Mose, niente sconti: la Procura chiede conferme per tutti gli imputati

Mercoledì 15 Maggio 2019 di Gianluca Amadori
Mose, niente sconti: la Procura chiede conferme per tutti gli imputati
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«Non ci sono spazi per assoluzioni al processo per lo scandalo Mose». Ieri, in apertura del processo d'appello, il sostituto procuratore generale Alessandro Severi ha concluso la sua requisitoria chiedendo la conferma quasi integrale della sentenza emessa nel settembre del 2017 dal Tribunale di Venezia, sollecitando solo qualche parziale modifica dovuta alla morte dell'ex ministro alle Infrastrutture, Altero Matteoli e ad ulteriori prescrizioni per il troppo tempo trascorso, in aggiunta ai reati già dichiarati prescritti in primo grado.
Il rappresentante della pubblica accusa ha sostenuto che sono credibili e riscontrate le confessioni rese dall'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, e dagli altri soggetti che hanno collaborato con la Procura, tutti usciti dall'inchiesta con il patteggiamento. E sono quindi da respingere le numerose eccezioni sollevate dalla difesa negli argomentati ricorsi presentati per chiedere l'assoluzione di tutti: dalla competenza territoriale alla correttezza della perizia che ha stabilito l'incapacità di Mazzacurati di poter deporre al processo a causa di una malattia degenerativa, non possibile da prevedere al momento dell'arresto.
L'EX MINISTRO
Il pg ha dichiarato che il decesso di Matteoli, intervenuto alla fine del 2017, prima del deposito delle motivazioni della sentenza, non consente di entrare nel merito delle accuse di corruzione contestate, per le quali il politico di An era stato condannato a 4 anni di reclusione: di conseguenza la Corte d'appello di Venezia è stata invitata a dichiarare il non doversi procedere per morte dell'imputato, nonostante il suo difensore si stia battendo per un riabilitazione post mortem che ha ben pochi appigli giuridici per essere accolta. In ogni caso, il decesso fa cadere la condanna al risarcimento danni milionario stabilito in primo grado. La pubblica accusa ha invece chiesto la conferma della condanna per corruzione a 4 anni di reclusione (e al risarcimento milionario), per l'amico e coimputato di Matteoli, l'imprenditore romano Erasmo Cinque, che fu imposto dall'allora ministro a Mazzacurati per i lavori di disinquinamento di Porto Marghera, affidati al Cvn (invece che messi a gara pubblica) proprio in cambio della presenza dell'azienda di Cinque, la Scostramo, che avrebbe guadagnato 50 milioni di euro senza fare nulla. Secondo il pg, l'imprenditore romano meriterebbe una pena più severa, ma nessuno ha impugnato la concessione delle attenuanti generiche.
L'EX SINDACO
Già passata in giudicato l'assoluzione per il finanziamento elettorale in bianco ricevuto nel 2010 dal Cvn, il processo d'appello per l'ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, riguarda soltanto il finanziamento di 250 mila euro che l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, sostiene di avergli versato in nero: la Procura generale ha chiesto la conferma della sentenza di prescrizione emessa dal Tribunale, sostenendo che la norma sul finanziamento pubblico ai partiti è applicabile anche ai sindaci, in quanto candidati al consiglio comunale. «Non c'è alcuno spazio per un'assoluzione», ha dichiarato il pg Severi, ribattendo alla richiesta di assoluzione piena della difesa, secondo la quale Orsoni non ha commesso alcun reato.
GLI ALTRI
Quanto all'ex presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva, accusata di corruzione per essere stata al soldo di Mazzacurati, il pg ha sostenuto che vi è «evidenza delle condotte contestate», ma deve essere confermata la prescrizione già dichiarata in primo grado. La prescrizione è stata sollecitata anche per l'imprenditore veneziano Nicola Falconi, la cui condanna di primo grado per corruzione (2 anni e 2 mesi) si è prescritta lo scorso aprile. Parziale prescrizione, infine, è stata chiesta per gli episodi più datati tra quelli contestati all'avvocato romano Corrado Crialese (accusato di millantato credito) per il quale l'accusa ha proposto una riduzione di tre mesi (pena finale un anno e sette mesi).
RISARCIMENTI
Presidenza del Consiglio dei ministri, ministero delle Infrastrutture, Regione Veneto, Città Metropolitana e Comune di Venezia e Consorzio Venezia Nuova hanno arringato per ottenere la conferma dei risarcimenti disposti dal Tribunale: 4 milioni di provvisionali e la confisca di oltre 19 milioni di euro. La Corte, presieduta da Carlo Citterio, ha rinviato l'udienza all'11 giugno per ascoltare le arringhe dei difensori di Piva, Falconi e Cinque, i quali si batteranno per una piena assoluzione. Quindi, se resterà tempo sufficiente, in serata la sentenza.
Gianluca Amadori
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Ultimo aggiornamento: 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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