Scoprono che il figlio è gay e lo rapiscono. Sparito in Bulgaria

Mercoledì 26 Giugno 2019 di Lino Lava
Scoprono che il figlio è gay e lo rapiscono. Sparito in Bulgaria (Photo by Madalena Veloso on Unsplash)
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PADOVA - L'unica colpa del ventenne è di essersi scoperto gay. E di aver scelto di vivere con un coetaneo, compagno di università. I genitori non hanno accettato la sua colpa. Sono una coppia bulgara, venuta nel padovano a cercare fortuna e dare una vita migliore al loro ragazzo. Con un complice lo hanno rapito e portato di nascosto in Bulgaria, dove non si sa più niente del ventenne. Prima di andarsene hanno malmenato il compagno del figlio, il quale non voleva lasciarlo. Adesso devono fare i conti con la giustizia del Paese dove avevano portato le loro speranze. Sequestro di persona, violenza privata e lesioni. Sono queste le accuse che il pubblico ministero Sergio Dini contesta alla coppia bulgara e al loro complice. Il magistrato ha concluso le indagini e  chiede il rinvio a giudizio dei tre indagati. I genitori del ventenne sono entrambi quarantaquattrenni, mentre il complice è un serbo quarantunenne, scomparso anche lui da territorio italiano. 

LA CASA
Una decina di anni fa la coppia bulgara si era sistemata nell'Alta Padovana, dove avevano trovato casa e lavoro. Il loro ragazzo aveva frequentato le scuole italiano e, con tanto orgoglio, aveva deciso di iscriversi all'Università di Padova. Ebbene, doveva studiare. I genitori avrebbero fatto qualsiasi sacrificio per quel figlio. Gli avevano trovato una stanza in un appartamento di studenti perché frequentasse regolarmente le lezioni. È nato tutto tra le quattro mura di quella stanza dove studiava per laurearsi. 
Si è innamorato di un compagno di università italiano, che divideva lo stesso appartamento. I due ragazzi non si sono amati di nascosto. La loro unione era alla luce del sole, e la conoscevano anche le famiglie. I genitori italiani hanno lasciato la libertà al figlio, quelli bulgari non si sono mai espressi. Ma il ventenne si era illuso di poter vivere liberamente la sua vita. Fino al 16 maggio 2016. 

IL RAPIMENTO
Era di pomeriggio quando la coppia bulgara e il complice serbo si sono presentati nell'appartamento di Padova dove viveva il figlio. Quell'irruzione era stata preparata da mesi. I genitori avevano lasciato il lavoro e la casa. E in auto avevano tutto, sarebbero partiti per la Bulgaria, lasciando l'Italia. Il ventenne si è trovato nella sua stanza i genitori e il loro complice infuriati. Gli hanno ordinato di prendere le sue cose. Lui non voleva. Le ha raccolte la madre. Il giovane urlava, non voleva andarsene. Ed era aggrappato al compagno che lo tratteneva per non lasciarlo portare via. 

Il padre e il complice serbo lo hanno trascinato fuori della stanza. È stata una lotta violenta, tra urla, spintoni e minacce. I compagni di appartamento erano sconvolti e hanno chiesto l'intervento delle forze dell'ordine. Ma il padre bulgaro e il complice serbo seguivano delle mosse preparate da mesi. Quanto è durata la violenza nei confronti dei due ragazzi? Un tempo infinito, secondo i testimoni. Ma in pochi minuti il ventenne era già stato caricato nell'auto con tutta la forza dai due uomini stranieri. Il compagno del giovane non è riuscito ad uscire da quella stanza maledetta. Mentre raccoglievano le cose del rapito è stato tenuto bloccato in un angolo e minacciato di morte. Ma era fuori di sé, non voleva che gli portassero via il compagno. Allora lo hanno malmenato. Lo hanno colpito violentemente al volto, causandogli delle contusioni. E alle braccia, che usava per trattenere il compagno. I medici del pronto soccorso gli hanno riscontrato lesioni. La macchina dei sequestratori è riuscita a partire in fretta, prima dell'arrivo delle forze dell'ordine. E di quel ventenne non si più saputo nulla. 
Lino Lava 
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