venezia sia a Trieste nell’incertezza di poter ormeggiare alla Marittima, ma solo per un fine settimana.
ROTTI GLI INDUGI
Questa volta, insomma, siamo arrivati al punto di non ritorno, perché se entro qualche mese, non più anni, non ci sarà una decisione definitiva sul futuro del settore a Venezia, Costa e Aida se ne andranno dalla laguna, intanto per tutto il 2020.
E le due compagnie, da sole, coprono il 30% del traffico della Marittima; se si considera che tra il 2015 e il 2016 è andato perduto un altro 30% (con i passeggeri totali scesi da 1 milione e 850 mila a 1 milione e 450 mila), per il 2020 Venezia rischia di avere il 60% di traffico crocierisico in meno. E a quel punto i problemi diventerebbero davvero grossissimi, perché il gioiello della Marittima porto di riferimento per tutto il Mediterraneo, costruito dalla fine del 1990 ai primi anni Duemila con quasi 100 milioni di euro di investimento, è economicamente sostenibile se ha un certo numero di navi, altrimenti tutti i servizi che offre costerebbero molto di più e di conseguenza le tariffe praticate alle compagnie, che hanno appena dovuto pagare gli aumenti provocati dall’introduzione del terzo rimorchiatore in entrata e in uscita dalla bocca di porto del Lido dopo gli incidenti di giugno e luglio, dovrebbero essere aumentate, ma già oggi Venezia è uno dei porti più cari al mondo e questo è un settore dove la concorrenza si fa sul centesimo.
TEMPO PERSO
Chi a Venezia sperava che il problema si risolvesse da solo rischia di essere soddisfatto, solo che la soluzione sarebbe la peggiore di quelle possibili perché non solo il territorio perderebbe uno dei settori economici più importanti, e che pesano meno sull’assedio turistico alla città, ma vedrebbe a rischio almeno 5 mila posti di lavoro qualificati, non precari.
D’altro canto otto lunghi anni persi a discutere di quale soluzione migliore adottare per allontanare le navi da crociera dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca hanno pesato moltissimo, dopodiché il Comitatone di novembre 2017 sembrava avesse finalmente messo un punto fermo sulla vicenda, decidendo di spostare le navi più grandi nella sponda nord del canale industriale Nord di Porto Marghera. Poi è arrivato il governo gialloverde che, col ministro ai Trasporti Danilo Toninelli, ha bloccato le grandi opere di mezza Italia e tra queste pure la decisione sulle grandi navi a Venezia, anzi l’ha proprio bocciata aprendo un altro lungo periodo di incertezze e di non decisioni con l’idea di trovare una soluzione provvisoria subito (divisa tra il porto di Chioggia, il terminal traghetti di Fusina, un terminal per il carbone e uno per i container a Marghera) e una definitiva più avanti; questo per rispondere all’emergenza nata con i due incidenti dei primi di giugno e dei primi di luglio quando una nave si è incuneata tra un battello per crociere fluviali e la banchina di San Basilio e un’altra ha rischiato durante un fortunale di andare a sbattere contro Riva Sette Martiri. Ma anche quelle emergenze, che hanno fatto sollevare di sdegno mezzo mondo, si sono annacquate in un brodo inconcludente di chiacchiere e sprechi.
Chiaro che se il conduttore non decide, il mercato si regola da solo, è sempre stato così. E il mercato ha avviato le pratiche per andarsene da Venezia.
 
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