Tassa sui contanti e sconti sulle carte, la proposta anti-evasione di Confindustria

Mercoledì 11 Settembre 2019
Tassa sui contanti e sconti sulle carte, la proposta anti-evasione di Confindustria
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Sconti sulle carte e tassa sui contanti. È la proposta operativa messa a punto dal Centro studi di Confindustria nell'ambito del dibattito su come recuperare gettito fiscale in preparazione della prossima legge di bilancio. La proposta punta a incentivare l'uso della moneta elettronica e disincentivare quello del contante per contrastare l'evasione fiscale

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La proposta, avanzata nell'ambito del dibattito in vista della prossima legge di bilancio, non comporterebbe oneri aggiuntivi netti per la finanza pubblica e consentirebbe, attraverso una commissione del 2% sul contante, di recuperare circa 3,4 miliardi l'anno. «Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti in Italia nella lotta all'evasione fiscale, che ha portato gradualmente all'emersione di gettito: ne è un esempio il recente intervento sulla fatturazione elettronica. Malgrado ciò, la perdita di gettito fiscale e contributivo è stimato ancora sopra ai 100 miliardi di euro (fonte Mef), solo in parte attribuibile a grandi evasori», evidenzia il Csc, facendo notare come l'Italia sia uno dei paesi dove l'utilizzo di carte di pagamento è meno diffuso (meno della metà della media Ue, che è di oltre 100 transazioni pro-capite annue): ma proprio «l'utilizzo maggiore di metodi di pagamento digitale - sostiene il Csc - può far emergere gettito fiscale modificando le abitudini di spesa dei consumatori finali».

La proposta del Centro studi di Viale dell'Astronomia si articola su due interventi: da una parte incentivare l'uso di moneta elettronica garantendo un credito di imposta del 2% al cliente che effettua i pagamenti con carte di pagamento o bonifici bancari; dall'altra disincentivare il contante introducendo una commissione in percentuale dei prelievi da Atm o sportello oltre una certa soglia mensile. Con la 'tassà sul contante, in particolare, il Csc ipotizza che, esentando i prelievi mensili fino a 1.500 euro (quindi un'esenzione per il 75% dei conti italiani), con una commissione del 2% sui prelievi eccedenti i 1.500 euro, si avrebbe un gettito annuale di circa 3,4 miliardi.

«Sostanzialmente in linea con quello necessario per coprire il mancato gettito dovuto allo sconto sulle transazioni elettroniche derivante dalla prima misura per il 2020», spiega il Csc.

Lo 'scontò sulla moneta elettronica, ipotizzando l'entrata in vigore nel 2020, calcola il Csc, «verrebbe compensato dall'emersione di attività finora non tassate a partire dal terso anno, rendendo la misura positiva dal punto di vista degli effetti sulla finanza pubblica soprattutto nel quarto anno», cioè nel 2023, quando si stima un effetto netto di gettito per 2,48 miliardi di euro.
 

Ultimo aggiornamento: 18:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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