Mulino Pizzon, l'ombra della 'ndrangheta dietro l'ultima gestione e il rogo

Sabato 27 Luglio 2019
Il Mulino al Pizzon
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FRATTA POLESINE -  Un passaggio burocratico, nell’ambito del rilascio di un’autorizzazione amministrativa, che solitamente è una pura formalità. Ma che in questo caso, ha scosso la tranquillità di Fratta Polesine sollevando ombre e sospetti sull’ultimo gestore del Mulino al Pizzon, Dino Grandi, originario di Bolzano, ma residente a Castagnaro, giù in provincia di Verona ma a due passi dal confine polesano di Badia, che avrebbe rapporti con esponenti di personaggi di spicco della ‘ndrangheta.  
INTERDITTIVA ANTIMAFIA
Secondo quanto messo nero su bianco dal nuovo prefetto di Verona Donato Carfagna, nell’interdittiva antimafia firmata a maggio, Grandi sarebbe infatti, «inserito a pieno titolo, con ruoli di fiduciario, stretto collaboratore e gestore, in diverse attività economiche imputate direttamente o indirettamente a Piserà Francesco e a suoi prestanome. In particolare la posizione del Grandi è venuta in luce nell’ambito dei procedimenti che hanno portato all’adozione di precedenti misure di prevenzione antimafia nei confronti di società e attività economiche nel settore turistico alberghiero riferite a Piserà Francesco, sorvegliato speciale e indagato per contiguità alla famiglia Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) di matrice ‘ndranghetista e in stretti rapporti con la ’ndrina alleata dei Piromalli-Molè, egemone nella Piana di Gioia Tauro, e con la consorteria ‘ndranghetista “La Rosa”, attiva nel Comune di Tropea».
INCENDIO SOSPETTO
Passaggi che gettano una luce completamente diversa e sinistra sull’incendio che lo scorso ottobre è divampato alla locanda ospitata nell’antico mulino. La causa era stata individuata in un possibile cortocircuito, con le fiamme che erano divampate minacciose, divorando parte del primo e del secondo piano e del ristorante, ma fortunatamente, grazie al massiccio intervento dei vigili del fuoco, la struttura si era salvata così come la parte dedicata all’ecomuseo. Ma, dopo essere stato dichiarato inagibile, si rendevano necessari interventi profondi di ristrutturazione a tutto l’ex Mulino. Con i relativi permessi. Locanda e ristorante hanno chiuso i battenti con la prospettiva di riaprire in estate.
L’ALLARME DEL SINDACO
Ma, proprio dalle carte necessarie per i lavori è emerso qualcosa che ha lasciato di stucco il sindaco di Fratta, Giuseppe Tasso, allarmato dalla constatazione di intrecci con famiglie mafiose che sembravano aver raggiunto anche il suo pacifico territorio. «Un quadro idoneo ad esprimere un giudizio di permeabilità all’infiltrazione della criminalità organizzata», sono le parole usate dal prefetto di Verona che ha detto di ritenere «accertata la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa» e ha per questo adottato una informazione antimafia interdittiva.
L’EX GESTORE
Senza parole il precedente gestore del Mulino al Pizzon, Maurizio Barotti, che assieme alla compagna aveva preso in mano la struttura sul Canalbianco, per circa una decina di anni. Passando poi tutto a Grandi, persona dai modi gentili, che tuttavia, sempre nell’interdittiva, si definisce come «inserito in vari contesti con funzione meramente strumentale e a fini elusivi della normativa antimafia». Passaggi che, in un contesto come quello di Fratta, non possono che lasciare sbigottiti. «In varie occasioni controllato in compagnia dei Piserà, padre e figlio – si legge ancora nell’interdittiva -, il Grandi figurava, di volta in volta, dipendente, autista, collaboratore, addetto agli acquisti, in relazione ad attività economiche nel bresciano, in territorio veronese e in Toscana nonché amministratore-proprietario in alcune società ora non più attive».
DALLA TOSCANA
E proprio dalla Toscana Grandi si era trasferito a Fratta Polesine qualche anno fa, succedendo a Maurizio Barotti nella gestione del Pizzon. Un normale cambio di gestione di un’attività storica, in una cornice bucolica, immersa nella natura e lontana da rumori e preoccupazioni cittadine. E da sguardi indiscreti.
Ultimo aggiornamento: 10:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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