Exit poll, il Berlusconi di Tunisi va al ballottaggio (ma è in carcere)

Domenica 15 Settembre 2019
Salwa Smaoui, moglie di Karoui, al seggio elettorale
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Il professore e il tycoon. I primi exit poll delle elezioni presidenziali tunisine indicano una sfida tra candidati laici per il ballottaggio. Secondo la rilevazione infatti il giurista indipendente Kais Saied sarebbe in testa con il 19,5% dei consensi, seguito al 15,5% dal magnate Nabil Karoui, in carcere con le accuse di riciclaggio e evasione fiscale. Ma bisognerà attendere i risultati dello scrutinio per capire se davvero saranno loro due a confrontarsi, anche perché al terzo posto e non molto lontano da Karoui c'è il candidato del partito islamico Ennhadha, Abdelfattah Mourou, con l'11,0%. Seguono il ministro della Difesa dimissionario, Abdelkarim Zbidi con il 9,4% e il premier uscente Youssef Chahed con il 7,5%.

È la sconfitta dei partiti tradizionali e la vittoria degli indipendenti, del populismo, di coloro che sono riusciti ad intercettare il malcontento e a riempire il vuoto lasciato dalla famiglia centrista, dalla sinistra e anche dai partiti islamici, tutti incapaci di dare risposte dirette ai bisogni dei cittadini in un periodo di grave crisi economica. Scomparsa dal panorama politico tunisino la marcata contrapposizione tra campo islamista e progressista, l'elettorato ha premiato i candidati che sono riusciti a creare un contatto diretto con la gente. In quest'ottica va letto anche il crollo del tasso di partecipazione alle urne (45,2%) che, se da un lato pone la Tunisia al pari delle democrazie più evolute, dall'altro testimonia il rapido distacco dei cittadini dalla politica nell'arco di soli 8 anni dalla cacciata di Ben Alì. I giovani senza lavoro non sono andati alle urne e inoltre il numero esorbitante di candidati, ben 24, potrebbe  aver contribuito al disorientamento degli elettori, dopo una campagna elettorale carente di contenuti, nella quale si è parlato poco di programmi e questioni pratiche.

Kais Saied, classe 1958, costituzionalista, indipendente, soprannominato «robocop» per il suo modo forbito di parlare in arabo senza alcuna inflessione, conservatore, è riuscito a parlare alla gente proponendo un programma di misure sociali e diritti per tutti. Si dichiara favorevole alla pena di morte, contrario alla depenalizzazione dell'omosessualità e al progetto di legge sulla parità uomo-donna in tema ereditario, ma «non islamista» per sua stessa ammissione. Propone un programma di risanamento delle istituzioni statali e maggior rigore nell'applicazione delle riforme per una rapida ripresa economica.

Esultano intanto al quartier generale di Karoui, dove l'accesso al ballottaggio è già considerato una vittoria.
Karoui, 56 anni, patron di Nessma Tv, ha costruito la sua popolarità percorrendo in lungo e in largo il paese e distribuendo aiuti con la sua associazione caritativa Khalil Tounes, diventando una sorta di catalizzatore di solidarietà sociale. Con il suo arresto, è stata la moglie Salwa Smaoui (nella foto) a caricarsi sulle spalle la responsabilità della campagna elettorale. «Karoui ama il popolo, ama i poveri», diceva di lui oggi la gente fuori dai seggi. Per la classe popolare, osservano gli analisti, Karoui non estorce i voti ai poveri ma è uno che tenta di compensare le lacune dello Stato. Uno Stato che non è riuscito a dare a loro ciò che desideravano. A passare al secondo turno sarà dunque un candidato in custodia cautelare preventiva, in sciopero della fame per protesta, che si è definito «prigioniero politico» e che ha accusato apertamente l'esecutivo per il suo arresto. 
Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 08:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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