Venice Investment, indagato scottante: spunta il carabiniere promotore di Gaiatto

Domenica 14 Luglio 2019 di Monica Andolfatto
Un'immagine di Fabio Gaiatto portato in Tribunale
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PORTOGRUARO - Il mago del forex e l’appuntato. Venice Investment, l’inchiesta non si ferma e apre sempre nuovi spunti investigativi. Il procuratore di Pordenone, Raffaele Tito, lo aveva detto. Ed ecco che tra gli indagati per la maxi truffa da oltre 67 milioni di euro, spunta anche il nome di un carabiniere, A.N., classe 1976, all’epoca dei fatti contestati in servizio nella stazione di Bibione e poi trasferito. Anche lui è di Portogruaro, e di Fabio Gaiatto, condannato la settimana scorsa a 15 anni e 4 mesi di reclusione per aver raggirato 2.700 risparmiatori, è amico d’infanzia. Il che certo non è un reato, ma il concorso nell’attività abusiva di raccolta del risparmio sì.
 Su A.N. l’attenzione della Guardia di finanza, che ha condotto le indagini sul trader che predicava i miracoli del mercato dello scambio di valute e razzolava per sé decine di milioni di euro, si è concentrata quando analizzando le somme bonificate da Gaiatto a suo favore i conti faticavano a tornare. Nel senso che il forte surplus non poteva essere ricondotto ai favoleggiati tassi di interesse. Uno scostamento tale che ha indotto gli inquirenti a pensare che non si trattasse di un semplice cliente, come affermato anche da Gaiatto una volta interrogato, bensì di un vero proprio e collaboratore se non addirittura di un procacciatore di contatti. Dal controllo dei gestionali della Venice, sono due le posizioni riferite al 43enne in divisa, con investimenti da 76mila euro e da 15mila con relative uscite da 146mila e di 23mila euro, per un rendimento complessivo di circa 80mila euro. Ma non è finita qui. Perché è dagli accessi ai conti correnti bancari tramite rogatoria internazionale - Gaiatto aveva spostato le società a Londra e in Croazia - che emergono bonifici di Gaiatto a favore di A.N. di circa 310mila euro, e di 100mila euro: quest’ultimo eseguito nel luglio del 2017.
Quando cioè il sistema aveva cominciato a scricchiolare sotto i colpi di gruppi autogestiti di investitori preoccupati dal fatto che non solo non si vedevano più accreditati gli interessi promessi, ma non riuscivano nemmeno a rientrare in possesso del capitale affidato all’intermediatore finanziario. Che il carabiniere rivestisse il ruolo di promotore lo confermerebbero anche le dichiarazioni di diversi clienti di Venice - fra cui non mancano colleghi di lavoro, non solo parigrado - che hanno affermato che è stato A.N. ad avvicinarli e a proporre loro di investire nel forex targato Gaiatto, ponendosi quasi come una sorta di garante della bontà della transazione e occupandosi anche della sottoscrizione dei contratti di volta in volta stipulati. Più di una persona verbalizzata dalle Fiamme gialle, inoltre si riferisce al carabiniere come un “assistente” di Gaiatto, che lo accompagnava spesso in Croazia e che gli gestiva anche le piattaforme digitali. Un appartenente all’Arma ha detto che è stato il collega a portarlo nell’ufficio di Gaiatto a Portogruaro e che quest’ultimo gli aveva assicurato, quando espresse dei dubbi sulla veridicità dell’operazione, che lui non avrebbe mai potuto truffare chicchessia vivendo con la famiglia in città e avendo amici e parenti nello stesso luogo. Risultanze concordanti e convergenti che hanno messo nei guai A.N. il quale è stato sottoposto, mesi fa, a perquisizione domiciliare. Le indagini sul suo conto non sono ancora chiuse e la Procura di Pordenone sta ancora valutando la posizione del militare dell’Arma.
Ultimo aggiornamento: 10:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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