Draghi, spinta al Qe. Giù tassi Bce, lo spread va ai minimi

Giovedì 12 Settembre 2019
L'ultimo aiuto di Draghi: spinta al Qe. Giù tassi Bce, lo spread va ai minimi
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Alla fine Mario Draghi ce l'ha fatta anche questa volta: il presidente della Bce, pur alla scadenza del mandato, ha nuovamente superato le differenze nel consiglio direttivo conducendo in porto il rilancio del quantitative easing che era stato chiuso da pochi mesi e un taglio dei tassi con la promessa che non saliranno fin quando necessario. 

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La Bce torna così in prima linea contro le difficoltà dell'economia, e un Draghi più rilassato del solito lancia un appello forte più che mai a uno stimolo di bilancio in Europa (rivolgendosi implicitamente alla Germania) e rintuzza le accuse di Donald Trump che accusa la Bce di svalutazione competitiva dell'euro. Sullo sfondo, uno scenario economico che preoccupa: fra i rischi di una Brexit senza accordo e di un'escalation dei dazi, «le informazioni in arrivo indicano una debolezza dell'economia dell'Eurozona più protratta, importanti rischi al ribasso e un'inflazione debole», ha spiegato Draghi. Aggiungendo che «crediamo ancora che le probabilità di una recessione sono basse, ma sono salite».

I tecnici della Bce hanno dovuto operare l'ennesimo peggioramento delle stime di crescita dell'Eurozona (+1,1% e +1,2% per il 2019 e 2020) e per quelle d'inflazione, che non si allontana dall'1%.
E l'allarme deve aver suscitato viva preoccupazione fra i governatori riuniti nel grattacielo di Sonnemanstrasse a Francoforte: «lasciatemi dire che c'è stata unanimità su un fatto, e cioè che la politica di bilancio dovrebbe divenire il principale strumentò di stimolo all'economia dell'Eurozona», ha detto il presidente della Bce rispondendo con un «assolutamente sì» alla domanda se il suo sia un appello, ma anche un avvertimento, ai governi (in primis a Berlino) che la Bce non toglierà in eterno le castagne dal fuoco alla politica.

 

«Ampio» anche il consenso su gran parte delle misure decise oggi dalla Bce: il taglio dei tassi, che scendono a -0,5% dal precedente -0,4%, meno del -0,6% atteso da alcuni economisti, ma con la promessa che non saliranno finché l'inflazione non tornerà «robustamente» sui livelli attesi. E poi i nuovi maxi-prestiti 'Tltro-3 alle banche, con durata estesa a tre anni (dai due precedenti) e con tassi che potranno arrivare fino a -0,5% per le banche virtuose che presteranno a famiglie e imprese oltre una certa soglia.

Sempre per le banche, dopo mesi di studio la Bce ha deciso di sdoppiare i tassi applicati alle riserve di liquidità in eccesso, con uno 0% (anziché un più penalizzante -0,5%) su una parte di esse. E poi c'è il nuovo Qe, con cui la Bce si impegna a comprare 20 miliardi di titoli (principalmente pubblici) al mese. Meno dei 40-50 miliardi che molti economisti si attendevano. Ma con un cambiamento importantissimo: non c'è più una scadenza temporale, il Qe continuerà «tutto il tempo necessario per rafforzare l'impatto accomodante dei tassi».

Una sorta di testimone che Draghi passa a Christine Lagarde, che gli succederà da novembre con una robusta dote di stimolo monetario per i prossimi mesi, se non anni. Non per niente è qui che il confronto nel consiglio si è fatto più fitto, con l'opposizione dei governatori 'falchì capitanati dalla Germania. Ma l'escamotage di Draghi - ridurre i bond acquistabili ma senza più scadenza - anche se ha riscosso una «maggiore diversità di vedute» alla fine ha comunque trovato un consenso «così ampio che non è stato necessario votare». Festeggiano le Borse, con Milano che svetta spinta (+0,88%) dalle banche e lo spread che cala sotto quota 140, ai minimi dal maggio 2018 annullando l'effetto delle elezioni di allora. L'euro scivola sotto 1,10 dollari prima di recuperare. Mugugna su twitter, invece, il presidente Usa: alla Bce - dice - «stanno tentando, e con successo, di svalutare l'euro contro il dollaro molto forte, danneggiando l'export Usa. E la Fed sta seduta, seduta e seduta». Parole che fanno carta straccia di decenni di accordi al G7, cui Draghi replica con il classico aplomb: «abbiamo un mandato a perseguire la stabilità dei prezzi e non abbiamo come obiettivo il tasso di cambio. Punto».

Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 07:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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