JESOLO - «Se dobbiamo pagare noi devono pagare anche loro». A parlare è uno dei ragazzi della baby gang che il 30 giugno hanno picchiato tre bagnini in spiaggia a Jesolo. Lui ha 17 anni, vive a Treviso ed è uno dei 15 identificati per la rissa dopo la quale i bagnini sono finiti in ospedale. Ma, ci tiene a dire, la colpa non è interamente loro: «A cominciare - precisa - sono stati i bagnini. Ci tengo a raccontare come veramente sono andati i fatti, non per "salvare la pelle" a me o ai miei amici, ma perché come noi abbiamo sbagliato e ne abbiamo pagato le conseguenze, così è giusto che anche i bagnini siano puniti».
Tutto è cominciato in mattinata, spiega, quando «in otto nostri amici dormivano in spiaggia e i bagnini si sono avvicinati per farli spostare. Uno di loro però aveva difficoltà a risvegliarsi: così i bagnini hanno cominciato a spintonarlo e poi a picchiarlo. Erano quattro contro uno, lui era pieno di sangue, abbiamo dovuto chiamare la polizia».
Quando sono arrivati, gli agenti hanno consigliato al ragazzo malmenato di andare in ospedale e denunciare. Ma lui, insieme ad altri amici chiamati a raccolta, ha preferito vendicarsi. Il resto è il racconto della rissa a seguito del quale tre bagnini sono finiti in ospedale. «Mi dispiace solo di aver rovinato la giornata alla gente in spiaggia. Ma non possiamo pagare solo noi».
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