Assalto in villa a Ferragosto: noto albergatore legato, picchiato e rapinato

Sabato 17 Agosto 2019 di Monica Andolfatto
Assalto in villa a Ferragosto: noto albergatore legato, picchiato e rapinato
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JESOLO (Ve) - Lo hanno sorpreso a letto. Gli hanno ordinato di consegnargli le chiavi della cassaforte. Lo hanno legato mani e piedi e picchiato a calci e pugni. Lui ha tentato di negare l’esistenza di un qualsiasi forziere. Ma loro non ci hanno creduto: alla fine ha dovuto cedere indicando dove fosse collocato. Ma le chiavi davvero non le aveva. Ha temuto il peggio: erano decisi, violenti, feroci. Quando lo hanno rinchiuso in una stanza non sapeva che fine avrebbe fatto. Ha sentito un forte rumore: era quello del martello perforatore con cui hanno sradicato la cassaforte dal muro e con la quale si sono dileguati. All’interno contanti per 15mila euro. È la cronaca della rapina in villa di Ferragosto che si è consumata a Jesolo. Vittima un albergatore di 55 anni. La sua famiglia gestisce dalla metà degli anni 90 un hotel "4 stelle" fronte mare. Sia cui che i congiunti più stretti sono sotto choc e, pur accettando di parlare, ci chiedono di non indicare generalità e nome dell’hotel: sono spaventati, disorientati, impauriti. Non è la prima rapina che subiscono tanto che arrivano ad affermare: «Stiamo pensando di andarcene definitivamente da Jesolo».
L’incubo fra le pareti domestiche si è materializzato attorno all’una dell’altra notte, quella mercoledì e giovedì. Il 55enne a distanza di quasi due giorni è visibilmente provato. Ancor più psicologicamente che fisicamente. È stato lui a chiedere aiuto alla polizia non appena è riuscito a liberarsi. Era andato a dormire da poco nella villetta di famiglia in una zona residenziale all’ingresso della rinomata località turistica balneare. Erano in tre vestiti di scuro, travisati: con ogni probabilità dell’Europa dell’Est, giovani o così gli sono sembrati, uno parlava abbastanza bene l’italiano e pareva essere il capo. Sono entrati forzando una finestra e se li è ritrovati in camera. Volevano sapere della cassaforte e volevano le chiavi. Ma lui non le aveva, non le ha. Lo hanno immobilizzato e alla fine ha dovuto rivelarne l’ubicazione. A quel punto lo hanno lasciato in una stanza, assicurandosi che non avesse con sé il cellulare. Poi, come detto, hanno divelto la cassaforte dalla parete con una attrezzo da muratori e l’hanno caricata in auto per poterla scassinare con tutta calma.
LE INDAGINI
Sul posto sono arrivati gli uomini del locale commissariato ai quali il 55enne ha raccontato tutto quello che ricordava. Nell’immediato sono scattate le ricerche in tutta l’area, ma ormai la banda aveva già fatto perdere le proprie tracce. Raccolta la testimonianza sofferta dell’uomo che è stato accompagnato al pronto soccorso per essere medicato, è stata la volta degli esperti della Scientifica: dai lievi si spera di ricavare qualche indizio utile alle indagini anche se l’impressione è che ad agire siano stati degli specialisti. Tra gli interrogativi anche quello della possibilità che si tratti di un furto che si è trasformato in rapina quando i malviventi so sono resi conti della presenza del 55enne. Di sicuro non è un caso che i tre avessero con sé un martello demolitore a conferma del fatto che fossero a conoscenza della cassaforte e che quindi quella che avevano deciso di colpire fosse l’abitazione di un benestante.
IL SOSPETTO
Il diretto interessato ha pochi dubbi. Non crede alle coincidenze e lega questa rapina a quella subita giusto un anno fa, nel giugno de 2018, verso l’una di notte: quella volta nella hall dell’hotel. C’era lui di turno alla reception quando ha fatto irruzione un malvivente solitario armato: voleva i soldi. Gli ha puntato l’arma contro gli ha detto «cassaforte» e lo ha colpito con il calcio della pistola in testa procurandogli una ferita medicata con sei punti di sutura. Sempre con l’arma puntata contro lo ha costretto ad aprire la cassaforte consegnandogli 19mila euro e duemila dollari in contanti. Il responsabile è stato individuato e arrestato dai carabinieri due mesi dopo. E appena lo scorso 26 luglio è stato condannato dal Gup di Venezia a cinque anni e cinque mesi di reclusione: si tratta di un 24enne di origini albanesi. A distanza appena di due settimane ecco l’irruzione nella villa di famiglia e ancora una volta in balià dei delinquenti c’è il 55enne. Una ritorsione? Un avvertimento? Domande destinate a rimanere per il momento senza risposta.

 

Ultimo aggiornamento: 18 Agosto, 15:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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