Statali, il ministro Bongiorno: «Fermerò le migrazioni dei dipendenti pubblici»

Martedì 14 Maggio 2019 di Andrea Bassi
Statali, il ministro Bongiorno: «Fermerò le migrazioni dei dipendenti pubblici»
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Ministro della Funzione pubblica Giulia Bongiorno, dopo anni di blocco del turn over, ora lo Stato si dice pronto ad assumere. O almeno, queste sono le aspettative.
«Prima - dice il ministro - una premessa».

Che premessa?
«Se avessi voluto guardare solo ai consensi, sarebbe stato per me più semplice e conveniente annunciare dei tagli alla pubblica amministrazione che purtroppo, come è noto, non gode di grandi simpatie».

E invece?
«Invece sono convinta che non si può curare tagliando qualcosa che non funziona bene».

Quindi assumerete?
«È una decisione che abbiamo preso a monte, con la legge di Bilancio, sbloccando finalmente il turn over che dal già 2019 è al 100%».

Rinviando le assunzioni a novembre?
«Un’obiezione fuorviante. Anzitutto, le assunzioni previste a decorrere da novembre riguardano solo poco più di 20 mila persone delle amministrazioni centrali. Tutti sanno che nell’amministrazione centrale le assunzioni vengono fatte a fine anno. Mentre parliamo, le altre amministrazioni hanno già la possibilità di assumere (130 mila persone) in ragione dei restanti “cessati” nel 2018, cioè di quanti hanno lasciato il lavoro lo scorso anno e che possono essere sostituiti».

Chi però va in pensione con Quota 100 potrà essere assunto solo dal prossimo anno.
«Prevediamo che per tutto il 2019 lasceranno con Quota 100 circa 100 mila dipendenti pubblici, ai quali vanno aggiunti i 150 mila che anche nel 2019 usciranno con la Fornero. Se li sommiamo, siamo a 250 mila. Molti potranno essere sostituiti già nel 2019. Ma solo quelli delle amministrazioni centrali potranno essere assunti nel 2020. È una svolta epocale, sono più di dieci anni che il turn over è bloccato. Senza considerare che nella legge di stabilità sono stanziati 130 milioni per quest’anno, 320 per il 2020 e 420 per il 2021, per assunzioni straordinarie». 

Concretamente queste assunzioni quando arriveranno?
«Gli enti locali sono già autorizzati ad assumere. Da qui ad agosto partiranno concorsi per circa 5 mila posti: nella Giustizia, nei Beni Culturali, all’Ispettorato del Lavoro, alla Cooperazione e Sviluppo, all’Inps e anche al Lavoro e alle Infrastrutture».

Qualcuno ha polemizzato sul fatto che per le assunzioni userete anche le graduatorie degli idonei di vecchi concorsi?
«Critiche ingenerose. Sono il solo ministro della Pa ad aver fatto una scelta impopolare tagliando vecchie graduatorie e lasciando in piedi solo le ultime».

Torniamo ai concorsi, in Parlamento c’è un suo provvedimento che li riforma?
«Ho in mente un modello di concorso che stiamo già sperimentando».

Che modello?
«Quello territoriale, che sto sperimentando con la Regione Campania: blocca il fenomeno della migrazione dei dipendenti pubblici».

I ragazzi meridionali che vanno al Nord e poi chiedono di essere trasferiti a casa?
«Un fenomeno che svuota le sedi pubbliche del Nord».

Come intende fermare questa tendenza?
«Il concorso viene fatto su base territoriale. La Regione Campania, con l’aiuto del Dipartimento e del Formez, opera una ricognizione dei posti di tutti gli enti del territorio. Quindi, il concorso viene bandito per i posti disponibili e solo per il territorio campano. Chi vince sa già che starà in Campania e non potrà chiedere di essere trasferito».

Il modello sarà questo?
«Ne ho già parlato con l’Anci. Voglio incentivarlo».

Nel decreto Concretezza sono indicate delle priorità nei reclutamenti della Pa. Varranno per i prossimi concorsi?
«Non appena sarà legge, farò un regolamento che indicherà come scegliere le professionalità per migliorare il lavoro, i servizi e le selezioni, che saranno diverse a seconda della figura professionale in questione. Le prove saranno strutturate per accertare le competenze dei candidati e non solo per verificare le nozioni di cui sono in possesso. Tutti dovranno avere competenze digitali e un numero consistente dovrà lavorare specificamente sul digitale, ma anche per la semplificazione o l’utilizzo dei fondi strutturali».

Quando entrerà in vigore il decreto Concretezza?
«È stato licenziato in Commissione, deve andare in Aula al Senato. Questione di poco».

Le assunzioni basteranno a svecchiare la Pa italiana, che ha un’età media ormai superiore a cinquant’anni?
«Stiamo lavorando su questo e anche su altro».

Esattamente su cosa?
«Uno dei problemi è l’età media d’ingresso nelle amministrazioni. Con l’Istruzione vogliamo favorire l’istituzione di corsi di laurea che diano un accesso immediato e diretto ai concorsi pubblici, in modo da offrire prospettive ai ragazzi e favorire ingressi il prima possibile».

Una delle incompiute della scorsa legislatura è la riforma della dirigenza. Lei ha presentato una delega sul tema. Come intende agire?
«Il punto più rivoluzionario è che ci saranno dei soggetti esterni che aiuteranno la dirigenza a fissare gli obiettivi e che poi faranno le valutazioni».

Che tipo di soggetti esterni?
«Società specializzate, come già accade nel privato».

Dunque non solo per la valutazione ma anche per stabilire gli obiettivi?
«Sì, questo compito non può essere lasciato solo ai dirigenti».

Senta, sul rinnovo del contratto il premier Conte ha preso l’iniziativa accordandosi con i sindacati della scuola per aumentare le risorse. E gli altri dipendenti pubblici?
«Si discuterà tutto nella prossima manovra, anche per la scuola. Ma voglio sottolineare che, se si guarda a quanto ha stanziato questo governo in confronto al precedente, come prime somme del triennio direi che non c’è paragone. Visto il punto di partenza, sarei ottimista».

Significa che si andrà oltre gli 85 euro medi di aumento del governo Renzi?
«Non faccio numeri, non cerco annunci a effetto. Dico solo che il punto di partenza è positivo».

Cambiamo argomento. A che punto è la riforma del processo penale?
«Non vedo l’ora che arrivi. Non ho ancora ricevuto il testo del ministro Bonafede».

Intanto è nato un intergruppo parlamentare per la separazione delle carriere.
«So che alcuni parlamentari leghisti hanno aderito. La Lega è favorevole alla separazione, valorizzare l’indipendenza dei giudici è importante».

La riforma del processo e l’accelerazione dei tempi della giustizia deve entrare in vigore prima del blocco della prescrizione?
«Su ciò non arretriamo di un millimetro.

L’accordo era chiaro e, dal momento che c’ero, lo ricordo perfettamente».

Ultimo aggiornamento: 14:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA