Il tunisino espulso in lacrime: «Voglio stare qui, ormai l'Islam non lo pratico»

Mercoledì 22 Maggio 2019 di Alberto Beltrame
Yahia mansour
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BREDA DI PIAVE - Il taglio alla moda, le felpe col cappuccio e gli occhiali scuri che tanti giovani amano indossare, raccontano solo una parte di Yahia Mansour. Nel suo profilo Facebook appaiono video e immagini di uccisioni, pagine del Corano, combattenti islamici che imbracciano fucili o coltelli e commenti di adesione all'ideologia del jihad. Una doppia identità costata l'espulsione dall'Italia al 19enne tunisino residente a Breda di Piave: domenica pomeriggio, sbarcato da un aereo in arrivo da Tunisi al Marco Polo di Tessera, si è visto notificare un provvedimento di allontanamento per motivi di sicurezza dello Stato e di prevenzione del terrorismo firmato dal Ministro dell'Interno Matteo Salvini. Una decisione seguita all'attività investigativa della Digos di Treviso, guidata dal dirigente Alessandro Tolloso, che da circa un anno ha tenuto sotto controllo le attività sui social del 19enne. 
Secondo la polizia, avrebbe condotto attività di proselitismo sul web entrando anche in contatto con soggetti noti dell'estremismo islamico.
L'ATTIVITA' SUI SOCIAL Mansour era arrivato in Italia per la prima volta a nel 2012. A Breda abitano il padre Ali Ben, che vive con una pensione d'invalidità in una casa Ater, e il fratello Abderahmane, che è nato a Treviso e ha la cittadinanza italiana. Yahiah a frequentato le scuole medie in paese, ma i contatti con la Tunisia, dove tornava di frequente, anche per fare visita alla madre rientrata in patria, sono rimasti costanti. Sia lui che i familiari sono stati tenuti a lungo sott'occhio dagli investigatori della Digos, ma è sul 19enne che si sono concentrati nell'ultimo periodo. Nel suo profilo Facebook, si definisce commander delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas. E ha postato diversi commenti contro gli israeliani, definiti terroristi, oltre a video e documentari che inneggiano ad Hamas: «O Dio, dacci lo Jihad per te» ha scritto in diverse occasioni nei commenti. Secondo gli investigatori, in alcune di queste frasi, il giovane ha «manifestato il desiderio di sacrificarsi in nome di Dio e della moschea di Gerusalemme, rivolgendo le sue preghiere ad Allah per poter immolarsi nella Guerra Santa».
IN LACRIME «Quando mi hanno detto che non potevo tornare a casa mi sono messo a piangere - racconta scosso Yahia Mansour, raggiunto al telefono a Sfax, in Tunisia -. Io non sono un integralista, ormai l'Islam non lo pratico più. Quelle frasi le ho scritte quando ero bambino, prima di venire in Italia. Le scrivevo perchè vedevo le immagini dei palestinesi uccisi, nient'altro. E non ho mai fatto proselitismo. Ho pure degli amici israeliani, con i quali ho lavorato al mercato di Grado. Ora sono disperato. La mia vita è in Italia: ero tornato in Tunisia solo per completare un corso di saldatore. Appena tornato sarei andato a lavorare con mio fratello».


    

Ultimo aggiornamento: 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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