Valvole killer, dalla Regione 60mila euro come indennizzo per dodici trapiantati

Giovedì 22 Agosto 2019 di valuterà criteri, modalità ed effetti del provvedimento. Federica Cappellato
Valvole killer, dalla Regione 60mila euro come indennizzo per dodici trapiantati
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PADOVA - Una pagina buia nella storia della sanità nostrana, una ferita che sanguina ancora quella inferta dalle valvole Tri Technology, prodotte a Belo Horizonte e impiantate nel petto di pazienti cardiopatici in cura nel centro di Cardiochirurgia Vincenzo Gallucci dell'Azienda ospedaliera di Padova all'alba degli anni Duemila. Difettose, si rivelarono le Tri Tech. La Regione Veneto ieri ha definito a quanto ammonta l'indennizzo da corrispondere ai dodici pazienti vittime di queste valvole cardiache killer. «Non si tratta di un risarcimento premette l'assessore alla Sanità e al Sociale della Regione Veneto, Manuela Lanzarin - visto che non c'è una sentenza che addebiti alla Regione o all'Azienda ospedaliera la responsabilità dell'impianto difettoso, ma di un indennizzo, cioè di un contributo di solidarietà, dettato da ragioni di partecipazione umana e sensibilità istituzionale verso persone e  famiglie duramente provate da una vicenda dolorosissima e sconcertante». Facendo proprie le conclusioni della commissione tecnica costituita a primavera, la Giunta regionale ha definito i criteri di riparto degli 850mila euro stanziati con il collegato al bilancio 2019, a titolo di solidarietà verso le famiglie delle vittime delle valvole difettose: ai dieci pazienti oggi in vita saranno corrisposti 60.714 euro in due tranches (tra il 2019 e il 2020), mentre per ciascuna delle altre due posizioni, riguardanti gli  eredi dei due deceduti in correlazione allo sfortunato impianto la quota di indennizzo di solidarietà sarà raddoppiata, pari a 121.428 euro, in considerazione del bisogno più rilevante di un nucleo che ha perso il genitore capo-famiglia. Per tutti i 12 destinatari la concessione del contributo è condizionata alla rinunzia ad eventuali contenziosi pendenti con l'Azienda ospedaliera di Padova. 
«Troppo poco - lamenta a caldo Margherita Sambin, vedova di Antonio Benvegnù di Albignasego, cui appunto sono stati destinati 121mila euro -, io e mia figlia non riusciamo a stare dentro con i conti, a fronte di un risarcimento iniziale di circa 200mila euro, poi chiesti indietro, cui bisogna aggiungere le spese legali da noi sostenute. Peraltro dell'avvenuta ripartizione non ci ha avvisato nessuno, né la Regione né il nostro avvocato». Le valutazioni della commissione tecnica regionale, argomenta dal canto suo Lanzarin, «hanno consentito di individuare i destinatari e di ripartire il contributo regionale secondo criteri omogenei, riconoscendo una priorità a quei nuclei familiari che hanno perso il capofamiglia. Ricordo che quello regionale è un intervento di natura sociale, a titolo di equo indennizzo, verso famiglie a cui il corso giudiziario della vicenda ha revocato, a distanza di anni, le somme inizialmente corrisposte dall'Azienda ospedaliera di Padova, in via provvisionale, a titolo di risarcimento. Quel risarcimento non era dovuto hanno stabilito le sentenze della magistratura perché né l'Azienda né i suoi medici erano a conoscenza e quindi non potevano essere considerati responsabili del malfunzionamento di valvole di cui allora non si conoscevano i difetti di fabbricazione».
La proposta di assegnazione del fondo passa ora al vaglio della quinta commissione del Consiglio regionale, che valuterà criteri, modalità ed effetti del provvedimento. 
Federica Cappellato
Ultimo aggiornamento: 12:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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