Elicottero rifiutato per 3 volte dagli alpinisti: «Mai chiesto i soccorsi, non pago il conto»

Mercoledì 4 Settembre 2019 di Olivia Bonetti
L'alpinista spagnolo ha fatto anche i 7mila, non è uno sprovveduto
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Dietro quello che sta diventando il "caso dell’estate", i due alpinisti spagnoli recuperati sulle Tre Cime dopo aver rifiutato aiuto per 3 volte, ci sarebbe solo un errore di comunicazione. Un malintenso a causa della lingua straniera. E prima ancora l’apprensione naturale di una madre. La donna, che era in ferie col figlio esperto rocciatore, non vedendolo rientrare dalla montagna ha chiamato mezzo mondo chiedendo aiuto. È la spiegazione che dà lui, David Crespo Martinez, 45 anni, taxista di Barcellona, con la grande passione per l’alpinismo. È stato recuperato lunedì pomeriggio, con la compagna Susana Delhom Viana, sulla parete della Cima Ovest di Lavaredo, a 2.750 metri di quota, dall’ennesimo elicottero inviato dal Suem (dopo aver rifiutato tre volte i soccorsi). Ora racconta la sua verità su questa settimana surreale, che lo stesso gestore del Rifugio Auronzo definisce «una telenovela». 
Se non eravate in pericolo perché avete chiamato il 118?
«Ho visto diverse volte l’elicottero, ma non pensavo certo fosse lì per noi. Eravamo tranquilli, nessuno aveva avuto crisi di panico, stavamo solo attendendo che il meteo cambiasse». 
Alcuni vi accusano di essere alpinisti-improvvisati, fai-da-te. Cosa rispondete?
«Ho arrampicato ovunque, conquistato i 7mila sulla catena dell’Himalaya, affrontato pareti nello Utah, in Perù sull’Alpamayo e sulle Tre Cime c’ero già stato. Anche la mia compagna è esperta, ma i tempi per arrampicare per noi si allungano. Lei è sempre seconda in cordata, noi procediamo così. Non affrontiamo le pareti per raggiungere la cima, quella è la ciliegina sulla torta».
Qual era il vostro obiettivo?
 
«Arrampichiamo per il divertimento, non per gli obiettivi. Così stavamo scendendo, pur non avendo raggiunto ancora la cima. Ma mentre scendevamo il tempo è peggiorato. Abbiamo bivaccato, per riprendere successivamente. Capisco che ci sono persone che affrontano quella parete in 12 ore, ma noi la facciamo con i nostri tempi. Eravamo lì da due giorni e mezzo, perché i brutto tempo non ci permetteva di fare altrimenti, ma eravamo tranquillissimi».
Allora cosa è successo, perché c’è stata un’emergenza durata giorni?
«Mia madre non ci vedeva da due giorni e mezzo: tutti abbiamo una mamma e si può comprendere che fosse preoccupata. È andata nel panico e ha chiesto aiuto. Le prime volte che abbiamo visto l’elicottero abbiamo spiegato che non eravamo in difficoltà. L’ultima volta, visto che ci mancavano ancora ore per la discesa abbiamo accettato».
La versione delle autorità è diversa, dicono che avete rifiutato i soccorsi con caparbietà.
«Ho scalato ovunque nel mondo, ma una cosa così non mi era mai successa (e sorride, ndr). C’è stato un errore di comunicazione con la centrale: nessuno parlava inglese o la nostra lingua e non ci siamo capiti. All’estero c’è sempre qualcuno che parla almeno l’inglese. Non cerco alcun risarcimento o altro e non voglio creare problemi, ringrazio chi ci è venuto a prendere e per me la storia finisce qui. Ringrazio soprattutto quegli angeli della montagna del Soccorso alpino: dei veri professionisti. Sono stati splendidi. Li rispetto ed è incredibile come lavorano, sono fantastici. Il problema è nato prima, ripeto, nella comunicazione con chi li ha inviati. Non parlavano inglese e non ci siamo capiti».
Lo sa che vi arriverà un conto di quasi 15mila euro per le tre missioni dell’elicottero? Lo pagherete?
«Noi non abbiamo chiamato nessuno, non paghiamo. Non siamo assicurati, ma nessuno ha richiesto l’intervento, quindi il caso è chiuso. Vorrei inoltre sottolineare che quello che ho letto in queste ore non è accurato: non abbiamo chiamato i soccorsi. Non c’era nessuna emergenza. Eravamo fermi per il maltempo, avevamo creato un bivacco e stavamo scendendo, con i nostri tempi, senza panico. E purtroppo non c’era copertura telefonica per avvertire mia madre. Ma non siamo degli sprovveduti, come ci hanno dipinto, ma alpinisti esperti».
Ieri pomeriggio David stava di nuovo arrampicando, prima della sua partenza per la Spagna. Alla prossima vacanza in montagna porterà di nuovo sua madre?
«Assolutamente no. Ho imparato la lezione. D’ora in poi mamma resta a casa».
E qui in Italia tornerete?
«Certo, le Dolomiti sono splendide, ineguagliabili, nonostante tutte le vette che ho visto».
 

Ultimo aggiornamento: 17:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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