Pd, delusione Zingaretti ma si accetta il competitor Renzi: sfida sarà sul territorio

Martedì 17 Settembre 2019
Pd, delusione Zingaretti ma si accetta il competitor Renzi: sfida sarà sul territorio

«Delusione», «amarezza» per la scissione di Renzi, e «sconcerto» per la tempistica, ma anche «determinazione» ad accettare la sfida della «competition» lanciata dall'ex segretario sul piano dell'innovazione, del riformismo e dell'attrattività. Sono queste le parole più pronunciate tra i Dem, a cominciare dal segretario Nicola Zingaretti. L'intenzione è dunque accelerare sul progetto di ridefinizione del Pd, che si basa da una parte sul «modello casal Bruciato», cioè una nuova presenza sul territorio, e dall'altra su forme nuove di partecipazione grazie al web. «Ci dispiace - ha detto Zingaretti commentando l'annuncio di Renzi - un errore dividere il PD, specie in un momento in cui la sua forza è indispensabile per la qualità della nostra democrazia»; e fin qui siamo nella delusione, sentimento comune a tutti i dirigenti: «il milione e seicentomila persone venute ai gazebo delle Primarie non capiranno mai questa scissione», osserva Stefano Vaccari responsabile dell'organizzazione del Pd.

Le critiche piovono soprattutto da Base Riformista, l'area di Lorenzo Guerini e Luca Lotti - renziani della prima ora - che non seguono il loro ex leader: «Resto a fare il mio lavoro nel Pd - ha detto il renziano Andrea Marcucci, capogruppo al Senato - non condivido la scelta di Matteo, sono ancora convinto che ci sia uno spazio importante per i liberaldemocratici come me». Zingaretti nel suo commento aggiunge una frase programmatica che spiega come intenda muoversi: «Ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Partito Democratico». Zingaretti ha ripetuto oggi a quanti lo hanno sentito che l'attività di governo, anche se si incentrerà su istanze innovative come la svolta ambientale, il lavoro e il welfare, non può esaurire il compito del Pd: sarebbe ripetere l'errore compiuto proprio da Renzi. Il Pd deve trovare anche una sua nuova collocazione nella società. Questo sarà favorito dal fatto che sul territorio pochi dirigenti hanno seguito Renzi, a cominciare dai sindaci, come ha precisato di buon mattino Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, anch'egli ex renziano. Motivo di sollievo generale.

Per quel che riguarda dunque il Partito due sono i percorsi che indica Zingaretti. Il primo è il cosiddetto «Modello Casal Bruciato», dal nome del quartiere romano dove Zingaretti ha riaperto la sede del Pd dopo anni di assenza. Ma la presenza deve essere innovativa, per esempio mettendo a disposizione la sede per le associazioni o le iniziative presenti nel quartiere; forme di aggregazione con cui tornare a dialogare e a collaborare. E poi c'è il Web, non con una piattaforma chiusa come Rousseau, bensì come strumento per scardinare le correnti e promuovere nuove forme di partecipazione su campagne, istanze e tematiche. Zingaretti ha annunciato una tre giorni (dal 3 al 6 ottobre) con un Pd in piazza per lanciare il tesseramento di tutti i simpatizzanti. Ma sarà una app, che sta per essere messa a punto, a spezzare il monopolio delle correnti sulle tessere. Si potrà aderire con un semplice clic sullo smartphone, senza bussare alla porta di un circolo, o su essa si potrà aderire a singole campagne sia nazionali (per esempio sul clima) che locali (per esempio su problemi specifici di una città). «Dobbiamo accettare la sfida sul terreno dell'innovazione» osserva Roberto Morassut. Anche perché, sottolinea Marina Sereni «non rinunceremo certo ad essere un partito riformista». Su questo conviene Marcucci: «Se il Pd si dovesse trasformare in un soggetto simile al Pds, mi sentirei un estraneo. Non credo che succederà, resto tra i Dem anche perchè ciò non accada».
 

Ultimo aggiornamento: 20:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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