Benetton: «Siamo sotto choc, la parola d'ordine è cambiare»

Mercoledì 18 Settembre 2019 di Elena Filini
Benetton: «Siamo sotto choc, la parola d'ordine è cambiare»
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TREVISO - C'è una strana congiuntura siderale per cui, negli ultimi tempi, alle sfilate Benetton corrisponde qualche evento di portata superiore. «È una giornata caldissima» osserva Luciano Benetton nel tentativo di sotrarsi alle inevitabili domande sull' atteso ma comunque clamoroso addio dell'amministratore delegato di Atlantia Giovannii Castellucci, mentre arriva alla piscina Cozzi di Milano per la presentazione della collezione Primavera 2020. Che non alluda al meteo è più che evidente: mentre il fondatore dell'impero fa il frontman al rilancio del comparto moda, nelle stanze di Atlantia si tiene uno dei più complicati Consigli d'amministrazione della storia recente.
«Mi chiedete cosa sta avvenendo? Io oggi sto facendo un altro lavoro. Direi, il mio lavoro» spiega. Tutti sanno che ieri era il giorno della resa dei conti. Quello in cui i padri fondatori del brand, Luciano e Giuliana avevano suggerito indicazioni specifiche. E Luciano Benetton alla fine non si sottrae: «Dobbiamo dare un chiaro segnale di discontinuità con il passato. La parola d'ordine è cambiamento», è il mandato comunicato alle seconde generazioni e ai manager. La famiglia vuole trovare una mediazione e riaprire il dialogo a livello governativo. Anche a costo di bere l'amaro calice, con il passo indietro di Giovanni Castellucci, il manager che ha guidato e fatto crescere Atlantia.
 
SINCERITÀ
A Milano Luciano Benetton è stato chiaro e sincero. «Siamo sotto choc» ha detto riferendosi alle ultime notizie sugli arresti per i report ammordbiditi sui viadotti, anche dopo i fatti di Genova. Ha chiarito, con altrettanta franchezza, la sorpresa e il dolore di una famiglia che - a prescindere dalle responsabilità legali - si è trovata nel mezzo di una delle ultime grandi tragedie italiane. «Siamo dentro questa storia, ci troviamo in questa situazione» ammette senza nascondersi o cercare alibi.
È' evidente che, dopo 18 anni, il rapporto con l'Ad di Atlantia sia giunto al capolinea. E la pietra tombale sono state proprio le ultime indagini. E quando si parla della strage di Ponte Morandi, il fondatore risponde con la voce incrinata. Sente la responsabilità morale di quei morti? «È una settimana che siamo sotto choc per quello che appare dai comunicati della giustizia. Speriamo che si chiarisca. Sicuramente ci sarà qualche cambiamento. E lo attendiamo dal Cda di oggi».
Passano i minuti, poi le ore: e ancora nessuna notizia. Sfilano i capi in passerella, e il signor Luciano cerca di concentrare l'attenzione su questo. «Certo, mi piacerebbe fosse una giornata diversa, un po' più fresca diciamo così. Però la collezione mi dà fiducia, è un qualcosa di nuovo, rompe gli schemi. Quello che ci serve per ripartire. Devo anche dire che questa è la prima collezione che parte da zero. Abbiamo già visto cose positive in termini di fatturato ma anche di simpatia verso il brand».
La United Colors riprende quota e i Benetton sono decisi a far dimenticare Genova, estendendo il concetto di simpatia anche agli altri ambiti della holding e soprattutto ritrovando un punto di equilibrio a livello governativo. Costi quel che costi. «Vogliono che le cose si chiariscano, che si esca da questo impasse pieno di strani sottintesi. Sono stupefatti come tutti da ciò che emerge dalle intercettazioni» conferma Oliviero Toscani, presente con i fratelli Benetton e Flavio Briatore a Milano.
CAPOLINE
AGenova, in questa afosissima giornata di settembre, è un tabù: il primo pensiero e l'ultima parola per tutti. «I Benetton sono persone oneste e perbene, contro di loro si è scatenato lo schifo», protesta Toscani. Sono passate le 18, il cda straordinario, iniziato nel primo pomeriggio nella sede di Aspi, è ancora in corso. Ma il tempo è una dimensione relativa: il finale di giornata appare chiaro, come chiaro è oggi che i rapporti con gli azionisti maggiori e l'Ad di Atlantia siano al capolinea. Si tratta solo di attendere il beau geste le dimissioni dell'amministrazione delegato.
Che l'impulso a questa decisione arrivi direttamente da Ponzano appare evidente dalle scarne ma non casuali parole del fondatore del gruppo. «Bisogna ritrovare un equilibrio, rimettere le cose in ordine e ritornare a dialogare con la politica»: questa l'indicazione che arriva dalla prima generazione della dinastia, quella che ha pagato di più anche in termini famigliari (con l'aggravarsi delle condizioni e la scomparsa di Gilberto, anima finanziaria del brand) il dramma di Genova.
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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