Migranti, è la Slovenia ad alzare il muro: altri 40 km di filo spinato

Mercoledì 24 Luglio 2019 di Maurizio Bait
Migranti, è la Slovenia ad alzare il muro: altri 40 km di filo spinato
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TRIESTE - Sul confine fra Italia e Slovenia non si erigerà alcun muro anti-migranti, almeno per adesso, in attesa di verificare l'effetto sul campo delle pattuglie miste di polizia: troppe le polemiche esplose dopo l'ipotesi avanzata dal governatore friulano Fedriga e dal ministro dell'Interno Salvini. In compenso, in Slovenia non perdono tempo in chiacchiere e rafforzano le proprie difese lungo la loro frontiera esterna dell'area Schengen: il confine croato.
Il ministro dell'Interno sloveno, Bostajan Poklukar, ha infatti reso operativi due provvedimenti. Il primo: il distaccamento di ulteriori 35 soldati da dislocare in più punti della frontiera Schengen per affiancare gli agenti sloveni impegnati nel pattugliamento lungo il confine. Il personale di sorveglianza potrà contare su mezzi blindati come pure sull'impiego di droni per intercettare tempestivamente i tentativi di ingresso.
 
Ma è il secondo provvedimento che va sottolineato: l'esponente del Governo ha infatti precisato che se la situazione del flussi di migranti irregolari lungo la rotta balcanica non segnerà una decisa attenuazione, Lubiana rafforzerà le barriere di filo spinato già da anni collocate in varie aree e in particolare in quella istriana, per ulteriori 40 chilometri. Attualmente il filo spinato corre a una ventina di chilometri da Trieste lungo il confine fluviale della Dragogna, che separa l'Istria slovena da quella croata e con esse anche la comunità italiana che risiede sia nell'una che nell'altra repubblica.

PRIMI RISULTATI
Ma già ora i primi effetti del rafforzamento dei controlli sono eclatanti: ammontano infatti ad oltre duecento i migranti fermati da venerdì a domenica in Slovenia lungo la parte occidentale del confine con la Croazia. Secondo un comunicato della polizia distrettuale di Capodistria, dalle 6 del mattino di venerdì fino alle 6 di ieri il numero di persone che cercavano di attraversare illegalmente la frontiera è stato di 249. Per la maggior parte si tratta di cittadini dell'Afghanistan (136), del Pakistan (68) e del Bangladesh (11). Non solo: nel giro delle sole 24 ore più recenti, la Slovenia ha fermato lungo il proprio confine 59 stranieri, per lo più pakistani e afgani.
La decisione delle autorità slovene di imprimere un vigoroso giro di vite va interpretata in parallelo alla dichiarata contrarietà di Lubiana rispetto alla prospettiva, prefigurata dal ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini e dal presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, di erigere barriere sul Carso triestino e goriziano. Una contrarietà manifestata proprio a Trieste nei giorni scorsi dal più alto livello istituzionale sloveno: il presidente della Repubblica Borut Pahor, uomo di frontiera (è nato a Nova Gorica) che ha vissuto nell'infanzia l'esperienza del confine chiuso isontino, ha piuttosto richiamato la Croazia a un impegno più efficace sul confine con la Bosnia Erzegovina.
Zagabria anela ad entrare in tempi rapidi nell'area Schengen non meno che nell'area euro abbandonando la moneta nazionale (la kuna), ma proprio la tenuta dei controlli anti-migranti rappresenta un severo banco di prova in tal senso.

IL RISCHIO BOSNIA
È in ogni caso un fatto assodato che in Bosnia bivacchino svariate migliaia di migranti nell'attesa di farsi strada verso il cuore dell'Europa attraversando prima il confine croato, poi quello sloveno e infine quello dell'Italia, dove formalizzare la richiesta di asilo. La Bosnia, dove anche cronache recenti rivelano le braci del conflitto etnico che ancora cova sotto la cenere di una stabilizzazione mai accettata da troppe coscienze, rappresenta ancora una zona di particolare attenzione per i rischi di infiltrazioni terroristiche di matrice islamica. In un Paese tradizionalmente musulmano ma laico, negli anni delle guerre balcaniche e della dissoluzione jugoslava si pose perentoria la questione della dorsale verde, ossia di organizzazioni assai poco laiche che avrebbero approfittato della situazione per indottrinare la gioventù bosniaca a dispetto di una visione islamista pacifica. Un rischio mai dissipato di fronte alla perdurante instabilità del mosaico plurinazionale bosniaco.

PLAUSO DA GORIZIA
Intanto proprio da Gorizia, la città che fu Nizza dell'Est sotto l'Impero asburgico ma Berlino del Sud nel secondo dopoguerra, arriva un plauso alle decisioni slovene: il sindaco Rodolfo Ziberna, alla testa di una coalizione di Centrodestra, annuncia una lettera alla neo-presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al neo-presidente dell'Europarlamento David Sassoli per chiedere un serio sostegno dell'Unione «agli amici sloveni in questa iniziativa perché solo così si potrà evitare la costruzione di veri e propri muri lottando anche contro il vergognoso traffico di esseri umani di cui si parla ancora troppo poco». Il plauso per l'annuncio di Lubiana, spiega il primo cittadino, si spiega con la condizione geografica della città: «Ci troviamo di fronte a un confine dell'Europa e non solo di un singolo Stato». Pertanto «riuscire a bloccare l'arrivo dei migranti dalla Croazia - conclude Ziberna - rappresenta una priorità». Il sindaco è sicuro che «raggiungere tale obiettivo avrà ripercussioni positive anche sui flussi verso il resto dell'Europa».
Maurizio Bait
Ultimo aggiornamento: 11:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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