I migranti della "rotta balcanica" in arrivo alla caserma Monti

Martedì 23 Luglio 2019 di Marco Agrusti
Carema Monti, partiti in cinquanta, ma subito arrivati altrettanti
4
PORDENONE -  Le pattuglie miste, annunciate e messe in campo dal premier Matteo Salvini, in accordo con il presidente sloveno Borut Pahor, sono partite dal 1. luglio. I migranti, molto prima. E i flussi non si stanno arrestando. Anzi, il Carso continua ad essere percorso da colonne di persone, molte delle quali partite dalla Bosnia, che cercano rifugio in Friuli Venezia Giulia. E Pordenone non è una provincia esclusa dai flussi. Tutt’altro. C’è infatti un retroscena che si cela alle spalle delle operazioni che negli ultimi giorni hanno condotto alla partenza dal territorio pordenonese di 50 migranti. La caserma Monti serve in realtà ad accogliere i richiedenti asilo che arrivano dalla rotta balcanica, e non sono pochi, nemmeno dopo che il “blitz” di Salvini ha decretato l’avvio del pattugliamento misto al confine tra Italia e Slovenia.  In poche parole, il programma è questo: da Pordenone partono sì i migranti diretti in altre regioni d’Italia, ma allo stesso tempo arriva parte dei flussi provenienti dai Balcani attraverso la rotta che il Viminale aveva annunciato di voler chiudere. I numeri sono chiari: le associazioni denunciano l’ingresso in territorio italiano di 15 migranti che hanno valicato il confine domenica e di altre dieci persone che hanno compiuto lo stesso percorso ieri. 
E la conferma arriva dalla Prefettura di Pordenone, che ammette di aver aperto le porte della caserma Monti proprio ai richiedenti asilo provenienti dalla rotta balcanica. «Ci sono stati degli arrivi anche nelle ultime settimane», ha spiegato Maria Rosaria Maiorino, prefetto di Pordenone. Si tratta delle persone che una volta superato il valico non hanno trovato ospitalità nelle altre tre province del Friuli Venezia Giulia. E la riorganizzazione delle presenze alla Monti, un hub che in questi giorni ha visto partire una cinquantina di persone, serve proprio a garantire lo spazio necessario ai nuovi flussi, i quali evidentemente sono stati tutt’altro che arrestati. 
L’ANALISI
La situazione è la seguente. Nelle prossime settimane, stando a quanto filtra dalle stanze della Prefettura di Pordenone, ci saranno nuove partenze. Lo ha confermato direttamente il prefetto Maiorino. L’operazione di qualche giorno fa, quindi, non resterà isolata. «Sono previsti altri trasferimenti», è la comunicazione ufficiale arrivata dalla Prefettura. Il dettaglio riguarderà non solo l’hub dell’ex caserma Monti, ma anche i siti della cosiddetta accoglienza diffusa, quindi gli appartamenti e le residenze che si trovano sparsi un po’ in tutta la provincia di Pordenone. Nuove partenze, quindi, ma solo per far spazio ad altri arrivi, quelli della rotta balcanica che non si riesce a controllare come si pensava in un primo momento. 
Di fatto si è di fronte a una situazione complicata, anche se i giorni dell’emergenza sono lontani. Il progetto relativo al rimpatrio volontario dei richiedenti asilo stenta ancora a muovere i primi passi formali, e la macchina dell’accoglienza è ora costretta ad affrontare l’arrivo di nuove persone, ognuna portatrice di una storia tutta sua e differente rispetto a quella di chi invece viene trasferito. È una sfida che riguarda sia il sistema che deve garantire la sicurezza, sia quello che deve organizzare l’ospitalità e la cura giornaliera delle persone che richiedono l’asilo politico in Italia. 
L’obiettivo dichiarato è quello di giungere a quota 2mila migranti in tutto il Fvg (oggi sono circa 3.500), ma i trasferimenti “nascondono” l’arrivo di nuovi migranti. 
Ultimo aggiornamento: 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci