Dieci anni dopo la strage di "Falco", ora segnalano quei cavi assassini

Domenica 26 Maggio 2019
Dieci anni dopo la strage di "Falco", ora segnalano quei cavi assassini
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CORTINA D'AMPEZZO - Saranno segnalati i cavi elettrici sotto il monte Cristallo, nel punto in cui dieci anni fa cadde l'elicottero Falco,provocando la morte di tutto l'equipaggio. L'amministrazione comunale di Cortina aderisce al progetto "Insieme per sempre Vittime di Rio Gere" ideato dal comitato "Falco senza confini", presieduto dal dottor Alessandro Forti, dell'unità operativa di elisoccorso di Pieve di Cadore. Il comune ampezzano ritenendo che l'iniziativa dia un segnale positivo alla popolazione e ai famigliari delle vittime, contribuisce così alle spese per sistemare sfere colorate di segnalazione, per la prevenzione degli incidenti in volo, sui cavi della corrente della linea a media tensione che dal passo Tre Croci sale verso il Cristallo per alimentare gli impianti a fune. Fu proprio l'urto contro quei fili elettrici a causare il disastro aereo di Falco, l'elicottero del Suem 118, sabato 22 agosto 2009, con la morte di quattro persone: il tecnico di elisoccorso Stefano Da Forno, il pilota Dario De Filip, il medico anestesista Fabrizio Spaziani, il tecnico e copilota Marco Zago.
 
La questione della visibilità di quei fili innescò da subito una lunga controversia fra il Corpo nazionale soccorso alpino e la società di impianti Funivie Faloria. Ogni anno, nelle celebrazioni per ricordare quelle morti, ci sono stati interventi vibranti, per chiedere di segnalare la linea elettrica; se n'è occupata a lungo la parlamentare Rosy Bindi, sempre presente alla messa, amica di famiglia del dottor Spaziani. Lo scorso anno Rodolfo Selenati, responsabile veneto del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, disse: «Continuo a guardare questi cavi, che sono quasi invisibili: non è cambiato nulla. Eppure basterebbe così poco, sarebbe sufficiente segnalarli. Lo farei io, se potessi, a mie spese». Sugli ostacoli al volo non segnalati intervenne anche Alex Barattin, a capo della delegazione di Belluno del soccorso alpino: «Purtroppo i cavi sono ancora qua, come allora: ci vuole tanto tempo per far cambiare la mentalità. Quei fili sono indicati sulle mappe, ma non sono segnalati sul posto». L'assessore regionale alla protezione civile Giampaolo Bottacin, che era presidente della Provincia di Belluno all'epoca del disastro di Falco, aggiunse: «Noi in Regione Veneto abbiamo varato una legge regionale, abbiamo però delle difficoltà, perché serve una norma statale, per la quale si sta attivando il Cnsas bellunese». Ora arriva questa iniziativa del comitato Falco senza confini, che ha ricevuto un preventivo di spesa di 18mila euro dalla società Eliabruzzo srl. L'amministrazione ampezzana contribuisce con mille euro.
Marco Dibona
Ultimo aggiornamento: 14:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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