​Chiesa e politica: perché sempre più cattolici fanno scelte autonome e non ascoltano le gerarchie ecclesiali

Venerdì 21 Giugno 2019
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Caro Direttore,
ho letto ed attenzione il servizio, pubblicato sul Gazzettino, relativo all'importanza decrescente del fenomeno religioso nel Nord Est. Da credente, ovviamente me ne dispiace, ma credo occorra accettarlo serenamente, così come già ci avvertiva il mai dimenticato arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, in un noto discorso. Penso poi che, chi opera in politica ed ha anche una dimensione di fede, debba saper accogliere, con maggior vigore e consapevolezza, la sfida, ben più difficile di un tempo, di collaborare con altri, da posizioni di minoranza, alla ricerca del bene comune, e ciò, più che brandendo rosari, individuando, semmai, cammini positivi che possano suscitare convergenze, almeno parziali o temporanee. Mi permetto di segnalare comunque un rischio che penso sia assai più concreto di quanto possa sembrare. Laddove l'uomo esclude Dio dal proprio orizzonte, fatalmente finisce per adorare solo gli idoli di turno (successo, denaro, benessere, ecc.) i quali, fingono di liberarlo, ma, in pratica, tendono ad impadronirsene. La traduzione storica di un simile atteggiamento ha avuto punte drammatiche, basti pensare al nazismo o allo stalinismo, concezioni politiche nelle quali l'uomo aveva assunto se stesso, come l'esclusiva misura del bene e del male. 

Fracesco Sormani

Caro lettore, 
per un numero sempre più elevato di persone la dimensione religiosa non rappresenta più un sistema di valori in grado di orientare scelte e decisioni. La fede non contribuisce più, come un tempo, a determinare un senso comune. Le conseguenze sul piano etico-sociale sono evidenti. Basti pensare al tema della vita. Oggi per settori consistenti della società la vita ha perso la sua sacralità. Da valore assoluto è diventato un bene, una proprietà individuale su cui destini, il singolo si sente in diritto di poter decidere. Questo processo di secolarizzazione e di distacco dal sacro ha modificato anche il senso e il peso della partecipazione dei cattolici alla vita politica in Italia. In almeno due direzioni. Una parte dei credenti ormai non basa più le proprie opzioni politiche sul credo professato: è cattolica nella dimensione privata, ma nella sfera politica si ritiene libera di fare scelte autonome, anche quando queste contrastano con le indicazioni delle gerarchie ecclesiali. Un'altra parte di cattolici, preoccupata da forme di relativismo che mettono in discussione i simboli stessi del cattolicesimo, guarda con favore chi invece difende e non teme di ostentare questi stessi simboli. Il successo elettorale della Lega in territori bianchi come il Veneto o la Lombardia si spiega anche così. 
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