Maternità, ci sono nuove speranze per le pazienti oncologiche

Lunedì 10 Giugno 2019
Maternità, ci sono nuove speranze per le pazienti oncologiche
PORDENONE - Cresce la domanda di fecondazione medicalmente assistita in provincia di Pordenone, soprattutto di quella eterologa, ossia con donazione di ovociti o seme maschile. Mentre continuano a calare le nascite e si sposta sempre più in là il momento in cui si inizia a pensare al primo figlio, sale la richiesta di criopreservazione degli ovociti da parte di giovani donne che devono sottoporsi a terapie oncologiche.
 
Pordenone ha svolto una funzione pionieristica in questo settore: è stato il primo capoluogo del Friuli Venezia Giulia (prima regione in Italia ad attivarsi in questo senso) che, con costi a carico del servizio sanitario regionale e grazie a una normativa ad hoc, ha garantito la gratuità delle procedure e dei farmaci, piuttosto costosi, per preservare la fertilità di donne e uomini colpiti dal cancro. In forza di questo primato il Santa Maria degli Angeli ha ospitato un evento dedicato alla preservazione della fertilità nei pazienti oncologici, al quale hanno preso parte alcuni tra i maggiori esperti in ambito italiano. 
«Stiamo registrando un graduale aumento di richieste di criopreservazione degli ovociti, passate da 2 casi all'anno nel 2012 a più di 20 pazienti nel 2017, che viene assicurata velocemente grazie ai nuovi protocolli spiega Francesco Tomei, direttore della Struttura operativa di Procreazione medicalmente assistita della Aas 5. Congelare gli ovociti prima di iniziare un percorso di chemioterapia o di radioterapia è importante, perché può dare la possibilità a queste donne di avere un bambino da fecondazione omologa dopo il cancro, senza dover necessariamente ricorrere all'ovodonazione. Stiamo inoltre attivando la criopreservazione del tessuto ovarico in caso di malattie emato-oncologiche che richiedono inizio della chemioterapia entro 5 giorni dalla diagnosi o in pazienti oncologiche in età prepubere con malattia che preveda terapia radiante sulle ovaie». I numeri parlano di una domanda di fecondazione assistita in continua crescita: «Nel 2017, ultimo anno di dati completati per parti e nati e inviato all'ISS continua Tomei il nostro centro ha raggiunto il traguardo dei 663 cicli di tecniche di procreazione medicalmente assistita in vitro di secondo e terzo livello con fecondazione in vitro con trasferimento dell'embrione (Fivet) e fecondazione in vitro con iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (Icsi), sia con gameti ed embrioni freschi che crioconservati. Rispetto all'anno precedente si registra un aumento di più del 50% di procedure di tipo eterologo. Complessivamente i parti frutto delle tecniche di fecondazione hanno dato alla luce più di mille nati, da quando è stato istituito il centro nel 2000».
L'eterologa sta prendendo piede: «Sono stati più di 400 i cicli di eterologa eseguiti, di cui 292 con donazione di ovocita e 111 di seme. Nel 2017 i nati sono stati 27, ossia il 22% del totale di tutti gli interventi. Le gravidanze in essere non sono tutte concluse, ma posso anticipare che arriveremo a un +35% di nascite con il ricorso all'eterologa». Gli interventi di Pma a fresco eseguiti nel 2018 sono stati 328 con il 34% di gravidanze portate a termine (età media della donna 36,4 anni). La tecnica si sta affinando e i numeri sono sempre più in salita». Il 2019 è l'anno della svolta per il Dipartimento di Pma: sarà trasferito nel padiglione Meneghini, al secondo piano del presidio ospedaliero di Sacile; riceverà il riconoscimento di Struttura complessa; termineranno i lavori per realizzare la Biobanca, l'unità di servizio supertecnologica finalizzata a raccolta, processazione, conservazione e distribuzione di campioni biologici umani e di dati ad essi collegati, per procedure e diagnosi. «Con il trasferimento a Sacile continua Tomei - attiveremo sia la diagnosi preimpianto, grazie alla frequenza di corsi specifici ai quali ha partecipato la nostra embriologa Marta Cervi al fine di acquisire competenze sulla biopsia embrionaria, nonché l'acquisizione di un laser di ultima generazione e il congelamento del tessuto ovarico nelle giovani donne affette da neoplasie maligne. Da parte della dottoressa Cervi e del primario ginecologo Pirrone sono già state acquisite le competenze su espianto, processazione, congelamento e re-impianto nei laboratori all'avanguardia del professor Andersen, nell'ospedale universitario di Copenhagen».
Alessandra Betto 
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Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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