Lanciò bici sulla strada del Giro: il tunisino sarà espulso

Sabato 1 Giugno 2019
Lanciò bici sulla strada del Giro: il tunisino sarà espulso
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CONEGLIANO - Sarà presto allontanato dall'Italia il 40enne tunisino protagonista in negativo della tappa del Giro d'Italia di giovedì, che ha vissuto momenti di paura quando il nordafricano ha lanciato una bici in mezzo a viale Venezia pochi secondi prima del passaggio dei tre battistrada.
 



Tentata interruzione di pubblico servizio e tentate lesioni personali sono le accuse alla base della richiesta di immediata espulsione dall'Italia, la cui pratica è già stata avviata. L'istanza potrebbe essere corroborata dalla presunta irregolarità della permanenza del tunisino nel nostro Paese, unita ad alcuni precedenti legati al mondo della droga. Giovedì l'uomo non era comunque alterato, e alla base del suo assurdo gesto non ci sono motivi religiosi. Le indagini del Commissariato di Polizia di Conegliano, coordinate dal dirigente Massimo Olivotto, si sono avvalse delle testimonianze di Valter Meneghin e Alessandro Damo, residenti rispettivamente a Conegliano e Bocca di Strada: il primo ha liberato la strada dalla bici, dimostrando un notevole sprezzo del pericolo. Il secondo ha filmato tutto con il suo telefono. Meneghin, classe 1965, per il suo gesto riceverà un encomio dall'amministrazione di Conegliano nel consiglio comunale del 20 giugno ma ieri, seduto ai tavolini di un bar insieme al sindaco Fabio Chies e al presidente del consiglio Giovanni Bernardelli, che lo conosce da molti anni, non voleva sentirsi definire eroe, come invece molti hanno fatto.
Meneghin, che ricordi ha di quei momenti drammatici?
Ho agito d'istinto. Appena ho visto ciò che stava accadendo dall'altra parte della strada mi sono precipitato a togliere la bici, a cui era stata allentata la ruota anteriore, che infatti si è staccata.
L'atteggiamento del tunisino aveva destato sospetti prima del folle gesto?
Non mi convinceva la posizione in cui teneva la bici: tra le mani e quasi dentro la strada. Mi piace questo sport, ero abituato a fare 5mila km all'anno sul sellino, e anche oggi (ieri ndr) sono andato a vedere il passaggio del Giro sul San Boldo: lì di bici a bordo strada ce n'erano un sacco, ma tutte appoggiate ai muri».
Quando ha capito che bisognava intervenire?
È stato un attimo, mi sono detto che stavano per arrivare tre ciclisti in fuga e che bisognava fare qualcosa perché nessuno si facesse male. Ho rischiato, me ne sono reso conto. Ma alla fine è andata bene anche perché i battistrada sono riusciti a schivare la ruota rimasta sull'asfalto. L'istinto mi ha portato a fare qualcosa, penso di avere fatto solo il mio dovere. Non mi sento un eroe».
I rischi, però, sono stati grandi per molti...
Se quella bici fosse stata lanciata mentre arrivava il gruppone, secondo me il Giro 2019 sarebbe terminato a Conegliano, con tutte le critiche alla nostra città che ne sarebbero conseguite.
A testimoniare l'accaduto in commissariato, insieme a Meneghin, si è presentato anche Alessandro Damo, 45enne di Bocca di Strada che lavora alla Ferrera.
Lei era sul ciglio della strada per filmare il passaggio dei girini e si è trovato ad essere reporter di una possibile tragedia...
Ho consegnato alla Polizia il video dell'accaduto racconta dopo il passaggio delle prime moto e auto della corsa, questa persona che era a pochi metri da me ha lanciato in strada una bici e ha mandato tutti a quel paese. Poi ha tentato di scappare ma alcuni ragazzi lo hanno fermato con le maniere forti fino all'arrivo dei poliziotti. Io stesso ho avuto un diverbio con lui. Valter Meneghin è stato un eroe a rimuovere l'ostacolo: se anziché tre soli ciclisti fosse stato in arrivo il gruppo, come probabilmente il tunisino immaginava visto che non era informato sull'andamento della tappa, ci sarebbero state conseguenze gravissime.
Luca Anzanello

Ultimo aggiornamento: 14:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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