Edith e Luca scomparsi da 6 mesi, dal Burkina: «Sono vivi»

Sabato 15 Giugno 2019 di Gabriele Pipia
Edith e Luca, scomparsi in Burkina
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VIGONZA «Luca Tacchetto ed Edith Blais sono vivi». Lo ritiene il governo del Burkina Faso, lo credono anche la mamma della ragazza canadese e l’uomo francese che ha passato l’ultima serata con loro. A sei mesi esatti dalla scomparsa della coppia nel cuore nell’Africa, sono tanti gli elementi che rafforzano l’ipotesi di un rapimento e lasciano supporre la presenza di una delicata trattativa in corso. 
 
L’ultimo contatto con Luca ed Edith risale alle 23.57 del 15 dicembre 2018. Ristorante “Le bois d’Ebene”, città di Bobo Dioulasso, nord del Burkina Faso. L’architetto padovano Luca Tacchetto beve una birra, ascolta musica dal vivo e si gode il proprio viaggio dei sogni. Accanto a lui c’è la compagna canadese Edith Blais. Hanno guidato una Renault Megane per diecimila chilometri, sognando di dormire nel deserto e di lavorare come volontari in un villaggio. «Va tutto bene, siamo in un locale a vedere un concerto» scrive il trentenne ai genitori su WhatsApp. Sarà l’ultimo contatto con la famiglia prima di sparire nel nulla. 
LE TESTIMONIANZE
Da quel maledetto sabato sera sono passati 182 giorni e i ritmi dei balli africani hanno lasciato posto ad un inquietante silenzio. Che fine hanno fatto Edith e Luca, inghiottiti da un mistero ancora senza soluzione? «Credo che siano vivi, così ci è stato detto. Ma non abbiamo altre informazioni su di loro. Io continuo ad essere fiduciosa e aspetto notizie dal mio governo» sospira la signora Jocelyne, madre della ragazza, impaziente davanti a quelle lancette che scorrono così lente. 
«Qui tutti pensano che si sia trattato di un rapimento e che i due ragazzi siano stati portati in Mali. Serve pazienza, anche secondo me sono vivi» aggiunge con tono deciso Robert Juilloteau, pensionato francese trapiantato in Burkina, l’ultimo testimone del loro viaggio. A Vigonza l’ex sindaco Nunzio Tacchetto e la moglie Rosanna aspettano che il display del cellulare si illumini e che da Roma arrivino buone notizie. I genitori di Luca sono in costante contatto con l’unità di crisi della Farnesina. «Lasciamo lavorare gli esperti» è la frase ripetuta come un mantra.
LE RASSICURAZIONI
«Abbiamo elementi per affermare che i due ragazzi sono vivi e che non sono più nel nostro Paese. Da parte nostra c’è la massima attenzione sulla vicenda» ha spiegato lo scorso aprile il ministro della Comunicazione del Burkina, Rémis Dandjinou. Ora emerge che nei giorni successivi a quella dichiarazione l’ambasciatore italiano Andrea Romussi e il suo collega canadese hanno incontrato i rappresentanti del governo burkinabè ottenendo conferme e rassicurazioni in questo senso. Il silenzio di questi mesi, dunque, potrebbe essere dovuto ad una delicata trattativa in corso. Una trattativa in cui servono pazienza, esperienza e capacità diplomatiche. 
La Procura di Roma, intanto, tiene sempre aperto il fascicolo per sequestro di persona. Il caso è in mano al pm Sergio Colaiocco, lo stesso magistrato che ha indagato sul delitto di Giulio Regeni e su molti altri misteri all’estero. Fin da subito ha preso corpo la pista del rapimento di matrice jihadista. L’ipotesi è supportata dal crescente numero di attacchi sferrati negli ultimi mesi nei confronti dei turisti occidentali e dei simboli cristiani. 
LE INDAGINI
Per fare luce sul caso-Tacchetto il governo italiano ha messo in campo i servizi segreti: l’impegno degli 007 è citato nella relazione annuale al Parlamento sull’attività dell’intelligence. A ipotizzare che i due ragazzi siano finiti nelle mani dei rapitori e portati in Mali è stata due mesi fa anche “Human Rights Watch”, Ong nota a livello internazionale per i propri dossier. L’organizzazione non governativa ha citato il caso dell’architetto di Vigonza (calciatore della squadra degli amatori di Tombelle) all’interno di un report lungo 46 pagine in cui vengono denunciate «le atrocità degli islamisti armati e delle forze di sicurezza nella regione del Sahel in Burkina Faso». Negli ultimi giorni si è attivato anche il sito internet Africa ExPress annunciando l’intenzione di lanciare una raccolta fondi per spedire nel continente nero una propria squadra di investigatori. 
I PERICOLI
Il Burkina Faso è considerato un Paese ad altissimo rischio e la Farnesina sconsiglia viaggi a qualunque titolo. Nell’area del sud-Sahel i rapimenti sono frequenti e ad agire in prima battuta spesso sono bande locali, pronte poi a consegnare gli ostaggi ai gruppi estremisti. Per la liberazione dei prigionieri a volte ci vogliono diversi mesi se non addirittura anni: lo dimostra l’angosciante storia dell’imprenditore bresciano Sergio Zanotti, sequestrato in Siria nel 2016 e rilasciato solamente due mesi fa. In Italia e in Canada nessuno perde la speranza di riabbracciare Luca ed Edith. Nemmeno a sei mesi di distanza.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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