Ricatti hard e truffe on line alle aziende. La Polizia Postale recupera un milione

Domenica 12 Maggio 2019 di Monica Andolfatto
Si moltiplicano le segnalazioni di raggiri informatici attraverso messaggi di posta elettronica
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Un milione di euro recuperato nei primi quattro mesi dell’anno dagli 007 della Polizia postale del Compartimento del Veneto. Soldi truffati on line alle aziende da organizzazioni criminali che hanno fatto di questa pratica l’oggetto sociale della propria attività. Nessun investimento, rischio calcolato, estrema padronanza delle tecniche che “bucano” i sistemi di sicurezza della trasmissione delle email.  
Sistemi fraudolenti talmente affinati da essere indicati con precise definizioni in lingua inglese come Man in the middle a sottolineare l’intrusione di un terzo incomodo nelle transazioni commerciali fra l’impresa che vende e l’impresa che acquista, vincolate da rapporti commerciali pattuiti tramite scambio di posta elettronica. Il meccanismo tanto sofisticato quanto semplice: l’hacker infatti è in grado di leggere e quindi di modificare a proprio vantaggio i messaggi, sostituendosi all’azienda creditrice, fornendo coordinate bancarie proprie su cui effettuare il pagamento in questione che va sempre a buon fine. La scoperta che si è stati ingannati arriva nel momento in cui cominciano ad arrivare i solleciti per il saldo di una fattura che invece alla contabilità risulta già evasa. Nessuno sulla carta è immune da questi webraggiri: piccole imprese artigiane, amministrazione pubbliche, grandi realtà produttive. Gli investigatori della Postale hanno intercettato transazioni da 300mila come da 5mila euro, in certi casi salvando l’operatività commerciale e la stessa continuità aziendale. La raccomandazione che fanno è di “addestrare” il personale addetto ai pagamenti mettendolo in guardia da questi raggiri e cercando sempre di dare riscontro telefonico alla trasmissione delle mail. Consigli utili sul sito www.commissariatodips.it
RICATTI HARD Ma i pirati della Rete abbordano anche i singoli, arrivando a veri e propri ricatti. E il veneziano non è immune a giudicare dal numero di denunce presentante al giorno. «Di fatto il picco c’è sempre - spiega Michele Fioretto, vice dirigente compartimentale - solo che di recente si sta facendo strada una nuova modalità. La mail che ti arriva con la richiesta di soldi in bitcoin ha mittente e destinatario apparentemente con lo stesso indirizzo. Un elemento che corrobora la convinzione che il proprio sistema informatico, con l’acquisizione di tutti i dati, sia effettivamente avvenuta». Così si cede all’estorsione affinché non venga diffuso on line, come è successo, il video registrato attraverso la webcam del pc della vittima designata mentre compie atti di autoerotismo mentre guarda filmati pornografici. Il consiglio resta lo stesso: quello di non pagare e di rivolgersi alla polizia.
Ultimo aggiornamento: 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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