Baby gang di Venezia: «Spietati professionisti del crimine, senza autocontrollo»

Venerdì 31 Maggio 2019 di Nicola Munaro
Angelo Valerio Alesini, il leader della baby gang di Venezia
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VENEZIA - Ciò che muove ogni azione di Angelo Valerio Alesini, 19 anni a giugno, in carcere da mercoledì mattina con le accuse di furto aggravato, danneggiamento ed estorsione per essere uno dei leader della baby gang della terraferma, è «un'assoluta incapacità di autocontrollo». Che lo spinge a violare ogni regola, infischiandosene anche della legge e dei suoi paletti. Sono le pagine finali dell'ordinanza di custodia cautelare firmata del gip Maria Luisa Materia - su richiesta del pm Giorgio Gava - a tratteggiare con tinte fosche il profilo di Alesini. Uno che è accusato di aver rubato una serie di auto, di aver picchiato con il tirapugni un coetaneo, di essersi fatto selfie all'interno della scuola d'arte Guggenheim postando su Instagram il ritratto tra i monitor devastati  dei pc della scuola e la scritta beffarda «Grazie Guggenheim». Uno sui cui non hanno avuto «nessun effetto inibitorio gli interventi della polizia». Perché lui inanellava reati, anche da indagato. 
Tutti comportamenti «indice di un'inquietante professionalità - scrive il gip - nel crimine e di una assoluta indifferenza tanto verso le vittime quanto verso le istituzioni» che qualificano «in termine altamente negativi la caratura delinquenziale» di Alesini, «fondando appieno il giudizio di pericolosità sociale».
IL RITRATTOCosì Alesini - che stamattina alle 10 potrà racconterà la sua versione dei fatti durante l'interrogatorio di garanzia a Santa Maria Maggiore e che non aveva paura a farsi fotografare felice con due pistole o con la refurtiva appena rubata nel comando della Polizia Locale - non può stare in altro luogo se non in carcere, unica misura «proporzionata alla peculiare gravità dei fatti». L'obiettivo è di «limitare in maniera effettiva la sua libertà di movimento, inibendogli - si legge - di spostarsi liberamente sul territorio e commettere nuovi reati di tipo predatorio»: furti. Come i nove che gli vengono contestati assieme ad altri due maggiorenni di Mestre e a tre minorenni, due dei quali vere spalle del boss. Responsabile per la procura dell'estorsione ad un ragazzo accusato di aver fatto la spia con le forze dell'ordine. 
«Inidonea» per il quasi diciannovenne di Altobello (arrestato per furto il 18 dicembre, sottoposto all'obbligo di firma, ma denunciato per furto il 31 dicembre scorso e per lesioni l'11 dicembre) qualsiasi altra misura. Nemmeno i domiciliari con il braccialetto elettronico «la cui efficacia è rimessa alla volontà discrezionale del soggetto». Prevenzione «incongrua a fronteggiare la pericolosità dell'indagato - scrive ancora il gip - stante la manifesta insofferenza all'osservanza della legge penale» nonostante «i primi controlli» in cui era incappato. Anche perché il salto di qualità era dietro l'angolo con la richiesta di estorsione, «manifestando così una spinta delinquenziale» che, se condannato potrebbe non aprirgli la strada per la concessione della sospensione condizionale della pena, come suggerito dallo stesso giudice per le indagini preliminari.
LA DIFESA«Leggendo gli atti spero che le indagini possano fare un po' più di luce - spiega l'avvocato Giampiero Martinis, annunciando il ricorso al Riesame per la scarcerazione - Ci sono parecchie contraddizioni soprattutto sulla reiterazione del reato e sulla pericolosità sociale. Va stabilito chi ha commesso cosa per evitare che qualcuno paghi per cose che non ha fatto. Si corre il rischio che tutto venga buttato in un unico calderone: non risponderà quello che non ha fatto. Molto delle indagini si fonda sulle ricostruzione testimoniali di chi è coimputato. Le attribuzioni di responsabilità sono accostamenti di fatti e di circostanze, frutto di supposizioni investigative», conclude il legale.
GLI ALTRISempre stamattina verranno sentiti gli altri maggiorenni arrestati. Sebastiano Bonzio (avvocato Renato Alberini) verrà interrogato in tribunale: è ai domiciliari accusato, assieme a quattro minorenni del centro, della tentata rapina ai danni di un bengalese a Mestre, il 2 febbraio. Mentre Marian Laurentiu Tanase (avvocato Antonio Bondi), residente a Mogliano, verrà sentito in carcere per rogatoria dal gip di Treviso. Il diciannovenne è accusato di due pestaggi in centro a Venezia e di una rapina al Lido. 
Il primo episodio il 13 gennaio a San Polo, quando ai suoi ordini in sei avevano aggredito tre ragazzi in una calle. Pochi giorni dopo, il 19 gennaio, lui e un'altra decina di bulli avevano colpito due studenti a San Basilio, causando in uno dei due una prognosi di trenta giorni: 80 euro il bottino Il 23 marzo, poi, in tre avevano rapinato un ragazzo al Lido. Bottino, 20 euro. Ad accumunare le tre aggressioni, un tirapugni: «arma feticcio» per il pm Fabrizio Celenza con cui affermare se stessi attraverso la violenza.
Nicola Munaro
Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 14:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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