Single. In settecento al Santo per l'anima gemella: «Cerco persone buone»

Domenica 23 Giugno 2019
Single. In settecento al Santo di Padova per trovare l'anima gemella: «Cerco persone buone»
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PADOVA - Oggi invocano Sant'Antonio con la preghiera, domani sperano di venerare San Valentino con le opere. Sono gli aspiranti innamorati, popolo di richiedenti asilo affettivo tra le altrui coronarie, ritrovatisi ieri pomeriggio all'ombra delle cupole della Basilica antoniana di Padova. Uno tsunami di cuori assetati alla ricerca dell'altra metà della mela, il quadruplo rispetto alle aspettative dei Frati organizzatori: oltre settecento, a battere nel petto di uomini e donne tra i venti e i cinquant'anni, studenti, laureati, ingegneri, casalinghe, disoccupati, architetti, insegnanti. Uno spaccato di società quotidiana, cui l'amore ha momentaneamente voltato le spalle, così tanti seduti sulle panche infilate parallele una dopo l'altra nel Chiostro della Magnolia (l'Istituto teologico, inizialmente indicato come luogo  coagulatore di desideri, non ci è riuscito a contenerli tutti), da chiedersi se questa, di Facebook, Twitter, Instagram e i loro vari rivoli informatici, non sia in realtà l'epoca degli a-social network.
I PARTECIPANTI
«Vengo da Trento, sono salita in treno stamattina, direzione Padova. Vorrei incontrare un uomo buono - confida Maristella, 32 anni, libera professionista - perché credo che solo la bontà, radicata nel profondo, possa salvarci dall'eccessiva superficialità che vedo in giro. Non ci si parla più, non ci si incontra più, si preferiscono altre strade, i messaggi, Wathsapp, i video, scorciatoie virtuali probabilmente figlie della paura dell'altro». Jeans, t-shirt, scarpe da ginnastica, infradito, camice stirate, vestiti alla moda, borse pronte a contenere storie a due. «Non sono credente, non sono praticante, frequento i centri sociali, se devo descrivermi mi definisco convintamente di sinistra - ecco Paolo, 46 anni, di Mirano - ma sento un vuoto dentro. Ed entrando nel chiostro antoniano ho provato una pace, un senso di accoglienza, come non mi succedeva da tempo». Dagli altoparlanti esce la canzone di Alessandra Amoroso, Comunque andare, preghiera laica calata tra le vite solitarie, i telefonini spenti, i volti in ascolto: «Andare perché ferma non sai stare, ti ostinerai a cercare la luce sul fondo delle cose - ripete il ritornello Veronica Lolli, milanese trapiantata a Treviso -, ecco cosa cerco, la luce. Qualcuno che accenda la mia, e io la sua».
IL RETTORE
Quasi non ci crede, padre Oliviero Svanera, rettore della Basilica, ideatore della singolare adunata, che il suo sasso gettato nello stagno delle innumerevoli proposte pastorali abbia smosso così fortemente gli animi. «La risposta è stata esplosiva! Che nella mia intuizione ci fosse un sommerso di persone che cercassero di trovare una dimensione affettiva più adeguata, quello sì me l'aspettavo ma i numeri hanno superato di molto le aspettative: evidentemente - riflette don Svanera - molti, in questi anni, hanno fatto conti sbagliati, mettendo al primo posto lo studio, il lavoro, altre esigenze. E hanno perso treni. Poi il tempo stringe, e ti presenta il conto. La crisi del matrimonio certo non aiuta, le nozze sembrano non andare più di moda, invece eccoci qui: c'è bisogno di costruire relazioni in luoghi protetti, di incontrare persone, non corpi per trarre mero godimento». Chissà che Sant'Antonio casamenteiro (in Brasile casamento significa matrimonio, spiegherà più tardi padre Joao della Casa di Spiritualità) non faccia la grazia, spalancando i cuori e accoppiandoli, con le migliori intenzioni. Pure per interposta persona. «Ventisette anni fa mi sono trasferita da Haiti a Venezia, e la prima cosa che ho chiesto è dove si venerava Sant'Antonio. È stato Lui - spiega Jessy - a farmi conoscere mio marito Agostino, che ho sposato prima civilmente poi in chiesa. Adesso sono qui per mia figlia, Jessica: non so se cerca veramente marito, ma so che non è bello rimanere soli. Lei è stata battezzata ma non crede, allora io credo anche per lei». Il pomeriggio corre veloce tra le testimonianze del Gruppo Sale nato ai Santuari antoniani di Camposampiero come occasione di incontro, amicizia e confronto per chi, per gli scherzi non solo del cuore ma anche del destino, si ritrova ad affrontare da solo l'età adulta. Poi la folla di single si sposta in Basilica per la santa messa e la preghiera del Si quaeris miracula, Se cerchi miracoli, e qui di miracoli, in quest'epoca di feroci assoli, se ne invocano assai. Il pass che ciascuno tiene al collo (Mi pare di essere a un concorso pubblico, ride il ventunenne Manuele) consente infine di ritrovarsi nel chiostro del Beato Luca Belludi per Love is all around, happy hour con la Banda musicale di Selvazzano Dentro. L'amore è tutt'attorno, e magari anche sulla via di casa. San Valentino, aspettaci.
Federica Cappellato
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Ultimo aggiornamento: 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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