Tragedia di Jesolo. Il 26enne romeno alla fine confessa: «Sì, li ho speronati io»

Lunedì 15 Luglio 2019 di Giuseppe Babbo
Tragedia a Jesolo, i ragazzi morti nell'incidente: Giovanni Mattiuzzo, Riccardo Laugeni, Eleonora Frasson con Leonardo Girardi
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JESOLO -  Al guidatore della Golf gli inquirenti sono arrivati grazie alla testimonianza di una donna, che poco prima dell’incidente aveva segnalato al 112 la presenza di un’auto che procedeva in modo spericolato compiendo  sorpassi azzardati. Aveva detto anche il modello  e soprattutto il numero di targa. Un riferimento che ha poi confermato, dopo essere passata sul luogo dell’incidente. Di fronte alla Ford Fiesta rovesciata nel canale, per lei è stato naturale avvisare le forze dell’ordine.

IL RITRATTO Eleonora e Leonardo sempre insieme. Il presentimento della mamma

 
Una precisione fondamentale, che ha permesso di identificare il giovane romeno e soprattutto di sostenere le parole dell’unica sopravvissuta, che prima agli inquirenti e poi ai parenti in ospedale, ha dichiarato che l’auto sulla quale viaggiava assieme al fidanzato e agli amici «era stata speronata».

Vale a dire urtata quindi da un altro mezzo, che in questo modo avrebbe provocato l’incidente e la morte dei quattro ragazzi. Ed è da queste due testimonianze che i carabinieri della Compagnia di San Donà, assieme agli agenti della  polizia locale di Jesolo, sono partiti con le loro indagini. Fino a quando hanno identificato e rintracciato il 26enne romeno, in Italia dal 2012 e residente a Musile con la compagna.

Si tratta di Alin M.
M., che al momento dell’incidente si trovava in compagnia di un amico e stava rientrando a casa dopo una serata trascorsa a Jesolo. Una volta identificato, i militari coordinati dal capitano Dario Russo, hanno riscontrato nella sua auto dei segni compatibili con i danni dell’auto dei ragazzi. Per questo già ieri mattina è stato trasferito nella sede del comando della polizia locale di Jesolo, dove gli agenti stanno seguendo le indagini dell’incidente. Ascoltato dal comandante Claudio Vanin inizialmente avrebbe tentato di respingere ogni responsabilità. Per questo nel tardo pomeriggio, in presenza del suo legale di fiducia, l’avvocato Rodolfo Marigonda, è stato interrogato dal Pm di Venezia Giovanni Gasparini, che alla fine nei suoi confronti ha emesso un provvedimento di fermo per il reato di omicidio stradale con fuga, disponendo per l’indagato i domiciliari. Il provvedimento dovrà essere convalidato dal gip dopo l’interrogatorio che si svolgerà con molte probabilità nella giornata di domani. Incalzato dalle domande del Pm, l’indagato ha ammesso di aver toccato la vettura con a bordo i cinque ragazzi, rientrando da un sorpasso. Ma ha anche aggiunto di non essersene accorto. Per questo motivo ha fatto rientro a casa. Il suo legale sostiene che non stava viaggiando ad alta velocità (in quel tratto il limite è di 70 all’ora). 
DINAMICA Secondo i primi accertamenti, la Golf di Alin avrebbe urtato con la parte posteriore destra, il lato anteriore sinistro della vettura guidata da Riccardo Laugeni, facendola finire fuori strada. La dinamica dovrà trovare conferma dalle analisi delle due auto. Sempre il legale del 26enne ha detto che lo stesso Alin si è dichiarato disperato per l’accaduto e ha dichiarato «era meglio se morivo io». Per i reati contestati Alin rischia una pena attorno ai 10 anni di carcere. L’omicidio stradale (art 589 bis codice penale) prevede che “Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da due a sette anni”. La pena può essere aumentata fino al triplo nel caso in cui i morti siano più di uno e nel caso di fuga viene aumentata da un terzo a due terzi. E comunque non può essere inferiore a cinque anni.

Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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