Salvini: «La maggioranza non c'è più. È crisi, ora andiamo al voto. Mi candido». Di Maio: «Prima taglio parlamentari»​ Diretta

Giovedì 8 Agosto 2019
Salvini: «La maggioranza non c'è più. È crisi, ora andiamo al voto». Di Maio: italiani presi in giro
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Dopo mesi di tweet e post, la certificazione della rottura è arrivata con un comunicato ufficiale che gli mancava solo la ceralacca. A metà pomeriggio, la Lega ha chiarito che fra gli alleati c'è una «irrimediabile distanza» e che «l'unica alternativa» all'esecutivo gialloverde sono «nuove elezioni». La palla è quindi passata nelle mani di Giuseppe Conte, che in mattinata era salito al Colle per consultarsi con il Capo dello Stato e ribadire la sua volontà di di non dimettersi ed eventualmente di parlamentarizzare la crisi. Per tutta la giornata il premier non ha fatto dichiarazioni ufficiali. Ma qual è la strada maestra per arrivare al voto lo ha detto Matteo Salvini dopo averlo incontrato a Palazzo Chigi: «Andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c'è più una maggioranza, come risulta evidente dal voto sulla Tav, e restituiamo velocemente la parola agli elettori».

A Pescara, dopo le 22, parla Salvini. «Bisogna far le cose bene, in fretta e con coraggio, bisogna sbloccare le opere pubbliche, non abbiamo bisogno di ministri che le bloccano. Non sopporto più i no, io che sono l'uomo più paziente del mondo». Così Matteo Salvini. «Siamo disposti a mettere in gioco le nostre poltrone, magari lo pensano gli altri alle poltrone, noi siamo al servizio del popolo italiano». E poi. «Noi guardiamo avanti e chiediamo agli italiani la forza di prendere in mano questo Paese e salvarlo, riportarlo dove i nostri nonni lo avevano lasciato». Lo ha detto Matteo Salvini dal palco di Pescara. «Deputati e senatori alzano il culo e vengano in Parlamento, anche la settimana di Ferragosto, se serve. Chi non viene è perché vuole tenersi la poltrona. I parlamentari della Lega sono pronti a venire in Aula lunedì e poi anche sabato e domenica». E infine. «Chiedo agli italiani se vogliono darmi pieni poteri per fare le cose come vanno fatte», ha detto Salvini parlando con i giornalisti al termine del comizio a Pescara. «Se mi candido premier? Quello sicuro», ha risposto ancora il vicepremier.


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Se così sarà, «noi siamo pronti», ha detto il leader del M5sLuigi Di Maio. Insomma, Salvini ha scelto la meta. E Conte potrebbe aver indicato la strada, chiedendo di far arrivare la crisi in Parlamento, di non far cadere il governo via comunicato, ma per un voto di sfiducia in Aula. «Salvini ha fatto cadere il governo che ha fermato gli sbarchi, ridato lavoro, votato la legge anticorruzione, fatta quota 100» e «lo ha fatto cadere perché ha messo i sondaggi davanti agli interessi del paese, nella storia questo si paga gli italiani che non sono sprovveduti» ne terranno conto. Così il leader M5S Luigi Di Maio al Tg1. Salvini fa cadere il governo «che aveva dato una nuova speranza contro il sistema in questo paese». 

«Con le elezioni di ottobre ci sarà un governo che si insedierà a dicembre» e questo probabilmente «farà aumentare l'Iva». Così il leader M5S Luigi Di Maio al Tg1 ribadendo che «noi siamo pronti per il voto» ma il tema è «il senso di responsabilità». «Si sta buttando giù un governo che aveva dato speranza al Paese.

Salvini è venuto a Roma per fare questo dopo essere stato due settimane in spiaggia». Lo ha affermato Luigi Di Maio parlando al Tg1. Il vicepremier chiede quindi un atto di coraggio ai parlamentari affinché la prossima settimana vengano in parlamento per completare l'iter del provvedimento che taglia i parlamentari del 50%.
 




Ora spetta al Quirinale gestire le prossime mosse di questa complessa partita a scacchi, che si apre pochi giorni dopo la chiusura di Camera e Senato per la pausa estiva. «Se riapriamo le Camere per la parlamentarizzazione» della crisi, ha avvertito Di Maio, «cogliamo l'opportunità di anticipare anche il voto» sul taglio dei parlamentari«. La giornata è stata un susseguirsi di incontri e vertici. Luigi Di Maio ha convocato i suoi capigruppo. Il Presidente della Camera Roberto Fico è salito al Colle. Ma i vertici più significativi sono stati quelli della mattina, al Quirinale, fra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte, e quello del pomeriggio, a Palazzo Chigi, fra Salvini e il presidente del Consiglio.

La scansione temporale fa pensare che il secondo sia stato la conseguenza dell'esito del primo. Dopo l'incontro al Colle, Conte ha ostentato tranquillità, tornando a Palazzo Chigi a piedi. Poi è stato fatto filtrare che si era trattato di »un colloquio informativo« in cui non si era parlato di »crisi e tantomeno di dimissioni«.

La visita a palazzo Chigi sembra quindi essere servita a Salvini per dire chiaro a Conte cosa la Lega si aspetti da lui. Cioè, che metta il Paese in condizione di andare al voto. La Lega non è infatti parsa intenzionata a trovare una formula diversa per costringere Conte a fare le valigie. Un modo sarebbe stato ritirare i ministri. Ma quando sono cominciate a circolare indiscrezioni di quel tipo, via Bellerio le ha smentite, aggiungendo che Matteo Salvini non aveva chiesto le dimissioni del premier. Insomma col passare delle ore il quadro si è un pò chiarito, ma ancora non è del tutto chiaro.

Anche perché, la partita ha un altro protagonista, il Movimento Cinque Stelle. Anche se, dopo il voto alle Europee, il pallino dei giochi di governo non è nelle mani dei pentastellati. Davanti alle ultime uscite di Salvini, anche i Cinque Stelle sono tornati a marcare la posizione. »I giochini di palazzo non ci sono mai piaciuti«, ha detto Luigi Di Maio. E un governo tecnico sarebbe »una follia«.

In serata, Di Maio ha provato ad apparire sereno: Giornata difficile? »Ma no, io sono tranquillo e sono al lavoro«, ha provato a smorzare il leader Cinque Stelle in serata. A rendere tutto un pò più complesso, a complicare un pò i rapporti fra i protagonisti del risiko, ci sono state le »rilevanti perplessità« messe nero su bianco dal Presidente Mattarella in una lettera inviata ai presidenti delle Camere insieme alla promulgazione del decreto »simbolo« della Lega, il Sicurezza Bis. Il Colle ha rimesso »alla valutazione del Parlamento e del Governo l'individuazione dei modi e dei tempi di un intervento normativo sulla disciplina«. Ci penseranno i prossimi.


 
 
 

Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 07:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA