Ex vittima dei bulli, autistico, rinasce sulla Harley: «Non dormivo dalla felicità»

Martedì 10 Settembre 2019 di Camilla De Mori
La Harley su cui il sedicenne friulano farà la Route 21
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UDINE La prima volta che, su una Harley, si è visto correre sotto le ruote 150 chilometri in un giorno, Udine-Pordenone andata e ritorno, «la sera non voleva dormire. Aveva paura che finisse la felicità», come racconta il suo accompagnatore Gian Piero Papasodero. E oggi, su quella super-moto, grazie al progetto Route 21, l'adolescente friulano inizierà il viaggio che sigilla il suo riscatto e la sua rinascita, da Lignano a Correggio in Emilia Romagna. Lui, autistico verbale, che a 15 anni è stato bullizzato da un gruppetto di studenti della sua vecchia scuola e che oggi, a 16, frequenta con profitto un nuovo istituto in cui nessuno gli dà noia e corre incontro al suo futuro su una Harley Davidson Ultra Limited 107. Lontano da casa per la prima volta da solo.

LA RINASCITA Sembra una vita fa, ma è passato meno di un anno da quando, ad ottobre 2018, sua madre aveva denunciato pubblicamente in un convegno allo Zanon gli atti di bullismo a cui sarebbe stato sottoposto suo figlio, che in seguito - sempre a quanto riferito dalla mamma - avrebbe anche tentato di «buttarsi giù dalla finestra». Poi, la svolta, con il cambio di scuola e i nuovi compagni. «Nel nuovo istituto ha avuto un'inclusione positiva. Prima ha frequentato due ore al giorno, poi tre, poi quattro e quest'anno entra a regime. I compagni lo hanno accettato senza problemi - racconta la mamma -. Si sono trovati anche due volte: per il compleanno, a luglio, sono venuti alla sua festa e tutti hanno voluto partecipare al regalo. Si sono ritrovati anche per dare supporto ai ragazzi che erano stati rimandati e che poi sono stati tutti promossi. Un'ottima classe e un ottimo gruppo di genitori. Per il sostegno è seguito benissimo e la vicepreside monitora tutto. Finalmente, dopo tanto nero, siamo riusciti a vedere bianco». E in questo clima sicuramente più sereno è nata «la nuova avventura. Ho conosciuto Gian Piero Papasodero grazie a un mio amico di Lignano, che mi ha detto che ogni fanno fa tappa con la Route 21 in Friuli: quest'anno porterà nel suo tour in giro per l'Italia da 13mila chilometri 8 ragazzi, fra cui sette ragazzi down e mio figlio, che percorrerà con lui le tappe da Lignano a Treviso, quindi a Verona e Correggio, dove mercoledì andrò a riprenderlo. È la prima volta che va via senza di me. Io sto provando un mix di emozioni. Lui mi ha detto che è gasatissimo». Con Gian Piero, assicura, è stato subito feeling. «Una persona eccezionale - dice la mamma -. È riuscito a metterlo a suo agio. Lo ha portato a Trieste in camper a conoscere i giocatori di football americano e poi lo ha accompagnato in moto da Udine a Pordenone e ritorno». A rendere ancora più speciale lo specialissimo viaggio di suo figlio, anche il corredo, per così dire. «Si sono messi in moto tutti i chapter (i club ndr) di Harley Davidson ed è arrivato un gilet per mio figlio dal Chapter di Salerno. E oggi (ieri ndr) anche il casco da Treviso».
IL VIAGGIO Lui è il primo ragazzo autistico a partecipare alla Route 21, «un progetto che nasce - racconta Papasodero - da un viaggio che ho voluto fare con un mio amico d'infanzia, disabile motorio al cento per cento, Piero, su un sidecar modificato per contenere un deambulatore. Quattromila chilometri in 20 giorni, senza sapere quando sarebbe finito. Il resto lo ha fatto il tam tam sul web». E così Papasodero , designer che vive a Verona ma è originario di Roma, «harleysta da 25 anni», nel 2015 ha creato l'associazione Diversa-mente e ha tenuto a battesimo la prima Route 21, che quest'anno arriva alla sua quinta edizione. Con l'adolescente friulano «partiremo domani (oggi ndr) da Lignano verso Treviso, dove nella concessionaria Harley ci hanno organizzato l'accoglienza. Il giorno successivo andremo in Comune a Verona, visto che il municipio ha patrocinato il nostro viaggio. Poi, ci sarà una serata organizzata da alcuni miei clienti barra amici sul lago di Garda. Quindi arriveremo a Correggio. Lì il ragazzo friulano concluderà il suo viaggio e salirà a bordo un altro ragazzo». Il giovanissimo friulano, su quella moto, non ci è arrivato per caso. «Mi ha telefonato sua madre - racconta Papasodero - e mi ha raccontato di suo figlio. Io non giro troppo intorno alle cose e le ho chiesto se voleva che facesse un giro in moto con noi. Lo ho portato in camper a Trieste per fargli conoscere i giocatori di football ed è tornato a casa bello carico. Allora, gli ho chiesto se voleva fare un giro in moto. Prima no, poi sì, poi no, poi sì. E siamo partiti per Pordenone. È andata benissimo. Ora sua mamma dice che è entusiasta di partire». Il designer veronese conosce il passato difficile del sedicenne. «Sua mamma mi ha raccontato tutto. La Route 21 non è assolutamente rivolta a sensibilizzare nessuno sul tema della disabilità. Io parto dal presupposto che chi è sensibile lo sia a prescindere da me che porto in giro in moto dei ragazzi down. Il significato di questo viaggio è la normalità della vita vera. Il fatto di fare un'esperienza fuori dagli schemi li sveglia, tornano a casa con una forte autodeterminazione. Penso che questo viaggio aiuterà anche lui. Sarò presuntuosello nel dirlo, ma penso che per lui sia un toccasana uscire dall'ambiente di casa per misurarsi con il mondo di fuori, che non ti fa sconti».

 
Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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