Autostrade, sotto inchiesta i parapetti dei viadotti bellunesi dell'A27

Martedì 21 Maggio 2019 di Angela Pederiva
Autostrade, sotto inchiesta i parapetti dei viadotti bellunesi dell'A27
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Si allunga fino al Veneto l'inchiesta condotta in Campania sui viadotti autostradali. Nell'ambito del secondo filone, scaturito dalla prima indagine sulla tragedia dell'Acqualonga lungo l'A16 (in cui il 28 luglio 2013 morirono 40 passeggeri di una corriera precipitata nella scarpata), la Procura di Avellino ha notificato alla società Autostrade per l'Italia una «richiesta di esibizione e consegna documentazione» in relazione alle barriere laterali di due ponti dell'A27: si tratta di quelli di Rio Salere e Ponte nelle Alpi, situati nell'omonimo Comune bellunese, ora oggetto di approfondimenti per verificare l'adeguatezza degli ancoraggi dei new jersey. Ma in una nota la concessionaria, parte del gruppo Atlantia e dunque controllata dalla famiglia Benetton, ribadisce «la piena sicurezza e la totale regolarità» dell'infrastruttura.
IL SEQUESTRO Per quanto riguarda il versante irpino, nelle scorse settimane il giudice per le indagini preliminari Fabrizio Ciccone ha accolto l'istanza del procuratore Rosario Cantelmo e del sostituto Cecilia Annecchini, disponendo il sequestro preventivo (senza però limitazioni alla viabilità) dei parapetti posti lungo la Napoli-Canosa tra gli svincoli di Candela e Benevento. Il gip ha ritenuto al momento fondato il rischio che siano state installate costruzioni «non idonee ad assolvere alla loro funzione tipica di minimizzare il danno dei veicoli», con il «concreto pericolo che il perdurare della circolazione sui viadotti in questione possa protrarre una situazione di scarsa sicurezza stradale». I riscontri e le testimonianze raccolti durante questa attività hanno indotto gli inquirenti ad accertare se la stessa ipotesi valga pure per la Venezia-Belluno ed in particolare per i manufatti bellunesi di Rio Salere e Ponte nelle Alpi, oggetto fra 2014 e 2015 di un intervento di manutenzione, deciso proprio in seguito alla sciagura del pullman e consistito nella sostituzione delle staffe Liebig con un sistema a barre filettate, ritenute meno predisposte all'usura e al degrado.
IL PAREREAll'inizio del 2019 il Consiglio superiore dei lavori pubblici, cioè il massimo organo consultivo del ministero delle Infrastrutture, ha emesso un parere interlocutorio di fronte alla domanda di compatibilità avanzata da Autostrade, evidenziando la necessità di ottenere maggiore documentazione tecnica e in particolare i risultati dei crash test. Questi ultimi sono stati trasmessi a febbraio, con esito ritenuto positivo dalla società, anche se il responso emesso dall'autorità l'11 aprile non le è stato ancora inviato, tanto che la settimana scorsa è stata formulata una richiesta di accesso agli atti. Resta però da sciogliere un dirimente nodo tecnico, riguardante l'elasticità delle barriere, per capire se davvero siano troppo rigide nell'assorbire l'urto di un veicolo in caso di schianto.
DOMANDE E RISPOSTE Paolo Vendramini, sindaco uscente e ricandidato di Ponte nelle Alpi, attende risposte alle domande inevitabilmente suscitate nell'opinione pubblica dalla notizia dell'inchiesta: «Dopo la tempesta Vaia siamo intervenuti in sopralluogo su tutti i ponti di competenza comunale, per cui ci aspettiamo che la magistratura e la concessionaria facciano altrettanto per quanto spetta loro lungo l'A27». Autostrade, oltre a precisare che le iniziative adottate sulle strutture «sono state finalizzate per migliorarne la durabilità, a parità di prestazioni», sottolinea in un comunicato: «Gli interventi sono stati realizzati dalle locali Direzioni di tronco di Aspi, nell'ambito delle proprie prerogative e a seguito di uno studio approfondito, commissionato a un pool di esperti accademici del settore. Tale configurazione ha superato i crash test, che hanno confermato il massimo standard di contenimento delle barriere, ed è stata omologata ai sensi della normativa europea (con certificazione CE delle barriere), al pari dei materiali di fissaggio utilizzati». Non più resina, bensì malta cementizia, che secondo la società «garantisce un'efficacia analoga o superiore» senza «differenza di costo», definito peraltro «assolutamente marginale» rispetto all'intervento complessivo. 
 
Ultimo aggiornamento: 11:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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