La governatrice umbra Catiuscia Marini: «Lascio quando voglio dal Pd troppi sbagli»

Lunedì 20 Maggio 2019 di Simone Canettieri
La governatrice umbra Catiuscia Marini: «Lascio quando voglio dal Pd troppi sbagli»
Innanzitutto, come si sente presidente Catiuscia Marini?
«Sono tornata a casa dopo il ricovero di una notte in ospedale, ma non ancora bene. La tensione di questi giorni l'ho sentita troppo, devo riguardarmi e fare accertamenti».
Tensione e pressione. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti le intima di dimettersi. Quando lo farà?
«Il medico mi ha prescritto cinque giorni di riposo».
Vuole arrivare a dopo le Europee?
«Vedremo, questo non l'ho deciso. Prima voglio sentire la mia maggioranza».
Ancora?
«Sì, ci sono atti formali e politici. Siamo un'istituzione, io sono stata eletta dai cittadini».
Sabato c'è stato un cortocircuito. Lei in aula ha respinto le dimissioni che aveva annunciato. Bizzarro, non crede?
«No, e perché?».
Ma come: prima dice una cosa poi ne fa un'altra?
«Non era un voto di fiducia. Ho sempre votato in Aula tutti gli atti, anche quelli che mi riguardano in prima persona».
È irrituale.
«Sono altre le cose irrituali».
Tipo?
«Sto facendo da capro espiatorio per tutta l'Umbria in chiave Europee».
Lei è indagata per l'inchiesta sulla sanità umbra e aveva annunciato che si sarebbe dimessa. È stata comunque una sua scelta, no?
«Ma lo sa che da codice etico del Pd non sarei nemmeno obbligata a lasciare?».
Allora, è vero che ci ha ripensato?
«No, cito solo le nostre regole interne. Ho ricevuto pressioni».
L'altra volta accusò la deriva giustizialista e filo-grillina del Pd.
«Certo, ma potrò tutelare il lavoro che ho fatto in questi anni e l'autorevolezza delle istituzioni che rappresento?».
Zingaretti è inferocito.
«Non lo sento dal 2 maggio: lo trova normale? Il commissario che ha nominato, Walter Verini, l'ho visto il 17 aprile e poi basta. E non ha mai convocato gli organismi. Bisognava scegliere una figura fuori dalle dinamiche umbre per gestire il caso».
Vista da fuori sembra che lei non voglia dimettersi.
«Io tutelo l'autonomia del mio ente e ci sono dei passaggi politici e istituzionali di cui voglio e devo tener conto».
Insomma, non è finita qui?
«Lo sarà, quando starò meglio».
Ecco il titolo: Marini, mi dimetto quando voglio. Le piace?
Ride «Al di là di questo, il problema è che su di me si sono giocate dinamiche congressuali in vista del voto. Possibile che in questi giorni tanti big del mio partito mi abbiano chiamato e Zingaretti mai?».
E se dovesse chiamarla?
«Gli risponderei. Forse Nicola è stato consigliato male, non so più cosa pensare».
Forse anche i suoi l'hanno consigliata male, non trova?
«Ma santo cielo, ma perché nessuno si interroga sul voto di sabato scorso?».
Ha vinto l' istinto primordiale alla poltrona?
«Macché. C'è stato solo un voto chiaro in maggioranza. E poi sono al secondo mandato e non mi candiderò più».
Domenica voterà Pd?
«Sì, sono una convinta europeista: lo dice la mia storia».
E voterà da governatrice?
«Non ho ancora deciso. Vediamo».

 
Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 12:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA