Chiede asilo politico, ora fa il pastore: la storia di Abdoullahi, 28 anni, dal Mali alle Dolomiti

Sabato 7 Settembre 2019
Chiede asilo politico, ora fa il pastore: la storia di Abdoullahi, 28 anni, dal Mali alle Dolomiti
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ROCCA PIETORE - Raggiunge le vette più alte della Val Pettorina con le sue 1200 pecore, con l’agilità e la naturalezza di un vero montanaro, come se l’avesse sempre fatto. Ma Abdoullahi Sanogo fino al 2014 le Dolomiti non le aveva neanche mai viste. Il giovane, partito da Bamako, la capitale del Mali dove è nato 27 anni fa, aveva intrapreso il suo viaggio della speranza per un futuro migliore nel 2012. Dopo 7 anni il richiedente asilo è qui a Rocca Pietore, dove ormai è molto conosciuto, a fare il pastore, come se ci fosse nato. Mentre parla si interrompe ogni tanto per dire “ferma” a una delle sue pecore. «I cani non bastano, sono troppo furbe», dice scherzando. E poi inizia il suo racconto.
IL VIAGGIO
«Sono partito a 23 anni - racconta il pastore Abdoullahi - dal mio paese per una vita migliore. Lì non c’era più niente per me. Mio padre e mia madre erano morti e c’era una situazione pericolosa per la mia famiglia, tanto che non sono più riuscito nemmeno a prendere possesso della poca eredità che mi avevano lasciato. Ho iniziato un viaggio che è durato due anni, passando per il Burkina, la Nigeria, la Libia. Ogni tanto mi fermavo perché finivo i soldi e dovevo lavorare per farne degli altri e riuscire a proseguire. Lì penso sia iniziata la mia passione per gli animali e l’allevamento. Ho lavorato infatti spesso nella cura delle vacche e nelle stalle». Alla fine dopo questi due lunghissimi anni il maliano ce la fa: arriva in Libia e riesce a imbarcarsi su un barcone di fortuna. Approda a Lampedusa nel 2014. 
L’ACCOGLIENZA
«Eravamo 340 persone- racconta Abdoullahi - siamo rimasti a Lampedusa un mese e poi ci hanno separati. Io sono stato mandato a Padova, dove vivo ancora attualmente. Lì ho iniziato l’iter per il riconoscimento di rifugiato. Purtroppo dopo il primo passaggio di fronte alla Commissione territoriale ho avuto risposta negativa, così anche in Tribunale e Appello. Ora il caso è pendente in Cassazione». Ma in questi 5 anni Abdoullahi si è integrato e ha iniziato a lavorare e sarebbe un peccato se dovesse vedere rigettata definitivamente la sua richiesta. Fa un lavoro che nessun altro voleva fare: il pastore. Da un paio d’anni è stato impiegato da un datore di lavoro di Feltre e insieme si occupano del pascolo delle pecore di proprietà di un allevatore trentino. «Mi piace questo lavoro - dice - Sto al contatto con la natura, sono messo in regola e c’è uno stipendio sicuro. Cosa posso chiedere di più?». Certo non è sempre facile, i pericoli sono tanti. E con il lupo ad esempio, come la mettiamo? «Lo ho visto un giorno, piena luce, era mezzogiorno su queste montagne - Abdoullahi-. Mi ha preso due agnelli. Spero che non mi accada più».
L’ESEMPIO
La storia di Abdoullahi è stata resa nota dalla pagina Facebook di Elbeg, una ditta di abbigliamento e calze la montagna in lana merino. «Hai lasciato Bamako, hai attraversato il deserto del Sahara e poi il mar Mediterraneo per venire in Val Pettorina - si legge nel post che in pochi minuti ha raggiunto centinaia di condivisioni - a pascolare le pecore che mangiano prati che nessuno più taglia. Grazie. Senza di te saremo sommersi dalle erbe ed i prati intorno ai villaggi sarebbero inagibili». Ieri il titolare della Elbeg e il pastore si sono incontrati a Rocca Pietore e hanno scambiato le solite quattro chiacchiere e poi il pastore venuto dall’Africa è tornato al suo lavoro.
Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 20:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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