Affitti troppo alti: in Calmaggiore chiude anche il negozio di scarpe Bata

Mercoledì 26 Giugno 2019
Treviso. Affitti troppo alti: in Calmaggiore chiude anche il negozio di scarpe Bata
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TREVISO - Impossibile trovare un accordo sull'affitto. Così Bata, storico brand di calzature e borse, chiuderà il prestigioso punto vendita di Calmaggiore il 9 luglio. Un vuoto importante e impegnativo nella strada dello struscio. E una nuova serranda abbassata nel cuore della città. Dopo Furla, Sisley e Stefanel, ecco l'addio di Bata, che conferma la debacle del settore abbigliamento e calzatura e conferma l'adagio secondo cui gli unici esercizi in attivo siano bar e ristoranti. L'ennesima chiusura sollecita la partenza del progetto Urbecom che prevede un bando con incentivi negli affitti per gli imprenditori che intendano aprire in centro storico ma anche nei quartieri. 
IL PIANO«Stiamo mettendo a punto le ultime cose ma per i primi di agosto il bando sarà pronto» fa sapere Federico Capraro, nuovo presidente Ascom. Il tempo però stringe. E le chiusure si moltiplicano. Bata, conosciuto marchio di scarpe, giubbotti e borse, aveva aperto in Calmaggiore 4 anni fa. Una scommessa vincente in prima battuta. Scaduto però il contratto, al momento del rinnovo la proprietà ha rilanciato con un affitto impossibile da sostenere. E il marchio ha deciso di fare le valigie. Uno scacco anche per la città che, proprio nei luoghi di maggior appeal, inizia a vedere sempre più vetrine vuote. E, nonostante gli incentivi messi in atto da Federmoda Treviso, la crisi riguarda sempre più il settore dell'abbigliamento. Ed ecco il saldo: a Treviso le attività di piccolo raggio, definite nella formula di negozio di vicinato, sono 1421. 21 in più dello scorso anno. Di queste poco più di 1000 di tutte le categorie merceologiche escluse gli alimentari (che sono 384). A fronte di 554 bar, pizzerie e ristoranti. 
LA SOLUZIONEPer rendere l'offerta più coerente ed equilibrata bisogna differenziare. Il campanello d'allarme? La chiusura di brand storici come Furla, Stefanel e il negozio Sisley di borgo Mazzini. E oggi Bata. Tra crisi aziendali, accorpamenti e normale turn over emerge però la necessità di puntare su altri servizi per non far implodere anzitutto il centro storico, ma poi anche i quartieri. Come si procederà quindi? Secondo l'indirizzo di Capraro «il progetto Urbecom 2019 non è il solito tavolo congiunto: per la prima volta in maniera chirurgica c'è la volontà di ridisegnare uno sviluppo commerciale per la città. Definendo vie e quadranti, necessità e categorie merceologiche. Trovando all'interno di Ascom chi voglia investire, contrattando con il Comune canoni d'affitto. La disposizione dei negozi nei centri commerciali non è casuale. Useremo questo tipo di indirizzo anche per la città». Se le associazioni di categoria mettono a disposizione relazioni contatti e know how, il Comune ha deciso di rendere disponibili subito 150 mila euro in incentivi. Molte le richieste, ma il protocollo non è ancora pronto. Si attende anche l'apertura di un dialogo con i proprietari degli immobili, sempre più spesso incuranti delle reali difficioltà del commercio intra moenia. 
E. Fil. 
Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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