Il business dei migranti, in 7 a giudizio. Anche due vice prefetti

Mercoledì 19 Giugno 2019 di Marco Aldighieri
Il business dei migranti, in 7 a giudizio. Anche due vice prefetti
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PADOVA - Lo scandalo sulla gestione dei migranti a Padova finisce a processo. Ieri il Gup Claudio Marassi ha spedito davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Padova, il prossimo 14 gennaio, sette imputati, mentre un ottavo ha chiesto la messa alla prova ai servizi sociali. Tutti sono accusati a vario titolo in concorso e con aggravanti dei reati di turbata libertà degli incanti, frode nelle forniture pubbliche, truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, induzione indebita, rivelazione di segreto d'ufficio e falso. Obiettivo, secondo l'accusa, l'illecita accoglienza dei migranti in particolare nell'hub di Bagnoli di Sopra e nell'ex caserma Prandina nel centro storico di  Padova tra il 2015 e il 2017. Il comune di Bagnoli voleva partecipare al processo come parte civile, ma la sua richiesta è stata rigettata. 
GLI AFFARI SPORCHILa figura chiave al centro del presunto business sarebbe quella di Tiziana Quintario, l'ex funzionaria della Prefettura incaricata della gestione dei migranti e della predisposizione di bandi e contratti. Parlando di lei, Simone Borile, l'amministrare occulto di Ecofficina (ora Edeco) dice «la mia donna in Prefettura». Sulla scorta di questo e di altri elementi, il pubblico ministero sospetta che siano stati confezionati bandi ad hoc per favorire la coop amica. Ma non solo. Il magistrato ipotizza un vero e proprio accordo finalizzato a spingere in tutti i modi Ecofficina a scapito di altre coop.
Due gli indagati illustri finiti nell'inchiesta: l'ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa (ieri presente in aula) e l'ex vice prefetto Alessandro Sallusto, ora alla Prefettura di Bologna come Tiziana Quintario. Fondamentale per le indagini è stato quanto dichiarato da Aversa nel corso del suo interrogatorio dell'ottobre dell'anno scorso nella caserma dei carabinieri di Prato della Valle. L'ex vice prefetto vicario ha dichiarato: «Ricevevamo forti pressioni dai Comuni... C'era il rischio che i Comuni potessero chiudere i centri con una ordinanza sindacale per problemi igienico-sanitari». E ancora: «La Prefettura era lasciata allo sbando. Venivamo avvisati di nuovi arrivi di migranti solo 24 ore prima dal Ministero e dovevamo per forza trovare loro una sistemazione». E quando gli è stato chiesto se la soluzione migliore al problema fosse la cooperativa Ecofficina (ora Edeco) con il suo responsabile Simone Borile, l'ex vice prefetto vicario Aversa ha ammesso che «...in quei frangenti Ecofficina era la soluzione...»
LE INTERCETTAZIONIBorile, sempre per l'accusa, aveva creato una eccezionale rete di informatori, tra i quali ci sarebbe stato anche il vice prefetto Sallusto. Indicativa è l'intercettazione telefonica del 12 luglio del 2016 tra quest'ultimo e Borile. Il vice prefetto parla al cellulare: «Domani alle 15 ci sarà un'ispezione dell'Ulss a Bagnoli e ci sarò anche io». Poi chiede a Borile: «Dove sono gli otto migranti con la varicella?». Borile: «Sono tutti in infermeria». Sallusto: «E alla Prandina avete qualche malato di varicella?». Borile: «Solo una donna». Alla fine della telefonata con il vice prefetto, Borile allerta la responsabile della ditta delle pulizie e coordina altri lavori da fare eseguire. Ancora, per l'accusa Sallusto avrebbe avvisato Sara Felpati anche di una ispezione all'ex caserma Prandina. E la moglie di Borile avrebbe messo in ordine prima dell'arrivo degli ispettori.
I MEDICINALIUn business tutto in famiglia. Simone Borile, sempre per l'accusa, grazie ai migranti riusciva a fare intascare migliaia di euro al mese anche ai parenti più stretti. Una vera macchina per fare soldi. L'allora Ecofficina, quale gestore dei servizio di accoglienza, doveva assicurare anche l'assistenza sanitaria agli ospiti. L'autorità sanitaria prescriveva farmaci per curare i migranti, per un ammontare mensile di oltre 5 mila euro. La cooperativa gestita da Borile, per l'acquisto delle medicine si rivolgeva alla parafarmacia Felfarma di Battaglia Terme: consigliere e presidente del Cda della parafarmacia è Sara Felpati, moglie di Borile, e nel negozio lavora Chiara Felpati, la cognata. 
Marco Aldighieri
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