Un vero e proprio
scandalo, che magari non avrà le stesse proporzioni del Datagate, ma che potrebbe comunque far discutere. Se il caso della
raccolta illecita di dati che ha coinvolto Facebook, il social network più popolare e utilizzato in tutto il mondo, aveva messo in luce veri e propri abusi ai danni degli utenti, quello che ha colpito gli
smartphone con sistema operativo
Android probabilmente sarà più circoscritto, ma non meno grave.
Come spiega CNET, l'Istituto internazionale di scienze computazionali ha condotto uno
studio su più di
88mila app, scoprendo che almeno 1325 di queste avevano
raccolto dati di ogni genere anche
senza il consenso esplicito degli
utenti di
Android. I ricercatori dell'Icsi hanno monitorato con attenzione decine di migliaia di app disponibili su
Google Play, scoprendo i vari modi in cui la raccolta di dati e informazioni avveniva in modo chiaramente illecito.
Attraverso strumenti occulti, molte app riuscivano a raccogliere dati di ogni genere sugli utenti: dai contatti nella rubrica fino ai metadati presenti nelle foto, passando per le connessioni wi-fi, i luoghi visitati e gli interessi dei vari utenti. Serge Egelman, un capo-ricercatore dell'Icsi, ha illustrato uno scenario allarmante di fronte alla Commissione federale per il Commercio degli Stati Uniti.
«I consumatori non hanno abbastanza strumenti per controllare con efficacia la loro privacy» - ha spiegato Egelman - «Se gli sviluppatori delle app riescono ad aggirare così facilmente ogni norma, imporre il consenso degli utenti è una mossa decisamente poco efficace». Intanto, i ricercatori dell'Icsi hanno fatto sapere di aver informato del caso Google già nell'autunno scorso: il colosso di Mountain View, dal canto suo, ha annunciato che col nuovo sistema operativo Android Q, in arrivo nei prossimi mesi, episodi simili non dovrebbero ripetersi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA