Evasometro, scatterà se il saldo in banca sarà più alto del reddito

Domenica 1 Settembre 2019 di Umberto Mancini
Evasometro, scatterà se il saldo in banca sarà più alto del reddito
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Partito dopo Ferragosto, il “Grande fratello” fiscale che scaverà nei conti bancari degli italiani sta affinando le sue sonde. La fase sperimentale avviata dall’Agenzia delle Entrate, che ha lo scopo di minimizzare la capacità invasiva dello strumento senza ridurre di efficacia le indagini su non pagano le tasse, è iniziata anche per le persone fisiche. Spetta adesso alla politica decidere quando e con quali modalità rendere ufficialmente operativo l’Evasometro. Sotto il profilo tecnico il software messo a punto per incrociare i dati contenuti nei conti correnti (saldo e movimenti) con quelli della dichiarazioni dei redditi, consente un raggio di azione pressoché illimitato. O comunque assai ampio.

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I FILTRI Starà quindi al futuro governo, quando nascerà, fissare i paletti e tarare i filtri che consentiranno di scovare i furbi di professione evitando indagini capziose e comunque impopolari. Tuttavia, da come le due forze politiche che stanno tentando di formare il governo valutano l’Evasometro (sia 5Stelle che Pd sono grandi sostenitori di questa misura), si può immaginare un utilizzo ampio. Al momento l’allarme rosso, parliamo sempre di simulazioni, dovrebbe scattare quando l’algoritmo scopre uno scostamento del 20-25% tra quanto risulta al fisco come reddito (meno alcune spese già conosciute) e quanto scritto nel saldo di fine anno del conto corrente, come differenza tra entrate e uscite. Tanto per fare un esempio approssimativo, se sul conto a consuntivo ho 100 mila euro ma risultano uscite per 350 mila e ne ho dichiarato per meno di 50 mila, significa che qualcosa non va. Certo la “constatazione” dell’algoritmo da sola non basterà ad accendere le lucine rosse, perché dovranno essere incrociati e valutati altri dati per capire se nello stesso periodo ho ricevuto una eredità o venduto una casa, insomma se lo scostamento è legato a fattori fisiologici. Di certo la sperimentazione si concentrerà, almeno in questa prima fase, sui casi limite, quelli più eclatanti, per poi affinarsi gradualmente. Sarà quindi un mix di fattori a determinare quali sono le anomalie gravi che potrebbero nascondere una tentata evasione. Spetterà poi al contribuente, che sarà chiamato dal Fisco, dimostrare il contrario, portando carte e giustificativi. L’obiettivo del fisco è di avviare controlli mirati, selettivi, focalizzati ad individuare presunti tesoretti in nero, ma evitando di sparare nel mucchio, creando perciò un inutile allarme sociale. Come il Messaggero ha già anticipato, sono cinque i numeri che entreranno in gioco per definire il «rischio evasione»: le giacenze medie sul conto corrente, i flussi in entrata e in uscita mensili, i saldi iniziali e quelli finali dell’anno. Ambienti dell’Agenzia delle Entrate fanno sapere che i controlli automatici saranno comunque visionati anche dall’occhio umano, garantendo la massima trasparenza e tutelando nel contempo la privacy. L’altra questione aperta riguarda l’ambito di applicazione dell’Evasometro. Potenzialmente lo strumento a disposizione di GdF e Agenzia delle Entrate può andare a scavare nel passato, arrivando fino al 2014. Nella banca dati di Sogei - che si interfaccia con quelle degli istituti bancari - ci sono infatti tutte le informazioni per ricostruire la posizione finanziaria dei contribuenti fino a quella data. Anche qui si stratta però di una scelta tutta politica.

LE SIMULAZIONI La sperimentazione avviata sulle persone fisiche si riferisce proprio all’anno di imposta 2014.

In seguito lo strumento dovrebbe andare a regime. Tutto dipenderà comunque dai risultati delle simulazioni di queste settimane sul campione preso in esame. Grazie anche alla fattura elettronica e allo scontrino elettronico, l’Agenzia conta di recuperare svariati miliardi considerando anche gli effetti della deterrenza. Dai primi contatti tra Partito democratico e Movimento Conque Stelle è emersa una certa concordanza di intenti sulla digitalizzazione del fisco come strumento di contrasto all’evasione. È possibile che siano posti nuovi vincoli all’utilizzo del contante. Un altro punto su cui c’è sostanziale intesa riguarda l’adozione di una web tax per i colossi digitali. In realtà la nuova imposta è stata già definita nell’ordinamento italiano con la precedente legge di Bilancio, ma finora non è ancora entrata in vigore. Toccherà eventualmente al nuovo esecutivo correggerla, anche per evitare che vada a penalizzare realtà economiche nazionali.

Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 19:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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