Gli alpinisti spagnoli tornano a casa e si difendono: «Ecco la nostra verità»

Lunedì 9 Settembre 2019
Gli alpinisti spagnoli tornano a casa e si difendono: «Ecco la nostra verità»
13
AURONZO- La vicenda degli alpinisti spagnoli recuperati sulle Tre cime, dopo aver rifiutato l’elicottero per 3 volte non è ancora terminata. David Crespo Martinez, 45 anni, taxista spagnolo e la compagna Susana Delhom Viana rientrati a Barcellona, anche in patria sono stati sommersi dalle richieste di spiegazioni da parte dei giornalisti. I due alpinisti, che erano stati recuperati sulla parete della Cima Ovest di Lavaredo, a 2.750 metri di quota, dall’ennesimo elicottero inviato dal Suem, nel pomeriggio di lunedì due settembre hanno diffuso un comunicato stampa in cui chiariscono, secondo il loro racconto, quanto accaduto.
 
L’ESPERIENZA
«È arrivato il momento - si legge nella nota - di condividere la nostra esperienza, perché tutti quelli che hanno sollevato critiche ascoltino anche il nostro punto di vista. Non abbiamo intenzione, in questa sede, di approfondire i dettagli del nostro curriculum alpinistico: chi è interessato può tranquillamente chiederci informazioni al riguardo (saremo felici di parlarne di persona), evitando il sensazionalismo giornalistico carente di informazioni veritiere relative a chi siamo e a cosa abbiamo fatto. In questa sede possiamo dire di essere due compagni di cordata e di vita, due appassionati di montagna a cui piace godere della libertà che questa ci concede. Siamo persone responsabili e coscienti del rischio al quale ci esponiamo quando ci imbarchiamo in una nuova avventura alpinistica. Tuttavia le sensazioni che questa ci suscita (e che solo pochi potranno capire) sono di molto superiori alle difficoltà che potremmo incontrare».
L’AIUTO
«Siamo consapevoli che, quando si sale in montagna, si sa quando si parte ma non quando si scende - proseguono i due spagnoli -. Per questo portiamo sempre con noi un equipaggiamento adeguato, incluso il materiale per poter prestare aiuto, come ci è per l’appunto successo martedì 27 agosto. Quel giorno, durante la nostra discesa dalla Cima Grande per la via Normale, siamo usciti dalla nostra linea di discesa per soccorrere un’altra cordata che chiedeva il nostro aiuto in quanto sprovvisti di luce e con problemi alle corde. Usando il nostro equipaggiamento personale, siamo riusciti a farli scendere per poi essere recuperati dalla grande e professionale squadra di recupero che ci ha poi guidati fino al punto dove avevano insediato il campo base. Tuttora confermiamo la decisione da noi presa quel giorno e torneremmo sicuramente a prestare le nostre competenze per aiutare la cordata in difficoltà, cosa che purtroppo è stata descritta diversamente da alcuni media».
LE CONDIZIONI
«Entrambi - sottolineano nella nota - ci sentivamo in buone condizioni così da poter continuare la nostra attività con la stessa calma con cui avevamo iniziato, cosa che infatti comprovarono anche gli elicotteri che ci stavano monitorando senza che noi li avessimo direttamente sollecitati. Disponevamo di tutto il necessario: riserve di cibo e acqua che avevamo saputo amministrare, vestiario e materiali adeguati e tutte le conoscenze necessarie per improvvisare i bivacchi, godendo inoltre del privilegio di dormire in un hotel “da più di un milione di stelle”. Dove era la necessità di chiedere un recupero? Non eravamo in difficoltà, volevamo semplicemente continuare la nostra scalata ma, vista l’insistenza e i ripetuti interventi, ci siamo sentiti obbligati ad accettare il recupero».
LA LINGUA
«Forse sarebbe da chiedersi se veramente sia stata gestita in maniera corretta l’agitazione provocata dalla preoccupazione di una madre e la cattiva comunicazione dovuta alla mancanza di un interprete. È così che si svolgono i recuperi? Si attiva un’allerta e si mandano elicotteri ogni volta che una madre si preoccupa? Si può giudicare il tempo richiesto a una cordata per completare la sua attività? Detto questo, lasciando da parte tutto questo, il nostro sentimento per la montagna non è cambiato, rimaniamo con il bel ricordo di ciò che abbiamo vissuto. Se fossimo rimasti a casa, non avremmo goduto dei meravigliosi bivacchi su queste maestose pareti, che ora portiamo nel cuore».
Ultimo aggiornamento: 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci