La madre si droga, le tolgono il figlio: la lotta anti-affido di una nonna

Giovedì 19 Settembre 2019 di Raffaella Ianuale
La madre si droga, le tolgono il figlio: la lotta anti-affido di una nonna
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Lo scorso 1. aprile sono andati a prelevarlo all'asilo. Non era un "pesce d'aprile", tutto terribilmente vero. I servizi sociali hanno preso il bambino e lo hanno dato in affido a una famiglia su ordine del Tribunale dei minori di Venezia a causa della tossicodipendenza della mamma. Ma in questa storia c'è anche una giovane nonna che si è sempre presa cura del nipotino consapevole dei gravi problemi della figlia. Da quel giorno non ha più visto il piccolo, che una settimana fa ha compiuto cinque anni. Avrebbe voluto che fosse affidato a lei: ha 55 anni, un marito più giovane, una casa dove accoglierlo e una buona situazione economica. Ma il Tribunale ha stabilito di dare in affido il minore «al servizio sociale per un collocamento in idoneo ambiente eterofamiliare»: così sta scritto nel decreto firmato dal presidente e da tre giudici.
«Mi strazia l'idea che il mio cucciolo possa pensare che l'abbiamo abbandonato - dice la nonna - sono passati più di cinque mesi e non l'ho più visto. Ho parlato con lui un paio di volte al telefono, la prima abbiamo chiacchierato un po', ma già la seconda quasi non parlava».
Il Tribunale ha spiegato perché non ha affidato il piccolo alla nonna: «Non ha saputo cogliere i segnali di allarme, legati in particolare al persistente uso di sostanze stupefacenti da parte della figlia» scrivono i giudici e poi parlano di «atteggiamento collusivo della nonna verso la figlia, atteggiamento che, unitamente alla latente conflittualità, potrebbe mettere in difficoltà la nonna nel gestire le eventuali ingerenze della madre, coinvolgendo quindi il bambino in un clima di tensione non favorevole alla preminente esigenza di salvaguardare la sua serenità». Detto fatto, alla mamma è stata sospesa la patria potestà e il piccolo è stato dato in affido con il rischio che, se la vicenda non cambia piega, vada in adozione. Perdendo così tutti i contatti con la sua famiglia di origine, malgrado ci siano due nonni che vogliono prendersi cura di lui. «È la nostra legge che lo consente - dice Milena Olini, legale della nonna - perché il Tribunale dei minorenni può decidere senza contraddittorio, quindi senza nemmeno aver visto se questi nonni sono in grado di occuparsi di questo bambino evitando di allontanarlo dai suoi affetti e dal suo ambiente». Un distacco «brutale» per l'avvocato, «che può lasciare gravi traumi se il piccolo non torna quanto prima dalla sua famiglia».
LA VICENDA
Tutto inizia con una denuncia. Una querela per schiamazzi che un vicino di casa ha fatto contro la mamma del piccolo. Attraverso i servizi sociali viene fatto un monitoraggio nell'abitazione e scoprono che la donna è tossicodipendente e che con lei vive il figlio del quale è affidataria in via esclusiva perché il papà lo ha riconosciuto, ma poi se ne è disinteressato. Parte la segnalazione alla Procura di Rovigo e al Tribunale dei minorenni di Venezia. Per la Procura il piccolo va affidato ai servizi sociali e collocato presso la nonna. Le indicazioni non vengono però accolte dal giudice per i minori: così il bimbo viene allontanato dalla famiglia. Solo la mamma finora lo ha potuto vedere in ambiente protetto una volta al mese. «Non mi hanno affidato il piccolo perché ho un rapporto conflittuale con mia figlia - prosegue la nonna - non è facile gestire una tossicodipendente che non vuole intraprendere percorsi di recupero. Non è una ragazzina, ha 36 anni, e ho provato in tutti i modi ad aiutarla, ma lei allontana chiunque e vive nel suo vortice. Ha sacrificato persino il suo bambino pur di continuare a fare quella vita di dipendenza da alcol e droghe. Ma cosa pensano i giudici che non avrei voluto salvarla? È impossibile».
Ma la nonna garantisce anche che al piccolo non è mai mancato nulla: affetto, rispetto, cure. «Era quasi sempre con me - prosegue la nonna - lo adoriamo, è un bravo bambino sereno e affettuoso». Un piccolo sano ed equilibrato, malgrado sia nato in crisi di astinenza a causa della tossicodipendenza della madre anche durante la gravidanza.
LE MAESTRE E IL PEDIATRA
Una situazione che viene confermata dalle relazioni rilasciate dal pediatra di famiglia e dalle maestre dell'asilo che frequentava. «Si esprime con frasi semplici ma corrette - scrivono le maestre - è in grado di rispondere in modo pertinente alle domande che l'adulto gli pone, buona la comunicazione con i coetanei». Ma parlano anche di un piccolo che «riconosce le figure adulte di riferimento all'interno della scuola riuscendo a ben relazionarsi, buona anche la relazione instaurata con i compagni, coinvolge e si lascia coinvolgere nelle attività ludiche, sa collaborare nel gioco». Per poi concludere che «è in grado di gestire autonomamente il proprio igiene personale, riconosce e ha cura del proprio materiale didattico, sa muoversi in sicurezza nei vari ambienti scolastici e la partecipazione alla vita scolastica da parte della famiglia è svolta dalla madre coadiuvata dalla nonna». Un bimbo quindi in linea con la sua età. Anche il pediatra dichiara di aver seguito il piccolo fin dalla nascita. «Si trova in buone condizioni generali - scrive il medico - viene regolarmente ai controlli e ai bilanci di salute proposti, accompagnato dalla madre e/o dalla nonna materna che hanno sempre seguito scrupolosamente tutte le mie indicazioni e le visite specialistiche da me prescritte».
LA SPERANZA
I nonni del piccolo, nel frattempo, hanno comperato una casa lontana dal Comune di Lendinara, in provincia di Rovigo, dove vive la madre del bambino. Stanno cercando di creare tutte le condizioni perché questo bimbo non vada in adozione, ma torni da loro. «Quello emesso dal Tribunale dei minorenni è un decreto provvisorio e dovrebbe durare un paio di anni per permettere un percorso di recupero alla famiglia - spiega l'avvocato - in realtà talvolta questi affidi durano fino a quattro-cinque anni e i bambini creano legami significativi anche con la famiglia che li accoglie. Mentre la nonna teme che la sua figura possa morire, perché non la tengono viva. Davvero un disastro che rischia di compromettere la serenità del minore». Per il resto il legale dice di non avere molte carte per evitare quanto successo. «Chiederò la modifica del decreto provvisorio - spiega - di nominare la figura del tutore per il minore e di permettere alla nonna di avere degli incontri con il nipote. Il pericolo che possano togliere il bambino alla famiglia per darlo in adozione c'è, malgrado a casa abbia due nonni che lo adorano e sono in grado di prendersi cura di lui perché sono giovani, hanno una casa per accoglierlo e un lavoro che dà loro una buona disponibilità economica per non fargli mancare nulla».
Raffaella Ianuale
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Ultimo aggiornamento: 15:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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