Mafia al golf club di Jesolo. I proprietari sono sotto choc: «Non sembrava un criminale»

Domenica 21 Luglio 2019
Mafia al golf club di Jesolo. I proprietari sono sotto choc
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JESOLO - «È stato uno choc dal quale non ci siamo ancora riavuti, mai avremmo pensato che Defina fosse un criminale». Accetta di parlare uno dei titolari delle quote della società proprietaria della struttura golfistica della cittadina balneare, la Jesolo Golf Estate, cordata lombardo-veneta di imprenditori con interessi nel mondo delle costruzioni di lusso e dell'ospitalità. A distanza di quattro mesi dal provvedimento del giudice che ha affidato la gestione a un commissario, dire che la situazione è quasi tornata alla normalità sarebbe troppo. «Per giorni non sono riuscito a dormire - confida - la mia famiglia è dal 1887 che ha iniziato a lavorare con il core business immobiliare distinguendosi per affidabilità, correttezza e professionalità. Proprio qui dove dieci anni fa abbiamo investito 9 milioni di euro per differenziare e dove abbiamo un piano preciso di rilancio, scoprire che avevamo la ndrangheta in casa davvero ha dell'incredibile».
 
L'incontro avviene nella club house dell'enorme complesso sportivo-turistico del Lido, in via St Andrews 2, immerso nel verde e confinante con un centro di equitazione. Appena varcato l'ingresso un dedalo di stradine che si snodano in un paesaggio che sembra tutto tranne che balneare. Prati all'inglese, aiuole curatissime, parcheggiate qui e là le caratteristiche golf buggy, le macchinine elettriche utilizzate per lo spostamento dei giocatori e della loro sacca con i ferri, magari con tanto di caddie appresso.
«Defina - riprende il filo dei pensieri - ci fu presentato dal vecchio gestore che si era trovato in forti difficoltà economiche, un bresciano specializzato nel settore del green che mai aveva avuto problemi con la giustizia. Per quanto ci riguarda Defina ha sempre pagato alla scadenza e nessuno dei nostri soci si è mai lamentato circa la qualità dei servizi erogati. Anzi. Ora il danno di immagine è incalcolabile, ma noi abbiamo la ferma intenzione di rilanciare la struttura appena terminata la gestione commissariale alla quale abbiano assicurato massima collaborazione».
Come pensate di farlo? «In tutto i modi e anche indicando un direttore di fiducia, un esperto di golf, che affianchi il commissario nominato dall'autorità giudiziaria. Lo ribadiamo, il sequestro interessa solo la società affidataria della gestione, noi come proprietari non siamo stati minimamente toccati da alcun provvedimento, ne va anche del nostro buon nome».
E infatti che la proprietà sia del tutto estranea all'infiltrazione del clan vibonese è acclarato dai riscontri investigativi. Per quasi tre anni, infatti, i carabinieri del Ros di Padova hanno tallonato da vicino la proprietà - telefoni, riscontri documentali, servizi di osservazione - è non è emerso nulla di nulla. Al contrario: l'assetto proprietario, va ribadito con chiarezza, è del tutto sano.
Allo stato attuale a incamerare i 200mila euro di affitto annuo è direttamente l'autorità giudiziaria. Il contratto siglato nell'ottobre del 2014 ha durata sei anni, con scadenza quindi nel 2020, rinnovabile di altri sei. Il personale è rimasto lo stesso e all'apparenza nulla è cambiato: tutto intorno è un viavai di soci, per la gran parte proprietari delle villette di vacanza costruite all'interno del perimetro del club. E non potrebbe essere diversamente dato che siamo nel pieno della stagione estiva.
«Mi auguro che si possa ritornare al più presto alla reale normalità. Questo campo da golf è una risorsa non solo per Jesolo e per gli appassionati. Il nostro impegno - conclude l'imprenditore - è di valorizzare al massimo peculiarità e capacità, a partire dalla realizzazione di un albergo esclusivo su 6mila metri quadrati per 18mila metri cubi. Con la volontà di essere più presenti».
m.and.

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