Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

Tra le prime a sfidare la superstizione
contro il viola fu Paola Borboni

Venerdì 23 Agosto 2019 di Luciana Boccardi
 
Chissà se tra i  Millennial  qualcuno l’ha  sentita nominare. Se tra qualche appassionato di teatro o di cinema c’è qualche passaggio che riporti il nome di Paola Borboni alla ribalta. Stiamo parlando di secoli, non di anni, perché la carriera dell’attrice  -  che durante gli anni di perbenismo forzato nel Novecento dette più scandalo con i suoi costumi, con la sua vita privata, con paradossi e licenze che l’avevano resa famosa al di là delle sue indiscusse qualità di attrice -   occupò 76  anni  nei suoi 95 di vita intensissima ,   a suo modo violenta.  Il nome di Pala Borboni ( iscritta all’anagrafe come  Paolina)  mi è venuto agli  occhi  oggi sfogliando  appunti sui colori, precisamente sul viola , così inviso agli attori e alla gente di spettacolo, accusato di portare sfortuna,  e così’ prepotentemente tornato oggi alla ribalta della moda attuale. 
Oggi   nella moda il  viola , bellissimo e  sdoganato dall’incivile accusa di  jettatore che lo perseguitò,   liberato dalla  persecuzione   della superstizione - è il colore più cavalcato da collezioni  griffate, accessori,  persino per qualche capo di moda maschile.  Viola per fantasie fiorite  negli abiti  più freschi dell’estate, viola i grandi cappelli di paglia , viola  sandali  e scarpe da gran sera.  
Ma per  Paola Borboni, quel viola  assunse significati  anche pesanti nel  rapporto con Il pubblico  per l’attrice  che percorse nel successo un intero secolo : nata i l primo giorno del Novecento  ( l’ 1  gennaio 1900), a Golese di Parma:  un fatto che l’autorizzava a definirsi “la donna del secolo”.   Iniziata la carriera teatrale a 16 anni, fu l’interprete più acclamata per le piéces di Pirandello, molte delle quali recitate con il compagno di lavoro e di vita Salvo Randone. Attrice  anche di cinema, interprete di tante fiction televisive, il suo carattere ribelle ebbe ragione del regime  quando imponeva per le donne “modestia”  e   ”pudori”, mostrandosi a seno nudo nel film “Alga marina”  e recitando  in  “Diana al bagno” completamente nuda,  il corpo protetto solo da un velo trasparente,  Comprensibile lo scandalo , i rumors   pro e contro, che alla Borboni    pervenivano come eccitanti inviti a persistere nella scelta di assoluta libertà alla quale ispirò tutta la sua vita . Scandalo più vivace comunque fu quando nel 1972 accettò  - settantaduenne - di sposarsi con il trentaduenne Bruno Vilar ( Bruno Villaraggio, poeta, scrittore, mimo e attore presente nella sua compagnia teatrale) , di quarant’anni più giovane. La cerimonia  si svolse nel dicembre 1972  nella chiesa di un paesino bergamasco  alla presenza  di stampa gossip, gente di spettacolo, attori, registi, curiosi in attesa di sentirle pronunciare il sì  a mezza voce, dosato con sapiente teatralità e sguardo innamorato . Ma non bastava alla Borboni lo scandalo di  un matrimonio così  cronologicamente scompensato . La cosa più insolente per il mondo  dello spettacolo fu la scelta dell’abito da sposa:  un peplo che si arrampicava  a coprirle i capelli , fasciante e prezioso, di intensissimo color ….prugna (lei volle che la stampa scrivesse prugna)  ma in realtà per tutti era  chiaramente viola.  Questa sfida apparve come la più pesante perché lanciata contro una credenza che nel mondo del teatro  esiste ancora. Era la sfida contro la superstizione, contro le assurdità di certe credenze popolari dure a morire, era comunque una sfida giocata “in casa” con la gente di teatro che non gliela perdonò.  Quel  peplo che spuntava ribelle e insolente sotto la cappa di pelliccia preziosa, sfidando una credenza assurda e antica venne ritenuto sei anni dopo  dal popolo della superstizione il colpevole della disgrazia che colpì la Borboni con un incidente di macchina drammatico nel quale morì il marito - dopo sei anni di vita felice insieme - e lei rimase privata dell’uso delle gambe. Una menomazione che la Borboni affrontò con il coraggio di sempre presentandosi in palcoscenico, che frequentò impavida fino all’anno prima di morire (a 95 anni),  con le stampelle.
 C’è chi fa risalire questo rifiuto  in parte ancora   in voga del viola  nel mondo dello spettacolo al fato che in un tempo lontano durante la Quaresime  (contrassegnata dal colore viola)  erano vietati tutti gli spettacoli e quindi per gli attori era  tempo infelice, di miseria…(.  C’è anche chi  si rifà a certi detti, come l famoso “ametista delle pietre è la più trista” fatti pretestuosamente  risalire…alla preistoria che vedevano il colore viola sempre abbinato a malinconie o a sciagure. Oggi il viola trionfa libero -  e  bellissimo  -  nella moda più griffata e la  pugnace attrice  non farebbe più scandalo con i l suo peplo  viola.
Paola Borboni sopravvisse allo sfortunato Bruno per altri 17 anni, condivisi con un nuovo giovane partner che le fu compagno affezionato fino alla fine . Un ictus  ebbe ragione di lei  -  dopo una recita per gli ospiti - nella casa di riposo di Varese  dove,  novantacinquenne,  si era  ritirata dal teatro e dalla pirotecnica vita.
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