Carola Rackete querela Salvini: «Chiudere i suoi social». La replica: «Ridicolo»

Giovedì 11 Luglio 2019
Carola Rackete querela Salvini: «Chiudere i suoi social». La replica: «Ridicolo»
1

Prosegue la guerra a distanza tra il Capitano e la Capitana. Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, presenterà domani alla procura di Roma una denuncia-querela nei confronti del ministro dell'Interno Matteo Salvini contestandogli i reati di diffamazione aggravata e istigazione a delinquere e chiedendo il sequestro preventivo delle pagine facebook e twitter del titolare del Viminale attraverso le quali «risultano pubblicati e diffusi i contenuti diffamatori e istigatori». 

Carola Rackete, su un gruppo Facebook insulti choc e sessismo: «Sparatele»

Neanche a dirlo, la risposta del ministro arriva subito su facebook: «la comunista tedesca - scrive sprezzante - quella che ha speronato la motovedetta della Guardia di Finanza, ha chiesto alla Procura di chiudere le mie pagine Facebook e Twitter.

Non c'è limite al ridicolo. Quindi posso usare solo Instagram???». Nell'atto, la giovane sottolinea che le esternazioni di Salvini sul caso Sea Watch, «lungi dall'essere manifestazioni di un legittimo diritto di critica, sono state aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti e indiretti». Carola Rackete cita quindi le espressioni offensive del ministro: «sbruffoncella», «fuorilegge», «delinquente», autrice di un atto «criminale», responsabile di un tentato omicidio in quanto avrei «provato a ammazzare cinque militari italiani», «complice dei trafficanti di esseri umani» etc«. Interventi che sono, accusa, »un puro strumento propagandistico e istigatorio di un 'discorso dell'odiò, che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale«. 
 
 

Affermazioni, aggiunge, che »non solo hanno leso gravemente il mio onore e la mia reputazione, ma mettono a rischio la mia incolumità, finendo per istigare il pubblico dei suoi lettori a commettere ulteriori reati nei miei confronti«. »Le espressioni di Salvini - si legge ancora nella querela - non possono certo inquadrarsi nella categoria della critica politica. Non sono una politica, non rivesto alcun ruolo pubblico, men che meno sono un'avversaria partitica del Ministro. Sono una privata cittadina europea. La rilevanza pubblica nazionale di un avvenimento non può giustificare la violazione del rispetto della verità e della persona umana«. Le parole del ministro hanno »prodotto a catena una serie innumerevole di messaggi diffamatori dei suoi seguaci, nei quali vengo definita: 'quella puttana tedescà ; 'quella donna vacca, più che portarli in salvo se li scopava uno per unò; 'se una nasce vacca muore vaccà«. C'è poi una foto pubblicata da Salvini che »lo ritrae insieme a un gruppo di donne che svolgono le funzioni di agenti di polizia; sotto la stessa compare la mia fotografia con la scritta 'una criminalè.

Un'immagine che assume la connotazione di una segnalazione pubblicata e rimandata dai manifesti dei ricercati (Wanted) e mi indica come bersaglio di condotte minacciose, ingiuriose e diffamatorie, quando non violente«. Da qui la richiesta del sequestro preventivo delle pagine social del ministro che, osserva citando una sentenza della Cassazione, »vanno oscurati nell'ottica di interrompere l'azione delittuosa«. E se immaginare il ministro dell'Interno senza facebook e twitter appare difficile, oggi comunque è tornato sul tema ong al question time al Senato dove, parlando dell'intervento di Alex, il veliero di Mediterranea saving humans, a favore di un un'imbarcazione di migranti, ha spiegato che »quelli non sono naufragi, ma viaggi organizzati da trafficanti di esseri umani«.

Ultimo aggiornamento: 20:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA