Vacanza choc a Zanzibar, aggredito e rapinato a colpi di machete Foto

Mercoledì 7 Agosto 2019 di Gabriele Pipia
Enrico Bettini. Vacanza choc a Zanzibar, aggredito e rapinato a colpi di machete
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SPINEA (VENEZIA) - «Mi ha aggredito da dietro e ha tentato di strapparmi lo zaino. Io ho resistito, lui mi ha colpito con una lama. Un pugnale o un machete, non so cosa fosse. So solo che sono finito in ospedale perché ero un lago di sangue». Da quel terribile incubo sono passate tre settimane, ma la ferita sulla spalla è ancora evidente. «E’ durato tutto poco più di dieci secondi, ma non lo dimenticherò mai» racconta Enrico Bettini, trentenne di Spinea, ripensando all’angoscia di quel momento.



La brutta avventura è capitata a Zanzibar e la vittima è un giovane fisioterapista che il 16 luglio ha subìto l’assalto di un rapinatore mentre era in vacanza in quel meraviglioso arcipelago sulla costa orientale dell’Africa.
  I medici gli hanno messo trenta punti di sutura e ora per sei mesi dovrà effettuare specifici controlli del sangue per scongiurare il pericolo di malattie infettive. Passato lo spavento, Enrico può ricostruire quel terribile momento. 
«Ho fatto un viaggio in Africa con la mia ragazza – racconta -. Prima un safari in Kenya, poi la Tanzania, infine Zanzibar per qualche giorno di relax al mare. Tra le tre mete, Zanzibar avrebbe dovuto essere la più sicura e tranquilla, visto che è piena di turisti occidentali. Il giorno prima di partire abbiamo dormito in un ostello vicino all’aeroporto, a sud della capitale Stone Town. All’ora di pranzo abbiamo deciso di andare a piedi in centro città passando per una lunga spiaggia. Si trattava di una camminata di alcuni chilometri, ma non avevamo paura perché era pieno giorno e c’erano diversi pescatori locali. Evidentemente il bandito ci ha puntato e ha aspettato che fossimo isolati». 
La serenità della vacanza in quel paradiso naturale si è interrotta proprio in quel momento, alle ore 13 di un normale martedì. Il resto è il racconto di quei pochi secondi. «Stiamo camminando in un punto della spiaggia dove non c’è nessuno. Il rapinatore ci spunta alle spalle, non dice nulla e mi aggredisce. La mia ragazza inizia ad urlare per chiedere aiuto, io mi giro di scatto. Mi trovo addosso un ragazzo del posto, vestito completamente di nero. Non saprei dire niente di più sulla sua fisionomia. Lui prova a strapparmi con forza la borsa che porto in spalla, dove dentro ci sono i nostri cellulari, la carta di credito e i soldi. Io mi preoccupo solo di riprendere la borsa – prosegue Enrico -, lui nella colluttazione agita le braccia. In mano tiene un pugnale o forse un machete, di sicuro la lama è bella lunga. In quei secondi concitati mi colpisce ferendomi alla spalla e alla mano e mi provoca altri tagli meno profondi. Io riesco a tenere la borsa, lui scappa. Forse si è pure spaventato perché non si aspettava di vedere tutto quel sangue». 
A soccorrere il trentenne di Spinea e la sua fidanzata è stata una donna del posto, che si è subito preso cura di loro accompagnandoli in auto all’ospedale della capitale. Enrico è un fisioterapista esperto, che ha lavorato molti anni in ambito calcistico e ora lavora in una clinica di Mestre: ha capito subito che quella ferita alla spalla era molto grave. «Ho raccontato ai medici ciò che mi era successo. Grondavo di sangue perché il taglio era molto profondo e mi ha lacerato il muscolo. Sono serviti una trentina di punti di sutura - spiega - ma è andata bene perché all’inizio ho temuto di perdere le funzionalità del braccio». Temeva anche di non riuscire a prendere in tempo il volo di ritorno, alle sei del mattino seguente. «Invece alla fine ce l’abbiamo fatta - racconta - ed è stato importante poter tornare subito a casa e superare lo shock». Dopo dieci giorni di totale riposo, Enrico ha da poco ripreso a lavorare. Riguarda spesso le foto di quei luoghi mozzafiato, cercando di dimenticare quelle ultime terribili ore. 
Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 23:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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