Infortunio mortale alla 3B, chiesto il processo per il responsabile della sicurezza

Venerdì 24 Maggio 2019
Infortunio mortale alla 3B, chiesto il processo per il responsabile della sicurezza
SALGAREDA (TREVISO) - Troppo facile “neutralizzazione” dei dispositivi di sicurezza per accedere alle zone pericolose della fabbrica, senza altre misure di protezione; attrezzature di lavoro non aggiornate agli standard minimi di sicurezza, in particolare sui sistemi di “interblocco”. Sono queste le gravi e fatali violazioni che, secondo la Procura di Treviso, il 27 agosto del 2018 hanno determinato l’ennesima morte bianca, quella diShpejtim Gashi, alla “3B” di Salgareda, grossa realtà industriale trevigiana che produce pannelli in legno per l’arredamento e che conta oltre 500 dipendenti.

A conclusione delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero titolare del procedimento penale per omicidio colposo, Francesca Torri, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ingegner A. P., 50 anni di San Donà di Piave, in qualità di delegato in materia di salute e sicurezza dal datore di lavoro, iscritto fin da subito nel registro degli indagati, e il Gip, Gianluigi Zulian, ha fissato l’udienza preliminare in camera di consiglio per il 3 ottobre 2019, alle 9, in Tribunale a Treviso. I familiari della vittima, che ha lasciato nella disperazione la moglie, tre figli minori, tre sorelle e un fratello, che peraltro lavora nella stessa fabbrica e che lo ha visto morire sotto i suoi occhi, si aspettano verità e giustizia: per essere seguiti e assistiti, si sono affidati all’avvocato Andrea Piccoli, del Foro di Treviso, e, attraverso il consulente personale Diego Tiso, a Studio 3A.

La tragedia sul lavoro - la tredicesima dell’anno in provincia - all’epoca ha scosso tutta la Marca, anche perché Gashi, originario del Kosovo ma in Italia da 25 anni, dov’era ben inserito, non era un lavoratore inesperto, tutt’altro: era un operaio specializzato con la qualifica di capo-macchina ed era impiegato da quasi un ventennio alla 3B. E infatti, per rivolvere un’anomalia in una delle linee di imballaggio dei pannelli, che era andata in blocco, è toccato a lui intervenire: è entrato all’interno dell’area pericolosa, ma qualcosa non ha funzionato e l’operaio è rimasto schiacciato con il capo tra la pinza di prelievo posta all’estremità del braccio del robot Kuka 1 e la rulliera di alimentazione dei fogli di cartone, riportando lo sfondamento della scatola cranica.
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